“Questa Commissione europea ha fallito sull’agricoltura, sulla guerra, sull’immigrazione, sull’economia: ora devono lasciare”. È il duro giudizio espresso dal premier ungherese Viktor Orbán in un’intervista a Il Giornale, durante la quale ha rincarato: “Rinforzare la democrazia significa eleggere una diversa Commissione da quella attuale che, da quando governo, è stata la peggiore”.
Un cambio di passo dunque, secondo Orbán, quello necessario, che passa attraverso una “rinascita della destra in Europa”, visto che siamo in un momento in cui c’è “l’opportunità storica per cambiare la maggioranza”.
A tale scopo, “i partiti di destra devono collaborare, siamo nelle mani di due donne che devono trovare un accordo”. Il riferimento è a Giorgia Meloni e Marine Le Pen, dalle cui scelte dipenderà il futuro assetto, più o meno spostato a destra, dell’Unione europea.
Orbán si è detto aperto a una collaborazione con i conservatori del gruppo europarlamentare ECR, di cui fa parte Fratelli d’Italia, pur consapevole della diversità di idee su temi come la guerra in Ucraina che vedono da un lato l’Ungheria porre un veto ormai da mesi agli aiuti e dall’altro l’appoggio garantito dagli altri Paesi, tra cui l’Italia.
Per quanto riguarda invece l’eventuale adesione al partito Identità e Democrazia dopo l’espulsione di Alternative fuer Deutschland, Orbán ha affermato: “Abbiamo varie opzioni, anche l’ipotesi di un nuovo grande gruppo di destra europeo, la priorità è fare qualcosa di utile per l’Europa”.
Dalle elezioni europee che si terranno nei prossimi giorni “mi aspetto soprattutto due cose: rinforzare la democrazia e avere una nuova maggioranza di destra”, ha concluso il presidente ungherese.
Il primo dibattito politico sulla tv ungherese dopo 18 anni
Le parole di Orbán arrivano a pochissimi giorni da un epocale dibattito elettorale tenutosi sulla tv pubblica ungherese MTVA, il primo dopo 18 anni. Il precedente faccia a faccia infatti si era tenuto nel 2006, anno in cui Orban perse le elezioni per poi rifarsi nel 2010, quando prese il potere che detiene ancora oggi.
In questi 14 anni, molti media hanno chiuso o sono stati acquistati da soggetti vicini ad Orbán e trasformati in organi pro-Fidesz, il partito del premier, mentre la tv pubblica MTVA è stata accusata di essere la portavoce del governo.
Come si è arrivati dunque a questo primo dibattito politico dopo ben 18 anni?
Per capire come si è arrivati a un confronto pubblico che, per quanto con dei limiti, segna comunque una netta differenza con gli ultimi due decenni, bisogna guardare verso l’ex marito della ministra della Giustizia Judit Varga ed ex membro di Fidesz Péter Magyar.
Magyar, 43enne avvocato sostanzialmente semi sconosciuto (per quanto inserito nell’establishment), è stato protagonista durante lo scorso inverno di un’ascesa politica fulminea: ha sfruttato le dimissioni della moglie, criticato Orbán e fondato un partito antisistema, Rispetto e libertà (Tisza), che secondo i sondaggi potrebbe prendere il 25% delle preferenze tra gli elettori, sebbene Fidesz rimanga la prima forza del Paese. Di fatto Magyar è diventato il leader della principale area di opposizione, tanto che ad aprile ha mobilitato migliaia di persone a Budapest per protestare contro il governo.
Magyar a marzo ha divulgato sui social e consegnato alla giustizia un audio che incrimina il governo per corruzione, scoperchiando uno scandalo che ha creato più di un problema ad Orbán. Inoltre ha aspramente criticato la tv pubblica, che “ha mentito mattina, mezzogiorno e notte per 14 anni”, e ha minacciato di organizzare manifestazioni di massa fuori dalla sede dell’emittente, se questa non avesse organizzato un confronto politico prima delle elezioni europee.
Un confronto con dei limiti ma epocale. Magyar verso le presidenziali del 2026
La MTVA alla fine ha acconsentito, pur ponendo dei paletti: i leader di 11 liste in corsa per le elezioni europee avevano a diposizione 8 minuti ciascuno, e potevano esprimersi solo su argomenti definiti: difesa e sicurezza dell’Ue, immigrazione, agricoltura, democrazia e stato di diritto.
Magyar ha protestato per queste condizioni, e per il fatto che fossero invitate anche liste che non supereranno il 5% di sbarramento per essere elette, ma alla fine ha accettato di partecipare.
All’esterno, manifestanti hanno seguito il confronto da un maxi schermo.
Orbán invece non ha partecipato perché non guida la lista di Fidesz per l’Europarlamento, anche se sta facendo campagna elettorale attiva dato che l’opposizione sta presentando le europee come un referendum non ufficiale sul suo governo. Senza contare che nello stesso momento in Ungheria si terranno le elezioni comunali, in un contesto in cui Fidesz è stato colpito da una serie di scandali, la ripresa economica è incerta e il deficit di bilancio è fuori controllo.
In ogni caso, nonostante le limitazioni, il fatto che il dibattito abbia avuto effettivamente luogo e si siano anche sentite critiche a Fidesz e ad Orbán, è stato un passo avanti notevole visto il dominio mediatico del premier da tre lustri. Segno che qualcosa sta cambiando?
L’Ungheria dispone di 21 seggi nell’Europarlamento e Fidesz è ancora in vantaggio, ma se i sondaggi venissero confermati, potrebbe toccare il suo record negativo in un’elezione europea. E questo potrebbe aprire la strada a Magyar nella sua corsa per le elezioni parlamentari del 2026 come sfidante di Orbán.