Le sanzioni contro la Russia sono ad una svolta storica: la presidenza belga dell’Unione Europea ha annunciato che l’Ue imporrà misure senza precedenti sul Gnl, un’azione che potrebbe sottrarre ingenti risorse a Mosca e alle sue risorse belliche.
Sanzioni contro il Gnl russo: come funzionano
La decisione è stata raggiunta oggi, 20 giugno, dagli ambasciatori dell’Ue, dopo settimane di opposizione da parte della Germania e dell’Ungheria, animate da motivazioni differenti.
Non bisogna pensare a delle sanzioni che impediscano l’ingresso del gas naturale liquefatto russo in Ue. Piuttosto, la misura approvata oggi:
- impedisce ai porti europei di rivendere il Gnl russo una volta arrivato e
- blocca i finanziamenti per i terminali di Gnl pianificati in Artico e Baltico.
Si tratta di una sanzione storica, perché dall’inizio della guerra (febbraio 2022), l’Ue aveva imposto rigide restrizioni sulle esportazioni di petrolio e carbone, ma non aveva ancora sanzionato il gas russo. Col passare del tempo, però, la strategia occidentale ed europea di prosciugare le risorse russe intervenendo (solo) sui combustibili fossili si è rivelata fallimentare. Per questo, la pressione per colpire il gas è aumentata fino al cambio di marcia deciso oggi.
Perché Ungheria e Germania erano contrarie
Già da settimane, l’Ue discute di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, con particolare attenzione alla campagna di disinformazione portata avanti da Vladimir Putin. E per settimane, l’Ungheria ha minacciato di porre il veto al pacchetto per principio, opponendosi a ulteriori sanzioni energetiche contro la Russia.
Un po’ a sorpresa, la Germania (almeno espressamente) non ha manifestato preoccupazione per la fornitura di gas, ma per i nuovi obblighi imposti agli esportatori europei. In pratica, la Germania ha espresso preoccupazioni riguardo l’obbligo per le aziende europee di garantire che i clienti non rivendano i beni alla Russia. Questa clausola attualmente si applica solo ad armi, articoli da campo di battaglia e beni a doppio uso, mentre l’estensione della clausola a più prodotti civili avrebbe colpito duramente anche le piccole imprese.
Il ministero degli Esteri tedesco, guidato dai Verdi, ha a lungo sostenuto l’adozione delle sanzioni, mentre i Socialdemocratici del Cancelliere Olaf Scholz volevano aspettare finché la questione della clausola no-Russia non venisse risolta. Il tentennamento bavarese nell’adottare sanzioni più ingenti contro la Russia è anche un rischio per la reputazione tedesca, come conferma un anonimo funzionario del ministero degli Esteri.
Alla fine, dopo intensi negoziati, è stata eliminata una clausola temuta dalla Germania che avrebbe danneggiato le piccole imprese, in attesa di uno studio su possibili effetti della misura.
L’Ungheria, invece, ha mollato la presa quando ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che l’espansione della centrale nucleare Paks II, supportata dalla Russia, non sarebbe stata sanzionata.
La situazione attuale sulle sanzioni
L’aggressione russa all’Ucraina ha catapultato l’Europa in un incubo, o forse squarciato il velo della realtà: la dipendenza energetica dell’Ue da “Paesi di cui non possiamo più fidarci” (così Draghi in un suo recente intervento) è una spada di Damocle sul Vecchio Continente.
Dal 2022, l’Ue ha ridotto la sua dipendenza dal gas russo di circa due terzi, continuando però a importare e rivendere il Gnl russo. Questo è stato un motivo di grande imbarazzo per il blocco europeo fino ad oggi: infatti, sebbene il gas russo abbia rappresentato solo il 5% del consumo di gas europeo nel 2023, ha comunque generato circa 8 miliardi di euro di profitti per il Cremlino. Soldi preziosi per finanziare la guerra in Ucraina.