Perché l’Europa è la chiave per il G7 italiano 

Il piano per utilizzare i profitti straordinari generati dagli asset russi immobilizzati si decide tra pochi giorni, in Puglia
2 mesi fa
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Paesi Del G7 per l'Ucraina
Piano del G7 per l'Ucraina

Oltre il danno, la beffa. Questo è quello che stanno progettando per la Russia i Paesi del G7 dopo che, il 5 maggio scorso, i ministri delle finanze della zona euro hanno dato il loro sostegno politico al piano: utilizzare i profitti straordinari generati dagli asset russi immobilizzati per fornire prestiti all’Ucraina.

“La discussione tra i ministri ha mostrato apprezzamento per il costruttivo impegno con i partner del G7 in tal senso e pieno supporto per il suo proseguimento”, ha dichiarato in una nota il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, che presiede le riunioni dei ministri delle finanze della zona euro.

Ma a quanto ammontano queste risorse? Da quando è iniziata l’aggressione russa all’Ucraina, le sette grandi potenze (Stati Uniti, Canada, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia) hanno immobilizzato congiuntamente circa 280 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, la maggior parte detenuti presso la camera di compensazione di Euroclear, in Belgio.

Usare i soldi russi per finanziare l’Ucraina

L’idea è usare i profitti di questi fondi per finanziare gli aiuti all’Ucraina, che polarizzano sempre di più la discussione politica tra gli Stati e negli Stati occidentali. Ora diventa essenziale trovare un modo per garantire questi prestiti, i Paesi che stanno aiutando l’Ucraina economicamente e con le armi (che si traducono in un enorme impegno economico) vogliono avere certezze sul rientro dei loro sforzi.

Passi avanti in tal senso si sono fatti dopo che i ministri delle finanze del G7, il mese scorso, hanno accolto positivamente il piano che prevede di prelevare fino a 50 miliardi di dollari dagli asset russi per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina.

Trovato il “cosa” (finanziare gli aiuti all’Ucraina con i proventi russi), i sette Paesi devono concordare sul “come” utilizzare queste risorse. E al momento l’approccio dei Paesi europei diverge da quello Usa.

“I ministri delle finanze valuteranno nella riunione di giugno la necessità di ulteriori discussioni dopo il Vertice del G7 in Puglia”, ha dichiarato Donohoe dopo i colloqui, facendo riferimento alla riunione dei giorni 13-15 giugno. Sul piatto ci sono diverse proposte.

Come utilizzarli

Secondo i piani del G7, i profitti dagli asset immobilizzati russi detenuti nell’UE potrebbero essere utilizzati (alternativamente o in diverse proporzioni) per:

  • pagare gli interessi dei prestiti fatti all’Ucraina;
  • rimborsare il capitale di un futuro prestito emesso all’Ucraina dagli Stati Uniti;
  • rimborsare il capitale di un futuro prestito emesso dagli Stati Uniti insieme ad altri paesi del G7;
  • rimborsare il capitale di un prestito fatto dall’UE con il proprio bilancio.

Ciascuna di queste opzioni richiede procedure diverse e chiama in gioco attori diversi. Impossibile non vedere l’elefante nella stanza dal nome Viktor Orbàn che rischia di bloccare i lavori dell’Ue.

Sulla legittimità di utilizzare i proventi russi, frutto delle sanzioni occidentali, i Ventisette hanno concordato all’inizio di quest’anno che utilizzare i profitti straordinari generati dal capitale congelato è legalmente valido poiché i profitti, a differenza del capitale degli asset, non appartengono legalmente alla Russia. In pratica, tutto ciò che è successo a quei fondi dopo il congelamento “sanzionatorio” non appartiene alla Russia.

I profitti annuali sarebbero collocati in un fondo speciale che pagherebbe per le armi per l’Ucraina e la ricostruzione del Paese.

Più nello specifico, il G7 ha individuato 3 linee direttive per utilizzare questi fondi. Secondo i piani:

  • il 90% dei fondi sarebbe inizialmente destinato al Meccanismo Europeo per la Pace (EPF), il meccanismo del blocco per rimborsare gli Stati membri delle armi consegnate a Kiev, e successivamente al neonato Fondo di Assistenza all’Ucraina (UAF);
  • il restante 10% sarebbe trasferito al bilancio dell’Ue e utilizzato per aumentare la capacità dell’industria della difesa ucraina.

Una volta che le esigenze dell’Ucraina passeranno dalla difesa alla ricostruzione, il piano prevede la possibilità di adeguare la destinazione dei fondi.

La proposta degli Stati Uniti: tutto e subito

Gli Usa, però, preferirebbero un piano più “aggressivo”. Sullo sfondo, la consapevolezza che per avere successo, il piano del G7 passa dalla condivisione del rischio tra l’Ue e gli Stati Uniti.
Washington ha spinto per una proposta più netta: i Paesi dovrebbero utilizzare i profitti per fornire un prestito massiccio e immediato all’Ucraina e non di alcuni miliardi di euro all’anno per un periodo a lungo termine.

Come spiegato al New York Time dalla Segretaria del Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, il prestito, che sarebbe garantito dai profitti e dagli interessi, ammonta a circa 50 miliardi di dollari.

La questione non è solo strategica, ma anche burocratica. Infatti, affinché il piano guidato dagli Stati Uniti funzioni, l’Ue dovrebbe fornire all’emittente del prestito garanzie che i profitti straordinari dagli asset russi congelati sarebbero resi disponibili per finanziare il piano.

Il rischio di impasse Ue

Qui si rischia l’impasse: affinché gli asset rimangano congelati a lungo termine (fino a quando Mosca non accetterà di pagare le riparazioni), l’Ue dovrebbe anche apportare modifiche al proprio regime sanzionatorio nei confronti della Russia riguardo agli asset congelati. Solo con un piano sanzionatorio più deciso e per certi versi ad libitum l’Unione europea può rimuovere l’incertezza nel processo decisionale.

Infatti, secondo le regole attuali, l’Ue deve rinnovare il proprio regime sanzionatorio contro la Russia ogni sei mesi, inclusa l’immobilizzazione degli asset della banca centrale.

Un meccanismo incerto perché richiede l’approvazione unanime dei 27 stati membri del blocco e quindi anche dell’Ungheria, che ha ostacolato diverse decisioni dell’Ue relative all’Ucraina.

Proposte per aggirare il blocco

Come aggirare questo impasse, qualora Orbàn si confermi restio ad aggravare o reiterare il regime sanzionatorio, almeno sugli asset della banca centrale russa?

Per i ministri dell’Eurogruppo, un’alternativa sarebbe che ogni paese del G7 utilizzi gli asset russi immobilizzati nelle proprie giurisdizioni. In questo caso, anziché utilizzare i profitti straordinari generati dagli asset immobilizzati nell’UE per rimborsare i prestiti dagli Stati Uniti o da altri membri del G7, sarebbero utilizzati per finanziare il capitale e gli interessi di un prestito all’Ucraina supportato dal bilancio dell’Ue.

Anche se non richiederebbe un’approvazione ogni sei mesi, anche in questo caso ci sarebbe l’ostacolo della decisione unanime dei Ventisette per utilizzare il bilancio del blocco come garanzia del prestito oltre il 2025.

Un’altra opzione in discussione sarebbe quella di istituire un regime sanzionatorio separato che riguardi solo gli asset della banca centrale russa per aggirare la necessità di rinnovare ogni sei mesi l’attuale regime sanzionatorio. Intanto l’Ue prepara un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, e l’Occidente.

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