“Il rifiuto del dialogo con la Federazione Russa, continuare nella linea di attacco agli interessi e alla sicurezza della stessa e quindi, provocare il continuo della guerra calda in Ucraina avrà delle conseguenze”. A sostenerlo è il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov. “A Mosca si terrà conto di tutto questo e si analizzerà tutto ciò che costituirà la base per le proposte che verranno formulate”.
Come riporta l’agenzia di stampa russa Ria, verranno presi in considerazione i comportamenti dell’Occidente “nell’aggiornamento della dottrina nucleare”
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Peskov ha affermato che la Federazione Russa sta ora lavorando per sviluppare nuovi approcci per aggiornare il lavoro svolto sulle politiche nucleari. Secondo lui, l’attuale agenda politica dell’Ue, e la situazione che si è creata con l’Occidente, richiede nuove strategie.
Le minacce di Putin all’Occidente
Non è la prima volta che il leader russo minaccia l’Occidente e l’Europa. In passato, infatti, sin da quando l’Unione europea ha iniziato a finanziare economicamente il riarmo ucraino e aperto dei corridoi umanitari per gli sfollati, il Cremlino ha dichiarato che non avrebbe avuto scrupoli a prendere di mira le Capitali degli Stati membri.
Sulle prossime elezioni americane, invece, il portavoce ha aggiunto che “Vincerà colui che sarà scelto dal popolo americano. Il nostro compito qui non è interferire, il nostro compito è osservare come ciò accade”.
Secondo il “Financial Times” citando fonti di intelligence, già nei mesi scorsi la Russia avrebbe realizzato un piano contro l’Ue preparando “violenti atti di sabotaggio in tutto il continente europeo“, come attentati, incendi dolosi o danni alle infrastrutture – senza preoccuparsi di provocare vittime tra i civili.
Il viaggio in Mongolia
L’Unione Europea, intanto, ha “preso atto” della visita del presidente russo in Mongolia e “si rammarica” che questo Stato, firmatario dello Statuto di Roma, “non abbia rispettato i suoi obblighi” ed eseguito il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). Lo ha dichiarato in una nota un portavoce dell’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ricordando come Putin sia oggetto di un mandato di arresto per “presunti crimini di deportazione illegale e trasferimento illegale di bambini dai territori ucraini temporaneamente occupati”.
E di rientro dalla Mongolia, Putin incontra il vicepresidente della Cina Han Zheng.
Le rinnovate relazioni con la Cina
Le relazioni tra Russia e Cina hanno raggiunto un livello senza precedenti, ha dichiarato Vladimir Putin in un incontro con il vicepresidente cinese Zheng a margine del Forum economico orientale a Vladivostok.
“Grazie agli sforzi congiunti, le relazioni tra Cina e Russia hanno raggiunto un livello senza precedenti. Inoltre, attribuiamo grande importanza alla cooperazione interregionale. Spero che durante gli incontri di oggi e il lavoro congiunto di domani al Forum economico orientale, saremo in grado di cercare e trovare nuove aree della nostra interazione”, ha affermato il capo dello Stato.
Il Presidente ha espresso la speranza che Vladivostok diventi un centro di attrazione per gli scambi culturali tra i due Paesi, così come per i turisti provenienti da tutto il mondo.
A scriverlo è l’agenzia russa che aggiunge: “Prendetevi mezz’ora e guardate cosa stiamo costruendo qui. In modo da avere un’idea delle ulteriori opportunità in questo settore umanitario”, avrebbe affermato il leader russo.
Putin ha anche ricordato che la parte russa attende il presidente cinese Xi Jinping al vertice dei Brics a Kazan questo autunno e ha proposto di tenere con lui un incontro bilaterale. Si prevede che Putin incontrerà anche il vice primo ministro serbo Alexander Vulin e il primo ministro malese Anwar Ibrahim a margine dell’EEF.
L’Eastern Economic Forum si svolgerà dal 3 al 6 settembre presso il campus dell’Università Federale dell’Estremo Oriente a Vladivostok.
Lo stallo con la Turchia
Ad aggiungersi al puzzle c’è la Turchia, in stallo con l’Ue per i negoziati di adesione. Nonostante lo status di “candidato”, pare che l’allontanamento dalle politiche europee abbia portato la Turchia a guardare in un’altra direzione.
Il Paese ha chiesto di unirsi ai Brics. Lo ha confermato un portavoce dell’Akp, il partito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “La nostra richiesta è chiara, è in corso il processo”, ha detto Omer Celik ai giornalisti ad Ankara senza fornire alcun dettaglio.
Non è chiaro quando la Turchia abbia formalmente chiesto l’adesione al gruppo. Celik si è limitato a confermare che l’opinione pubblica verrà informata appena ci saranno dei risultati. E non è arrivato sinora nessun commento dai Brics. Se la Turchia dovesse aderire sarebbe il primo Paese Nato.
Il gruppo ‘originario’ riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Più di recente è arrivata l’apertura a Iran, Egitto, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia. La prossima riunione è prevista per ottobre a Kazan, in Russia, e il leader russo Vladimir Putin. I Paesi Brics rivendicano di rappresentare il 42% della popolazione mondiale.