Qualora ce ne fosse bisogno è arrivata anche la dichiarazione pubblica dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell: per le relazioni tra Unione europea e Stati Uniti “ci sarà sicuramente una grande differenza”, a secondo da chi vincerà le presidenziali americane di novembre.
Il dietrofront di Joe Biden ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai membri e ai sostenitori del partito democratico, ma in Europa il passaggio dello scettro a Kamala Harris sembra accrescere la paura per la vittoria di Donald Trump. “Abbiamo lavorato molto bene con Biden, ma se decide di ritirarsi perché pensa che un altro candidato possa avere più forza per far vincere il Partito Democratico, noi lo rispettiamo”, ha risposto (in italiano) Borrell a una domanda della stampa.
Tra i tanti motivi di preoccupazione per la candidatura di Harris, la pessima gestione del dossier migranti affidato alla vicepresidente Usa detiene il peso maggiore.
Ieri i ministri degli Esteri dell’Ue si sono ritrovati a Bruxelles per discutere delle future relazioni con gli Stati Uniti e di come potrebbero cambiare dal prossimo novembre.
Le guerre, l’Ue e Trump
I temi principali dell’incontro tra i ministri Ue sono stati il sostegno all’Ucraina e la crisi in Medio Oriente. Due scenari su cui, in caso di vittoria elettorale, Donald Trump ha già dimostrato di voler stravolgere le posizioni dell’asse transatlantico. Il suo vice J.D. Vance a inizio anno è stato laconico sulla guerra in Ucraina: “Siamo riusciti a chiarire abbastanza bene all’Europa e al resto del mondo che l’America non può firmare assegni in bianco indefinitamente”. Proprio il senatore dell’Ohio ha avuto un ruolo centrale nel tentativo di bloccare il disegno di legge sugli aiuti all’Ucraina in Senato. Im quella occasione, il tentativo repubblicano non è andato a buon fine, ma tra quattro mesi la situazione potrebbe cambiare radicalmente.
I commenti dei ministri
La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock fa da eco alle parole di Borrell: “Ho grande rispetto per la scelta del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di anteporre gli interessi del suo Paese ai propri”. Berlino sembra una delle cancellerie più preoccupate da un eventuale ritorno di Trump alla Casa bianca, tanto che, secondo il Financial Times, Baerbock avrebbe costituito un ‘gruppo di crisi’ informale per prepararsi allo scenario peggiore dopo 5 novembre.
Si distaccano da questa narrazione Francia e Italia. Il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné ha detto che “non cambierà niente”. “Siamo convinti che chiunque sarà il presidente, l’Italia rimarrà un interlocutore privilegiato”, ha dichiarato il vicepremier e ministro degli esteri nostrano Antonio Tajani. Secondo il leader di Forza Italia “non tocca a noi interferire con la campagna elettorale“, ma “rispettare le scelte che faranno gli americani”.
Il commento spagnolo esalta la scelta di Biden che si è fatto da parte per il bene del Paese. Il ministro degli Esteri iberico José Manuel Albares Bueno ha espresso “affetto” nei confronti del presidente uscente che ha preso una “decisione difficile” sintomo di “profondità di sguardo e senso dello Stato”. Anche il primo ministro Sanchez, da Madrid, aveva già comunicato “ammirazione e riconoscimento” nei confronti di Joe Biden in una nota pubblicata su X. Il premier socialista spagnolo ha ricordato la forza del presidente americano che con la sua “determinazione e leadership” ha permesso agli Stati Uniti di “superare la crisi economica seguita alla pandemia e al grave assalto al Campidoglio“, il tentativo di colpo di Stato fomentato dai sostenitori di Trump il 6 gennaio 2021. Una delle pagine più buie della storia americana.
Per quanto riguarda l’appoggio all’Ucraina, Sanchez ha definito “esemplare” il sostegno che Washington ha garantito finora a Zelensky, al suo esercito e al suo popolo, sottolineando che questo supporto rischierebbe di essere messo seriamente in discussione se Trump dovesse vincere le elezioni.
“Ritiro di Biden non equivale a vittoria di Trump”
Durante la riunione di ieri a Bruxelles, l’atmosfera non era delle migliori. Quasi ovunque tra i ministri dei Ventisette, serpeggia l’idea che il ritiro di Biden sia una sorta di vittoria anticipata per Trump. Non è di questo avviso la ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib: “Il ritiro di Biden non significa automaticamente la vittoria di Trump. Auguro tutto il meglio a Kamala Harris, che forse prenderà ora la guida, una donna forte”. Come la maggior parte dei suoi colleghi, Lahbib ringrazia il presidente americano per il lavoro svolto finora: “Biden ha fatto un ottimo lavoro per molti, molti anni”.
Toccherà ora a Kamala Harris tenere in piedi i rapporti tra Stati Uniti e Unione europea?