La paura dell’estrema destra salva, per il momento, Olaf Scholz, il cancelliere tedesco che in queste settimane ha visto sempre più in pericolo la sua carica e incerto il suo futuro politico, a causa della sua spiccata impopolarità e della progressiva crescita del partito Alternative für Deutschland (Afd).
Ieri in Brandeburgo, Land della Germania Orientale, si è votato per il rinnovo del Parlamento regionale (Landtag). I sondaggi e i precedenti di tre settimane fa nelle analoghe elezioni in Turingia e Sassonia dava pericolosamente vicina alla vittoria il partito estremista Afd, ma alla fine hanno vinto i socialdemocratici.
Una vittoria risicata
Per un soffio, secondo i risultati ufficiali provvisori della commissione elettorale statale: 30,9% Spd, 29,2% Afd e con un’affluenza alle urne del 72,9%, la più alta di sempre nelle elezioni statali del Brandeburgo. Abbastanza per non conficcare l’ultimo chiodo sulla bara – politica – di Scholz, almeno per il momento.
Se infatti avesse perso il Brandeburgo, dove peraltro i socialdemocratici governano dal 1990, ovvero dalle prime elezioni democratiche nel Land dopo il crollo del regime comunista, il cancelliere sarebbe stato costretto a dimettersi e indire elezioni anticipate. Oltre a dare l’addio alle sue ambizioni di ricandidarsi cancelliere per il voto nel 2025.
Ma anche così Scholz non può dormire sogni sereni. Troppo risicata la vittoria, e soprattutto il suo unico merito al riguardo è stato quello di non fare campagna elettorale nel Brandeburgo, come gli era stato chiesto visti i suoi indici di gradimento al minimo storico.
Dalle elezioni perciò Spd potrebbe trarre la conclusione che, senza Scholz, si possa vincere. Stando così le cose, la pressione a farsi indietro sul modello di Joe Biden negli Usa, quindi per il bene del partito e soprattutto del Paese, potrebbero crescere e diventare insostenibili nelle prossime settimane.
Perché ha vinto l’Spd
Certamente Scholz e Spd hanno entrambi poco da gioire: non solo perché la vittoria è davvero sottile, ma anche perché più che un’adesione alle loro politiche è il risultato della paura degli elettori di ritrovarsi con l’strema destra al potere. Questa la motivazione che ha animato il voto del 75% di chi ha votato per l’Spd, riportano i media tedeschi.
Dunque un voto ‘contro’ più che un voto ‘per’: un po’ poco per chi come Scholz vuole correre per un secondo mandato da cancelliere l’anno prossimo e in generale perché Spd veda garantito il proprio futuro politico.
”La gente del Brandeburgo era terrorizzata. Ciò ha portato alla polarizzazione tra Afd e il premier in carica”, ha detto il candidato della Cdu brandeburghese Jan Redmann.
Proprio la popolarità di Dietmar Woidke, premier Spd in carica del Brandeburgo dal 2013, ha fatto da volano per la vittoria: il ‘fattore candidato’ è quasi raddoppiato per lui, dal 27% del 2019 al 48% di oggi, spiega la Bild.
Woidke non a caso prima delle elezioni aveva minacciato di dimettersi dal partito se questo fosse arrivato secondo. Il 52% di chi ha votato Spd ha dichiarato agli exit poll che lo ha fatto solo e unicamente per Woidke.
“Abbiamo fatto una rimonta che non era mai stata vista. L’obiettivo era impedire che il Land fosse contrassegnato da ‘un segno marrone’”, ha affermato il governatore socialdemocratico riferendosi al colore associato al nazismo e all’eventuale vittoria di Afd. Ma i piedi sono ben piantati per terra: “Oggi mi sento sollevato, ma è comunque un duro lavoro, perché circa il 30% è decisamente troppo per un partito apertamente estremista di destra”.
Anche perché il dato del Brandeburgo va visto nel contesto più generale, quello in cui Afd ha vinto le elezioni di inizio mese in Turingia ed è arrivato secondo in Sassonia, mentre nel Land in cui si è votato ieri è comunque cresciuto in modo importante dal 23,5% del 2019.
Un ulteriore aspetto preoccupante da considerare è quello demografico: secondo i sondaggi in uscita, il sostegno a Spd è venuto in particolare dagli over 60 (il 37% di loro ha votato in questo modo), mentre Afd è andata forte tra gli elettori 30-59enni.
I due temi dove la coalizione ‘semaforo’ di governo (socialdemocratici, liberali e verdi) hanno perso terreno rispetto agli avversari sono l’immigrazione e la guerra in Ucraina. La popolazione sembra volere un inasprimento delle politiche migratorie e la fine del sostegno a Kiev, e su questo i partiti ‘tradizionali’ devono fare i conti. L’attentato terroristico a Solingen alla fine di agosto ha poi sicuramente contribuito a esacerbare il dibattito politico e a polarizzare le posizioni dei cittadini.
Il problema della formazione del governo
Spd ora dovrà procedere alla formazione del governo, non avendo i numeri per farlo da sola. Il margine di manovra è alquanto scarso: i Verdi, attualmente nel governo di coalizione di Woidke, la sinistra estrema Die Linke e i conservatori Liberi elettori sono scesi sotto la soglia del 5% richiesta per entrare nel Landtag, quindi sono fuori dai giochi.
Pesante sconfitta anche per i cristiano-democratici di centro-destra (Cdu), il partito di Friedrich Merz, che si è recentemente candidato in modo ufficiale per la corsa alla cancelleria: a loro è andato il 12,1% delle preferenze, il peggior risultato di sempre in un’elezione statale nell’ex Germania dell’Est.
Mentre al terzo posto con il 13,5% dei voti si è piazzata l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), la neoformazione populista a sinistra sulla politica sociale e a destra quanto all’immigrazione e al sostegno all’Ucraina.
Ora si pone dunque, come in Sassonia e Turingia, il problema di mettere in piedi un governo. Spd, infatti, non ha intenzione di allearsi con Afd, il che rende Bsw l’interlocutore obbligato.
Un ‘cordone sanitario’ che per Hans-Christoph Berndt, il candidato principale di Afd in Brandeburgo, rimanda solo l’inevitabile: “Il futuro della Germania è blu”, come blu è il colore del suo partito.