La Germania aumenta i controlli alle frontiere, l’Italia ‘approva’

Il Viminale non vede un atto ostile nella scelta tedesca di aumentare i controlli per i prossimi sei mesi
1 settimana fa
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Migranti Mano Nella Mano

“È legittima” la decisione della Germania di reintrodurre rigidi controlli alle frontiere da lunedì 16 settembre e per i prossimi sei mesi. Questa è la posizione del Viminale, che vede nella decisione tedesca l’esigenza di tutelare gli interessi nazionali.

Migranti, il piano della Germania

L’attentato di Solingen del 24 agosto, quando un siriano affiliato all’Isis ha ucciso tre persone con un coltello, e l’ascesa dell’estrema destra ‘obbligano’ il governo di Olaf Scholz alla linea dura contro l’immigrazione irregolare. Un messaggio soprattutto politico, che però avrà delle conseguenze in tutta Europa.

Ad ottobre 2023, la Germania aveva già ripreso i controlli alle frontiere con Svizzera, Repubblica ceca e Polonia, ora la ministra dell’Interno, Nancy Faeser, allarga il raggio di azione a tutti i confini: “Ho ordinato controlli a tutte le frontiere terrestri tedesche. L’inizio è previsto per il 16 settembre e la durata iniziale è di sei mesi“ ha detto Faeser secondo cui il piano migliorerà la situazione interna con “azioni concrete”.

Attualmente i respingimenti alle frontiere terrestri della Germania si verificano solo per chi è soggetto a un divieto d’ingresso o non presenta domanda di asilo. Secondo il ministero degli Interni tedesco, da ottobre sono state respinte più di 30mila persone.

La posizione dell’Italia sui migranti

Nessun contrasto con Germania, assicura dunque il Viminale. D’altronde, da ormai un anno, l’Italia sta rifiutando di accogliere i “dublinanti”.

Nel contesto della politica migratoria europea, i “dublinanti” sono i migranti soggetti al Regolamento di Dublino, che stabilisce quale Stato membro sia responsabile di esaminare una domanda di asilo presentata da un cittadino di un Paese terzo. Di norma, il Paese responsabile è il primo Stato Ue in cui il migrante ha messo piede o è stato identificato. Se un migrante si sposta in un altro Stato membro senza completare il processo di asilo nel primo paese di arrivo, il secondo Stato può richiedere il trasferimento del migrante al paese iniziale di approdo, da qui il termine “dublinanti”.

Nel caso dell’Italia, ad esempio, il Paese riceve richieste di riprendere indietro migranti che sono stati identificati sul suo territorio e poi si sono spostati verso altre nazioni, come la Germania.

Tra gennaio e luglio 2024, l’Italia ha ricevuto 14.360 richieste di trasferimento da parte degli altri Paesi europei, ma ha continuato a rifiutare il ritorno di queste persone per le difficoltà gestionali nelle strutture di accoglienza già sovraccariche.

Paesi come Germania, Italia e Francia hanno già implementato una serie di controlli per prevenire atti di terrorismo e gestire meglio i flussi migratori.

La situazione nei centri di accoglienza italiani

Attualmente, più di 138.000 persone sono ospitate nei centri di accoglienza italiani, e il calo degli sbarchi negli ultimi mesi ha alleggerito parzialmente la pressione. A fronte degli oltre 157.000 arrivi registrati nel 2023, nel 2024 gli sbarchi si sono ridotti a circa 44.000. Tuttavia, le strutture rimangono sovraffollate, complicando il ritorno dei migranti già identificati in Italia e poi partiti per altri Paesi.

Il Patto europeo su asilo e immigrazione, che entrerà in vigore nel 2026 e per cui l’esecutivo italiano si è detto “molto soddisfatto”, potrebbe offrire nuove soluzioni alla redistribuzione dei migranti all’interno dell’Ue, come già previsto dal cosiddetto Piano Mattei. Le nuove regole potrebbero alleggerire ulteriormente la pressione su Paesi come l’Italia, favorendo un sistema più equo di distribuzione dei migranti tra gli Stati membri.

Le relazioni Italia-Germania

Nonostante le tensioni recenti, la collaborazione tra Italia e Germania rimane fondamentale per la definizione delle nuove politiche migratorie europee. Il Patto europeo su asilo e immigrazione, frutto di intense trattative, è in parte il risultato della cooperazione tra i due Paesi, che hanno lavorato insieme anche per accelerare le procedure di identificazione dei migranti alle frontiere, come dimostrato dall’accordo con l’Albania.

Queste dinamiche saranno discusse ulteriormente al prossimo G7 dei ministri dell’Interno europei, che si terrà ad Avellino dal 2 al 4 ottobre. Durante il vertice, il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi incontrerà la sua omologa tedesca Nancy Faeser, e il tema dei “dublinanti” potrebbe finire sul tavolo delle discussioni.

La (temporanea) inversione dei ruoli nella crisi migratoria

Se fino a poco tempo fa era l’Italia a trovarsi in una posizione critica, oggi è la Germania a dover affrontare un’emergenza migratoria interna oltre a quella economico-produttiva che tiene in ansia tutta l’Ue. Le recenti elezioni regionali e il successo di Afd hanno evidenziato come il tema dell’immigrazione abbia avuto un peso significativo, influenzando la politica interna e le decisioni del governo tedesco. In Italia, invece, il calo degli sbarchi ha consentito un attimo di tregua sul dibattito. Grazie agli investimenti nel Piano Mattei e ai progetti della Farnesina, l’esecutivo è riuscito a ridurre gli arrivi da Paesi come la Libia, la Tunisia e la Costa d’Avorio, che un tempo rappresentavano le principali basi migratorie verso l’Europa.