A un giorno dall’inizio del Conclave che dovrà eleggere il successore di Papa Francesco, i riflettori si concentrano su un piccolo ma rumoroso fronte interno alla Chiesa cattolica: quello dei cardinali ultraconservatori. Determinati a imprimere una svolta rispetto all’apertura e alla pastorale inclusiva del pontificato di Bergoglio, premono per un pontefice che segni un ritorno alla tradizione, solleticando, in alcuni casi, le fantasie di una “santa alleanza” tra fede e politica, persino negli Stati Uniti. In tutto saranno 133 i cardinali elettori, quasi l’80% dei quali nominati da Francesco. Ma i numeri, da soli, non bastano a garantire la continuità.
In questo contesto, Roma è diventata il palcoscenico di una grande mobilitazione internazionale dei cattolici conservatori. La cosiddetta “America Week”, descritta anche dal ‘New York Times’, ha portato nella Capitale esponenti di spicco del conservatorismo cattolico americano ed europeo. Mentre alcune iniziative sono state sospese in segno di rispetto per la morte del Pontefice, altre sono state confermate, trasformandosi in occasioni di incontro e confronto tra esponenti del cattolicesimo tradizionalista europeo e americano, in un clima di attesa per il futuro della Chiesa. Dal ballo mondano di Palazzo Brancaccio, tra valzer e discussioni ad alto livello, fino agli incontri riservati organizzati dal Napa Institute, l’obiettivo dichiarato è replicare in Europa il modello statunitense di mobilitazione cattolica conservatrice.
Personaggi come Brian Burch, nominato da Trump ambasciatore presso la Santa Sede, o la principessa tedesca Gloria von Thurn und Taxis, già confidente di Benedetto XVI, hanno partecipato agli eventi. Non è mancato neppure Alexander Tschugguel, attivista austriaco noto per la sua protesta contro le statue indigene del Sinodo per l’Amazzonia. Tutto questo a testimonianza di una strategia ben orchestrata, tesa a rafforzare una visione tradizionalista della Chiesa post-Bergoglio.
Il sogno (americano) di un Papa conservatore
Da tempo, nei circoli ecclesiali vicini al mondo conservatore statunitense, si lavora a una successione che interrompa il cammino sinodale e inclusivo di Francesco. Il cardinale Raymond Leo Burke, tra i più noti oppositori del Papa defunto, è al centro di questa strategia, sostenuta da reti e fondazioni legate a quella che è stata definita la galassia “MAGA Catholics”. Insieme a lui, il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e figura vicina al presidente Donald Trump, è spesso indicato come possibile kingmaker del prossimo conclave.
La loro visione punta a un ritorno della Messa in latino, a un irrigidimento dottrinale sui temi della bioetica, del ruolo delle donne nella Chiesa, delle unioni LGBTQ, e alla fine delle aperture sui migranti e sull’ecologia integrale. Una linea che ha trovato eco anche nel sito conservatore “The College of Cardinals Report”, che valuta i papabili sulla base della loro ortodossia e fedeltà ai principi tradizionali.
L’ombra lunga del trumpismo sul Conclave
A pochi giorni dall’inizio del Conclave, Donald Trump ha deciso di far sentire, ancora una volta, la propria voce in maniera indiretta ma eclatante. Sui profili social della Casa Bianca e su Truth Social è apparso un ritratto, generato dall’intelligenza artificiale, in cui il presidente americano appare in abito papale: mitra sul capo, croce d’oro al collo, seduto con aria solenne su una poltrona, mentre alza l’indice destro al cielo. Nessun commento accompagna l’immagine, ma il messaggio è evidente. Solo pochi giorni prima, Trump aveva scherzato pubblicamente sulla possibilità di diventare Papa: “Mi piacerebbe essere Papa. Sarebbe la mia prima scelta”, ha dichiarato ai giornalisti.

L’immagine ha suscitato scalpore dentro e fuori le mura vaticane. Il portavoce della Santa Sede, Matteo Bruni, ha scelto il silenzio, evitando ogni commento durante il briefing pre-Conclave. Ma la Conferenza episcopale di New York è intervenuta duramente: “Non c’è niente di intelligente o divertente in questa immagine, signor presidente. Non ci faccia il verso”, ha scritto in un post. Anche il cardinale Dolan ha criticato l’uscita: “Come dicono gli italiani, è stata una brutta figura”.
Chi guiderà la Chiesa dopo Francesco?
Nonostante il fervore degli ambienti tradizionalisti, secondo molti analisti le possibilità di un Papa espressione della destra ecclesiale sono limitate. Il reverendo Thomas Reese ha definito “sciocchezze” le indiscrezioni su un candidato ultraconservatore favorito, ricordando che circa l’80% dei cardinali elettori è stato creato da Francesco. “Non eleggeranno qualcuno che rinnegherà il pontificato appena concluso”, ha dichiarato.
Tra i papabili ritenuti espressione di una continuità moderata figurano il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e figura di spicco della Comunità di Sant’Egidio, e il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo. Nomi che incarnano una visione pastorale aperta e dialogante. Al centro, come figura di mediazione, resta Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e abile diplomatico.
Tuttavia, i conservatori non si arrendono. Accanto a Burke e Dolan, restano in campo nomi come l’ungherese Péter Erdő, vicino a Viktor Orbán, e il guineano Robert Sarah, già prefetto della Congregazione per il Culto Divino, sostenitore della Messa tridentina e critico delle aperture bergogliane.
L’elezione tra dottrina e geopolitica
Il prossimo pontefice sarà chiamato a confrontarsi non solo con le sfide interne alla Chiesa, ma anche con un mondo profondamente polarizzato. Un papato “trumpiano” potrebbe segnare un irrigidimento delle relazioni con la Cina, un raffreddamento del dialogo con l’Islam moderato e un riavvicinamento alle destre cristiane europee. Ma appare difficile, se non impossibile, che i cardinali scelgano una figura che rinneghi l’eredità spirituale e pastorale di Francesco.
Come ha ricordato il cardinale Gerhard Ludwig Müller, anche lui critico di Bergoglio, “non esiste un battesimo conservatore o progressista. C’è una sola Chiesa”. Ma nella Cappella Sistina, ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola conta. E sebbene il numero giochi a favore della continuità, sarà la capacità di mediazione, visione e spiritualità a determinare chi raccoglierà il testimone di San Pietro.