Germania al bivio: il ruolo di Afd e la crisi identitaria alla vigilia delle elezioni. Intervista a Luca Steinmann

Il giornalista e scrittore in una video-intervista spiega la crisi identitaria tedesca, la frattura mai sanata Est-Ovest e cosa può succedere dopo il voto
3 giorni fa
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Manca meno di una settimana alle elezioni tedesche e stiamo assistendo alla campagna più combattuta e avvincente degli ultimi vent’anni. La grande coalizione tra Cdu/Csu e Spd è inevitabile? Il cordone sanitario che tiene Afd fuori dal governo federale reggerà? L’Adnkronos ha contattato Luca Steinmann, giornalista freelance e scrittore (il suo nuovo libro si chiama “Vita al fronte” ed esce in questi giorni per Rizzoli), che da anni segue la Germania e la sua evoluzione .

Steinmann Luca

Come stanno vivendo i tedeschi questa campagna elettorale? Qual è il clima nel paese, specialmente con l’ascesa di Alternative für Deutschland (AfD), che ha sconvolto gli equilibri politici tradizionali?

Afd è indiscutibilmente il protagonista assoluto di questa campagna elettorale. Durante il confronto tra il cancelliere uscente Olaf Scholz e il candidato Cdu Friedrich Merz, la discussione si è concentrata per gran parte sul tema di Afd: se sia opportuno o meno che Cdu/Csu apra un dialogo con loro e in che termini. Questa centralità di Afd nel dibattito politico è sintomo di una crisi identitaria più profonda della Germania. Il paese, dalla riunificazione del 1989, ha seguito un modello economico e politico incentrato sull’export, sull’espansione commerciale con la Cina e l’importazione di energia a basso costo dalla Russia, il tutto sotto la protezione militare americana. Questo modello, che Angela Merkel aveva definito “senza alternative”, è entrato in crisi con la guerra in Ucraina e la ridefinizione degli equilibri globali.

Oggi la Germania si trova in una crisi esistenziale?

I tedeschi non sanno più chi sono e in che direzione stanno andando. L’ascesa di Afd è in parte una risposta alla mancanza di visione dell’establishment. Questo partito, fino a poco tempo fa considerato ai margini della politica, si è trovato al centro della scena, ricevendo persino l’endorsement di Elon Musk. A ciò si aggiungono la crisi economica, gli attentati terroristici legati alla questione migratoria e il malcontento sociale.

Un aspetto interessante è la divisione tra Germania Est e Ovest. Nell’Est, Afd è il primo partito in molte regioni. Come si concilia la storia tedesca con questo indubbio successo di un movimento in cui alcuni membri sono considerati neonazisti ed è sotto il controllo dei servizi segreti tedeschi?

Parlare di una radicalizzazione dell’Est tedesco non è del tutto corretto. La realtà è che nell’ex Ddr esiste da decenni una sfiducia diffusa verso il governo federale, ereditata dal difficile processo di riunificazione degli anni ’90. Inizialmente, questo malcontento era rappresentato dalla sinistra radicale, in particolare dal partito Die Linke, che raccoglieva l’elettorato nostalgico del sistema socialista. Negli ultimi anni, però, Die Linke ha adottato posizioni più vicine alla sinistra occidentale, concentrandosi su diritti civili e temi multiculturali, allontanandosi da una parte del suo elettorato storico.

Afd ha saputo intercettare questo vuoto?

Sì, ed è diventando il nuovo punto di riferimento per chi si sente escluso dal sistema politico dominante. Dal punto di vista culturale, c’è una differenza di fondo tra Est e Ovest: mentre ad Ovest la Germania ha interiorizzato un senso di colpa per la sua storia passata, ad Est la narrazione è stata diversa. Sotto l’Unione Sovietica si è sempre sostenuto che il nazismo fosse un fenomeno “occidentale”, in cui le popolazioni della Germania Est non avevano particolari responsabilità. Per questo c’è minore timore a votare ed essere associati a un partito come Afd: l’accusa di estremismo non attecchisce allo stesso modo.

Guardando i sondaggi, i democristiani della Cdu/Csu sono intorno al 30%, mentre Afd si aggira intorno al 21%. Ma se dovesse ottenere un risultato più alto, potrebbe cadere il cordone sanitario che finora ha isolato il partito?

È una questione molto dibattuta. Formalmente, il Brandmauer (muro di protezione) contro Afd resta in piedi. Tuttavia, dietro le quinte si discute se questa strategia sia sostenibile. Alcuni temono che un’alleanza “tutti contro AfD” potrebbe, come già accaduto in Austria e Francia, rafforzare ulteriormente il partito nel lungo termine. Per la Cdu, la questione è particolarmente delicata. Se decidesse di allearsi con Spd e Verdi per escludere AfD, rischierebbe di perdere la sua base più conservatrice. Se invece aprisse ad Afd, si spaccerebbe internamente tra la linea dura di Friedrich Merz e i moderati eredi di Angela Merkel.

Quali saranno gli effetti di queste elezioni a livello europeo e nei rapporti con gli Stati Uniti?

La politica tedesca avrà forti ripercussioni sull’Unione Europea. La Cdu nell’ambito del Ppe sta cercando di rinegoziare le regole del Green Deal per attrarre consensi interni, una mossa che potrebbe ridefinire gli equilibri nel Parlamento europeo. Inoltre, se Afd dovesse rafforzarsi, potremmo assistere a una maggiore frammentazione politica in Europa. Sul fronte internazionale, la Germania dovrà gestire il difficile rapporto con gli Stati Uniti. L’endorsement di Elon Musk ad Afd è un segnale che non può essere ignorato, e se si formasse una grande coalizione Cdu-Spd e forse Verdi, Musk e altri attori vicini ai repubblicani americani potrebbero accusare Berlino di ignorare la volontà popolare.