Il 20 ottobre 2024, i cittadini della Moldova saranno chiamati a una doppia consultazione elettorale di straordinaria rilevanza: da una parte, le elezioni presidenziali, dall’altra, un referendum costituzionale che potrebbe sancire l’adesione del Paese all’Unione Europea come obiettivo strategico irrevocabile. Questi eventi segnano un momento cruciale per il futuro politico ed economico del piccolo Stato ex-sovietico, che da anni cerca di uscire dall’orbita russa per avvicinarsi sempre più all’Europa. Il risultato delle due consultazioni potrebbe influenzare radicalmente il percorso della Moldova, sia a livello nazionale che internazionale.
Un paese diviso tra Europa e Russia
La Moldova, uno Stato di circa 2,5 milioni di abitanti situato tra Romania e Ucraina, è un Paese che da decenni oscilla tra influenze pro-occidentali e pro-russe. Dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, il Paese ha vissuto una serie di cambiamenti politici che hanno riflesso questa dualità. Il conflitto nella regione separatista della Transnistria, dove sono ancora presenti truppe russe, è una delle questioni aperte che segnano il rapporto della Moldova con Mosca.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha ulteriormente complicato la situazione geopolitica della regione, rafforzando il blocco pro-europeo guidato dalla presidente in carica, Maia Sandu. La presidente moldava ha condannato l’aggressione russa e ha cercato di allontanare la Moldova dall’influenza di Mosca, puntando tutto sull’integrazione con l’Occidente. Le relazioni con la Russia, storicamente importanti per motivi economici ed energetici, si sono deteriorate rapidamente. Le sanzioni europee contro Mosca hanno colpito anche la Moldova, che ha dovuto diversificare le sue fonti energetiche, riducendo la dipendenza dal gas russo.
Ma se la retorica pro-europea ha trovato ampio consenso nelle aree urbane e tra le giovani generazioni, nelle aree rurali e nelle regioni autonomiste, come la Gagauzia e la Transnistria, il sentimento filo-russo rimane forte. La Moldova è quindi un Paese diviso, con un elettorato polarizzato che riflette le più ampie tensioni geopolitiche tra Oriente e Occidente.
Le elezioni presidenziali
La presidente in carica è la principale favorita per le elezioni presidenziali. In carica dal 2020, Sandu è conosciuta come la leader pro-europea che ha condotto la Moldova su un percorso di riforme orientate verso l’integrazione europea. Grazie alla sua immagine di integrità e alla sua posizione fermamente anticorruzione, ha ottenuto un ampio sostegno popolare, consolidato dalla vittoria del suo partito, il Partito di Azione e Solidarietà (PAS), alle elezioni parlamentari del 2021.
Nel contesto delle presidenziali del 2024, Sandu ha deciso di candidarsi come indipendente, pur ricevendo il pieno appoggio del PAS. I sondaggi indicano una sua forte leadership: con una media del 35% di preferenze, è attualmente in testa rispetto agli altri 16 candidati. Tuttavia, una vittoria al primo turno sembra difficile, data la frammentazione dell’elettorato e il numero elevato di candidati, molti dei quali rappresentano il fronte filo-russo o euroscettico.
Tra gli sfidanti di Sandu, spicca il nome di Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale della Moldova, sostenuto dal Partito dei Socialisti della Repubblica Moldava (PSRM). Stoianoglo si propone come il principale oppositore della presidente in carica, con un programma che punta a rafforzare i legami con la Russia, opponendosi apertamente alla politica filo-europea. Anche se i sondaggi lo danno al 10%, la sua candidatura è vista come quella che potrebbe catalizzare il voto dell’opposizione filo-russa.
Altri candidati includono figure controverse, come Vasile Bolea, appoggiato dall’oligarca fuggitivo Ilan Shor, e Irina Vlah, ex governatrice della regione autonoma di Gagauzia, da sempre vicina a Mosca. La pluralità di candidati anti-Sandu, molti dei quali provenienti da contesti politici segnati da scandali e corruzione, rende difficile una loro coesione elettorale, ma potrebbe comunque indebolire il supporto per la presidente in carica.
Il referendum sull’Ue
Oltre alle elezioni presidenziali, la Moldova voterà su un tema che potrebbe ridefinire la sua collocazione geopolitica: la modifica della Costituzione per inserire il percorso di adesione all’Unione Europea come obiettivo strategico dello Stato. La domanda sulla scheda elettorale sarà semplice: “Sostieni la modifica della Costituzione in vista dell’adesione della Repubblica di Moldova all’Unione Europea?”.
Se il “sì” dovesse prevalere, il governo moldavo otterrebbe un forte mandato popolare per proseguire nelle negoziazioni con Bruxelles, accelerando il processo di adesione già avviato con lo status di candidato. La modifica costituzionale rafforzerebbe l’identità europea del Paese, rendendo il percorso verso l’Ue un impegno formale e irrevocabile. Tuttavia, un eventuale “no” rappresenterebbe un duro colpo per il governo di Sandu e per il fronte filo-europeo, rallentando, se non bloccando, il processo di integrazione per molti anni.
Il sostegno dell’Unione Europea
Il percorso verso l’adesione all’UE è stato oggetto di costanti attenzioni da parte delle istituzioni europee. Il 10 ottobre 2024, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è recata in missione ufficiale a Chișinău per ribadire il sostegno dell’Ue alla Moldova, incontrando la presidente Sandu. Durante l’incontro, von der Leyen ha promesso che l’Unione Europea sosterrà pienamente il piano economico moldavo, sottolineando l’importanza degli investimenti europei per la crescita del paese.
Il piano presentato dalla Commissione Europea si basa su tre pilastri principali. In primo luogo, l’Ue investirà 1,8 miliardi di euro nell’economia moldava nei prossimi tre anni, con un focus su infrastrutture, istruzione, sanità e connettività. Sono previsti interventi importanti, come la costruzione di nuovi ospedali e il miglioramento delle strade e dei collegamenti tra la Moldova e i paesi vicini. Inoltre, l’Unione Europea supporterà la rete energetica moldava, con nuovi collegamenti alla rete elettrica europea, e lancerà una copertura di Internet a banda larga in tutto il paese.
In secondo luogo, l’Ue aprirà ulteriori settori del suo mercato unico alle imprese moldave, permettendo loro di accedere, ad esempio, all’area unica dei pagamenti, con vantaggi per le piccole e medie imprese. Infine, von der Leyen ha ribadito l’impegno dell’Ue a sostenere le riforme economiche e istituzionali della Moldova, necessarie per modernizzare il paese e prepararlo alle sfide future.
La presidente Sandu ha definito questo sostegno non solo un programma di investimenti, ma anche un simbolo di fiducia da parte dell’Unione Europea nel potenziale della Moldova di diventare un membro a pieno titolo. Secondo Sandu, il piano europeo rappresenta una possibilità concreta di rafforzare l’economia nazionale e migliorare la qualità della vita dei cittadini moldavi.
Il ruolo della comunità moldava in Italia
La comunità moldava in Italia gioca un ruolo significativo in questo contesto elettorale. Secondo i dati Istat, l’Italia ospita la più grande comunità di moldavi nell’Unione Europea, con oltre 133mila residenti nel 2022. Di questi, l’86% ha il permesso di soggiorno di lungo periodo, un dato che dimostra l’integrazione radicata dei moldavi nel tessuto sociale ed economico italiano. Questo legame tra i due paesi si riflette anche nel numero di seggi elettorali preparati in Italia per le elezioni moldave: ben 60, sparsi principalmente nel nord della penisola, dove si concentra la maggior parte della diaspora.
Le prospettive future
L’esito delle elezioni del 20 ottobre avrà un impatto duraturo sul futuro della Moldova. Se Sandu riuscirà a ottenere un secondo mandato e il referendum passerà, la Moldova potrà consolidare il suo percorso verso l’integrazione europea, con la prospettiva di entrare nell’Ue entro il prossimo decennio. Questo aprirebbe nuove opportunità economiche, grazie agli investimenti europei e all’accesso al mercato unico, ma significherebbe anche ulteriori sfide in termini di riforme e modernizzazione.
Al contrario, una sconfitta di Sandu o un fallimento del referendum potrebbero riportare il Paese verso una posizione di neutralità o rafforzare l’influenza della Russia. Il 20 ottobre sarà dunque una giornata decisiva non solo per la Moldova, ma anche per il progetto europeo.