Due euro su ogni pacco di valore inferiore a 150 euro proveniente da Paesi extra-Ue. È la nuova proposta della Commissione europea, che punta a regolare l’ondata di spedizioni provenienti da colossi dell’e-commerce come Shein e Temu, e che si inserisce in un contesto geopolitico già teso, segnato anche dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Un flusso insostenibile di pacchi
Secondo i dati della Commissione, nel 2024 sono stati importati nel territorio dell’Unione 4,6 miliardi di articoli di valore inferiore a 150 euro, vale a dire circa 145 pacchi al secondo, il 91% dei quali provenienti dalla Cina. Una cifra impressionante, che sta mettendo sotto pressione le strutture doganali degli Stati membri, con un aumento dei costi di gestione.
Attualmente, infatti, i pacchi sotto la soglia dei 150 euro non sono soggetti a dazi: una normativa in vigore dal 2010, che negli ultimi anni ha favorito un’esplosione del commercio online a basso costo. Ma ora l’Ue sembra intenzionata a porre un limite, motivata da ragioni economiche, sociali e ambientali.
Una tassa pensata per riequilibrare la concorrenza
“Stiamo parlando di 2 euro per pacco, pagati dalla piattaforma,” ha spiegato il commissario europeo per il Commercio Maroš Šefčovič intervenendo al Parlamento europeo. Ma anche se formalmente saranno le piattaforme a pagare, il costo verrà con ogni probabilità scaricato sui consumatori finali.
Šefčovič ha precisato che la tassa non dovrebbe essere vista come un’imposizione fiscale tradizionale, ma come un contributo alle spese doganali: “Non la descriverei come una tassa, ma come un modo per compensare i costi enormi che le nostre dogane devono affrontare”.
L’obiettivo principale del provvedimento è creare condizioni di concorrenza più eque per i produttori e venditori europei, penalizzati da aziende che vendono a prezzi ultra-competitivi, spesso aggirando standard e regole che le imprese dell’Ue sono invece tenute a rispettare.
Il sostegno di Francia e Italia e l’ombra della guerra commerciale
Francia e Italia hanno accolto con favore la proposta. Soprattutto il Paese transalpino da tempo chiede misure concrete contro la concorrenza ritenuta sleale dei giganti asiatici dell’e-commerce. Non a caso, a fine aprile Parigi aveva già chiesto una “tassa di gestione” per i pacchi di piccolo valore provenienti da Paesi extra-europei.
Il momento della proposta della Commissione non è casuale: si inserisce infatti nel contesto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che rischiano di dirottare verso l’Europa enormi volumi di merci inizialmente destinate al mercato statunitense. Una dinamica che, se non controllata, potrebbe inondare il Vecchio Continente di prodotti ultra-economici (e di scarsissima qualità), minando ulteriormente il tessuto produttivo europeo.
Come funziona la tassa: due livelli di applicazione
Secondo quanto anticipato dal Financial Times che ha visionato la bozza della proposta, la tassa avrà due livelli:
• 2 euro per ogni pacco spedito direttamente al consumatore;
• 0,50 euro per ogni pacco spedito a magazzini in territorio europeo.
Il ricavato servirà in parte a finanziare i controlli doganali, e in parte a rafforzare il bilancio dell’Unione europea.
Shein e Temu tra promesse di collaborazione e record di utenti
Le aziende più colpite dal provvedimento saranno Shein e Temu, che dominano il segmento dell’e-commerce ultra low-cost. Temu ha dichiarato di avere 92 milioni di clienti i Europa, Shein oltre 130 milioni. Entrambe le aziende hanno assicurato la propria disponibilità a collaborare con le autorità europee, affermando di voler rispettare gli standard di sicurezza e tutela dei consumatori.
Tuttavia, Bruxelles ha già messo sotto osservazione entrambe le piattaforme, segnalando la presenza di prodotti non conformi agli standard europei, oltre a preoccupazioni legate a condizioni di lavoro opache nei Paesi di produzione.
Una misura sufficiente a frenare lo shopping compulsivo?
Resta aperta una domanda: basteranno due euro a scoraggiare lo shopping compulsivo online? Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e le denunce sulla tossicità dei materiali, sulla scarsa qualità dei prodotti e sull’impatto ambientale dell’ultra-fast fashion, i consumatori europei continuano a premiare i marketplace asiatici, attratti da prezzi bassissimi e spedizioni spesso gratuite. Almeno finora.