“Choose Europe”, l’Ue risponde agli Usa sul sostegno alle università

Von der Leyen ha sottolineato i rischi che la ricerca scientifica sta affrontando a livello globale
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Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (Firas Abdullah/Ipa)
Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (Firas Abdullah/Ipa)

L’Europa chiama a sé i talenti della ricerca scientifica di tutto il mondo (ma soprattutto degli Stati Uniti). Dalla prestigiosa università Sorbona di Parigi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ufficialmente lanciato l’iniziativa “Choose Europe“, un piano volto ad attrarre scienziati e accademici, garantendo loro un ambiente di studio libero e aperto.

Un riferimento, seppur non esplicito, è sembrato essere stato rivolto proprio agli Usa. Von der Leyen, infatti, ha sottolineato i rischi che la ricerca scientifica sta affrontando a livello globale: “L’investimento nella ricerca fondamentale è messo in dubbio. Che errore colossale!”. Il commento riguarda le recenti politiche restrittive della nuova amministrazione americana che minacciano severi tagli ai finanziamenti per università e istituti scientifici.

L’offensiva della nuova Amministrazione Trump nei confronti degli atenei della Ivy League ha provocato una corsa globale per attrarre talenti in fuga dagli Usa: in Francia il Cnrs (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) ha lanciato recentemente un programma volto ad attrarre nel Paese ricercatori dagli Usa, come ha fatto l’Australian Academy of Science e come farà l’Italia.

Cosa accade alle università americane?

Le parole della von der Leyen arrivano in risposta alla crescente crisi nelle università di ricerca americane, colpite da misure governative che minano la loro autonomia. Studenti internazionali vedono i loro visti cancellati, professori devono prepararsi ad arresti, e fondi di ricerca federali vengono revocati su larga scala. Le materie umanistiche sono particolarmente colpite, con la cancellazione di oltre mille progetti esistenti.

Il governo esercita pressioni dirette sulle università, chiedendo modifiche nei criteri di assunzione e nei programmi di studio, con l’obiettivo presunto di inserire ideologi pro Maga (Make America Great Again) nel corpo docente. Columbia University ha ceduto alle richieste ma si è trovata di fronte a pretese ancora più estreme, mentre Harvard ha intrapreso una battaglia legale. Anche le università pubbliche come Madison e Berkeley sono sotto indagine. L’obiettivo sembra quello di indebolire l’università stessa, considerata troppo liberal e cosmopolita.

La risposta europea: l’Impegno italiano

L’Italia, rappresentata dall’ambasciatrice a Parigi, Emanuela D’Alessandro, concorda sull’attrarre talenti e finanziare la ricerca. In coordinamento con il ministero dell’Università e della Ricerca guidato da Anna Maria Bernini, esprimerà la posizione del nostro Paese, per il quale la libertà della ricerca è un principio irrinunciabile e fondamento imprescindibile di ogni avanzamento scientifico e culturale.

Sul tema specifico della Conferenza, fanno sapere fonti dell’ambasciata, verrà evidenziato che il nostro Paese è già attivamente impegnato nel favorire non solo il rientro dei talenti italiani attualmente coinvolti in progetti di ricerca all’estero, ma anche nell’aumentare l’attrattività del Paese nei confronti di ricercatori stranieri. Oltre ai generosi incentivi fiscali in vigore da tempo per chi sceglie di tornare o trasferirsi in Italia e l’implementazione di un sistema di infrastrutture di ricerca all’avanguardia, è stato recentemente aperto un bando da 50 milioni di euro, destinato a ricercatori attualmente all’estero che hanno ottenuto uno Starting Grant o un Consolidator Grant dell’European Research Council (Erc).

L’avviso prevede, per ciascun progetto, un contributo massimo di un milione di euro e una durata fino a 36 mesi. È riservato ai vincitori degli Erc Starting Grants e Consolidator Grants, programmi finanziati dallo European Research Council e rivolti a ricercatori eccellenti di ogni età e nazionalità interessati a condurre ricerche di frontiera negli Stati membri dell’Ue o nei Paesi associati.

Come richiesto dalla commissaria europea Ekaterina Zaharieva, l’Italia sta fornendo alla Commissione europea l’insieme delle misure nazionali adottate per attrarre scienziati e ricercatori da ogni parte del mondo.

In questa direzione, l’Italia considera il Consiglio competitività e ricerca, in programma il 23 maggio a Bruxelles, l’occasione ideale e il formato istituzionale più appropriato per un confronto efficace tra Stati membri e per definire insieme, e non solo in ottica prevalentemente nazionale, politiche comuni concrete, sostenibili e lungimiranti.

Macron: “No divieti alla ricerca”

È un ”diktat di governo” quello che arriva dal presidente americano Donald Trump a proposito della ricerca scientifica. Ma ”non ci dovrebbero essere divieti nella ricerca e sulla scienza libera”. A dichiararlo è il presidente francese Emmanuel Macron, tra i maggiori sostenitori di ‘Choose Europe’.

Riferendosi agli Strati Uniti, Macron ha affermato che “nessuno avrebbe potuto immaginare che questa grande democrazia del mondo, il cui modello economico si basa così fortemente sulla scienza libera”, “avrebbe commesso un simile errore”.

Cento milioni di euro ”supplementari” per attrarre ricercatori stranieri in Francia: questa è la sua risposta. In primo luogo, americani dopo i tagli annunciati dall’Amministrazione Trump per la ricerca scientifica: ”Di fronte alle minacce” serve che ”l’Europa debba diventare un rifugio” per i ricercatori, ha concluso il presidente francese.

Notevole il commento di Yann LeCun, vincitore del Turing Prize nel 2018, capo della ricerca sull’intelligenza artificiale di Meta e una delle menti più ascoltate nel suo campo, appena è stato lanciato il programma: “excellente initiative”, ha scritto su LinkedIn. Il suo datore di lavoro Mark Zuckerberg (ma LeCun si considera un accademico molto libero nelle sue scelte anche se lavora per un gigante della Silicon Valley) si era schierato apertamente contro le politiche (sanzionatorie) europee e al fianco di Donald Trump, e le ultime versioni di Llama, il modello open-source di Meta, non sono disponibili in Europa per ragioni regolatorie.