Si aprono nuovi scenari nella guerra dei dazi Ue-Cina, questa volta a parti invertite.
Sicuramente, se le guerre fredde del terzo millennio si combattono con diverse armi, i dazi rientrano nel novero soprattutto ora che Pechino sta paventando misure di ritorsione ai dazi europei sulle auto elettriche cinesi. Questa escalation rischia di rendere ancora più tesi i rapporti tra le due potenze, già incrinati per le diverse posizione sulla guerra in Ucraina, tutt’altro che fredda.
Xi Jinping sta pensando di rispondere ai Ventisette, imponendo dei dazi sulle auto di lusso e sulla carne prodotta in Ue e commercializzata nel Paese asiatico.
I dazi Ue contro le auto cinesi
Alla base della minaccia cinese ci sono gli ormai noti dazi doganali Ue contro le auto elettriche cinesi, che possono arrivare fino al 38% e, a meno di miracoli della diplomazia, dovrebbero partire da luglio.
L’Ue motiva la sua decisione con la necessità di proteggere l’industria automobilistica europea da pratiche che Bruxelles ritiene sleali. In particolare, l’Unione accusa il governo cinese di sovvenzionare pesantemente i suoi produttori di veicoli elettrici, permettendo loro di vendere auto a prezzi competitivi sul mercato europeo.
Una pratica di concorrenza sleale, a cui l’Europa deve rispondere urgentemente tanto che anche Mario Draghi ha appoggiato la linea protezionista, pur non nascondendo le attuali tensioni. Anzi, per l’ex premier queste devono essere la principale spinta propulsiva a un cambio di regole (e di marcia) da parte dell’Ue: ‘Il paradigma che ci ha portato alla prosperità in passato era stato progettato per un mondo di stabilità geopolitica, il che significava che le considerazioni sulla sicurezza nazionale avevano un ruolo limitato nelle decisioni economiche.
Ma le relazioni geopolitiche si stanno ora deteriorando. Questo cambiamento richiede che l’Europa adotti un approccio fondamentalmente diverso alla sua capacità industriale in settori strategici come la difesa, lo spazio, i minerali critici e parti dei prodotti farmaceutici. E richiede anche di ridurre la nostra dipendenza da Paesi di cui non possiamo più fidarci’, ha detto l’ex presidente della Bce intervenendo al Monastero di San Jeronimo de Yuste in Estremadura, dove ha ricevuto dal re Felipe VI di Spagna il Premio Europeo Carlos V.
L’obiettivo è tanto semplice da capire, quanto difficile da risolvere: implementare la sostenibilità ambientale senza affossare l’economia europea. Per farlo, è indispensabile che tutti giochino con le stesse regole.
“Il Green Deal – ha detto Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di Transport & Environment – è stato presentato con la promessa di crescita e occupazione, e questo non è possibile se le auto elettriche vendute sui mercati europei sono in larga parte importate. I dazi sono necessari, ma l’Europa ha bisogno di una politica industriale forte che crei le condizioni per accelerare l’elettrificazione e investire nella produzione locale. La sola introduzione di queste tariffe, se non accompagnata dalla convinta conferma di un obiettivo di vendita di sole auto zero emission a partire dal 2035, sarebbe una mossa autolesionista”, ha spiegato Boraschi.
L’indagine di Pechino
La risposta di Pechino ai dazi europei non si è fatta attendere. Il governo cinese ha espresso forte disappunto, definendo i dazi europei ‘pratiche sbagliate’ e avvertendo che tali misure potrebbero avere gravi ripercussioni economiche sull’economia europea. Dietro quello che vuole sembrare un avvertimento bonario, si cela la minaccia di Xi Jinping.
Infatti, Pechino ha iniziato a valutare possibili contromisure, tra cui l’imposizione di dazi su prodotti europei come automobili di lusso e carne. Oggi, 17 giugno, il ministero del Commercio ha annunciato l’inizio di un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione europea, in risposta a una richiesta ‘formalmente presentata dalla China Animal Husbandry Association per conto dell’industria suina nazionale’. Nella nota si specifica che Bruxelles ha 20 giorni (6 luglio) di tempo per presentare ‘opinioni’ sulla vicenda, ovvero fino al 6 luglio.
Secondo il ministero del Commercio cinese, i prodotti oggetto dell’indagine comprendono carne di maiale fresca, fredda e congelata, frattaglie di maiale, grasso di maiale senza carne magra, ma anche intestini, vesciche e stomaci di maiale. Il periodo di indagine sul dumping sulle importazioni va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, mentre il periodo per la valutazione dei danni industriali copre quattro anni (inizio 2020-fine 2023). L’indagine annunciata oggi non durerà non più di un anno, ma potrebbe essere prorogata per altri sei mesi.
Se la Cina decidesse di imporre dazi su auto e carne europee, le conseguenze potrebbero essere significative per diversi settori industriali europei. Il settore automobilistico europeo, già sotto pressione per la necessità di transizione verso veicoli più sostenibili, potrebbe affrontare ulteriori difficoltà. Le case automobilistiche europee, che contano su importanti volumi di esportazione verso la Cina, potrebbero vedere ridotte le loro vendite in uno dei mercati più grandi e in crescita del mondo.
Similmente, il settore della carne, che esporta una considerevole quantità di prodotti in Cina, potrebbe subire un duro colpo. L’imposizione di dazi cinesi potrebbe rendere meno competitivi i prodotti europei rispetto a quelli di altri paesi, con possibili ripercussioni negative per i produttori e i lavoratori del settore.
La reazione di Pechino non arriva come un fulmine a ciel sereno. Già nei giorni scorsi, il Global Times aveva riportato la notizia che le principali industrie cinesi stavano raccogliendo prove per richiedere l’apertura di indagini antidumping su alcuni prodotti caseari e carni suine provenienti dall’Unione europea. Commentando la notizia, un portavoce del ministero del Commercio ha affermato che le industrie cinesi “hanno il diritto di chiedere l’apertura di indagini su sovvenzioni e antidumping che le autorità competenti esamineranno in conformità alla legge”.
Possibili sviluppi futuri
L’escalation delle tensioni commerciali tra Cina e Ue potrebbe portare a una serie di sviluppi futuri. In primo luogo, entrambe le parti potrebbero intensificare le loro rispettive misure protezionistiche, con un conseguente aumento dei costi per le imprese e i consumatori. È possibile poi che la questione venga portata a livello di organizzazioni internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), dove potrebbero essere avviati contenziosi formali.
Ue e Cina giocano a un Monopoly che ha sempre più i connotati del Risiko.