Se i primi 100 giorni di un governo sono spesso considerati un “termometro” per misurare l’orientamento politico di una leadership, quelli della seconda Commissione von der Leyen (2024-2029) assumono una dimensione ben più complessa. Il 1° dicembre 2024 ha segnato l’inizio di un mandato che da subito è stato segnato da eventi geopolitici tumultuosi, mutamenti rapidi nel panorama internazionale e la necessità di rispondere con una leadership incisiva. Con uno scenario globale che oscilla tra alleanze che si sgretolano e sfide economiche, i primi cento giorni di Ursula von der Leyen si sono configurati come un banco di prova fondamentale, non solo per la Commissione ma per l’intero futuro dell’Unione Europea.
Se il suo primo mandato era stato segnato da crisi globali senza precedenti, dalle difficoltà dovute alla pandemia di Covid-19 alle tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina, l’inizio del 2025 ha proposto una nuova serie di sfide, tutte con un denominatore comune: l’urgenza. In un mondo che sembra accelerare verso l’incertezza, la Commissione Europea ha risposto con un ritmo incalzante, cercando di tenere il passo con eventi imprevedibili. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la crescente minaccia di nuove guerre e i conflitti interni all’Europa hanno reso ancora più imperiosa la necessità di decisioni rapide e audaci.
La rotta europea tra prosperità, sicurezza e democrazia
Dal primo giorno di insediamento, von der Leyen ha dichiarato di voler basare la sua azione su tre pilastri: prosperità, sicurezza e democrazia. A ben guardare, queste tematiche non sono mai state così cruciali come ora. La Commissione, infatti, non si è limitata a proseguire l’agenda politica già delineata nelle Linee Guida, ma ha anche risposto a un nuovo senso di urgenza, amplificando la velocità e la determinazione con cui i vari dossier sono stati affrontati.
La prosperità, che si traduce in un’Europa competitiva e innovativa, ha subito una forte spinta con l’introduzione della Bussola della Competitività. Questo strumento è stato visto come una traduzione pratica del “rapporto Draghi”, e rappresenta la stella polare per le politiche economiche dell’Unione, che includono misure mirate alla transizione verde e digitale. La Commissione ha dato avvio anche al Clean Industrial Deal, un piano per supportare le industrie ad alta intensità energetica, riducendo le emissioni di CO2 senza compromettere la competitività del settore. Ma l’azione della Commissione non si è fermata ai grandi settori industriali. Sono stati intrapresi dialoghi strategici con i settori agricolo, automobilistico e siderurgico, mostrando una capacità di intervento diretta e concreta sulle transizioni ecologiche e digitali di quei comparti considerati vitali per l’economia europea.
In parallelo, il secondo pilastro, quello della sicurezza, è stato fortemente messo alla prova. Le sfide geopolitiche si sono intensificate, con la guerra in Ucraina che ha reso urgente una riflessione sulla difesa comune europea. La Commissione ha quindi introdotto la figura del Commissario per la Difesa, una mossa storica che è stata seguita dal varo del pacchetto ReArmEurope, un investimento da 800 miliardi di euro volto a potenziare la difesa europea, non solo in termini di capacità militare, ma anche di tecnologie all’avanguardia. Il piano include sviluppi in settori strategici come la cyber-sicurezza, l’AI, il calcolo quantistico e le reti satellitari, tutti ambiti in cui l’Europa mira a consolidare la propria leadership globale.
Infine, il terzo pilastro della democrazia è stato affrontato in un contesto che ha visto una crescente minaccia ai valori fondamentali dell’Unione. L’erosione della sovranità da parte di alcuni Stati membri e il rischio di una deriva verso politiche autoritarie sono stati elementi che hanno spinto von der Leyen e la Commissione a intensificare l’azione per preservare lo stato di diritto. La Presidente ha ricordato che l’Europa deve rimanere aperta e pronta a costruire partenariati internazionali che garantiscano stabilità e crescita, mentre al contempo si fa garante di un ordine interno democratico e giuridico.
Un’Europa più globale
I primi cento giorni della Commissione von der Leyen sono stati caratterizzati da un’energica spinta verso la costruzione di nuove alleanze e il rafforzamento di quelle già esistenti. Con il contesto internazionale che muta rapidamente, l’Europa ha deciso di guardare oltre i suoi confini, cercando nuovi partner strategici e consolidando legami economici con Paesi che giocano un ruolo cruciale nel futuro globale.
Un punto di riferimento fondamentale è stato l’accordo con il Mercosur, che segna un’importante svolta nei negoziati commerciali tra l’Europa e il blocco sudamericano. Dopo decenni di trattative, l’intesa con il Mercosur ha creato un mercato di 700 milioni di consumatori, un passo fondamentale per incrementare le opportunità commerciali e difendere gli interessi europei in un mondo sempre più competitivo. A questi sviluppi si sono aggiunti gli accordi con la Svizzera e il Messico, che hanno permesso di allargare il cerchio di alleanze su scala globale.
In un periodo di crescente rivalità tra le grandi potenze, la Commissione ha deciso di rafforzare anche i legami con l’India, la più grande democrazia del mondo. La visita della Presidente a Nuova Delhi ha dato il via a una serie di colloqui strategici, con l’obiettivo di concludere un accordo di libero scambio entro la fine dell’anno. Un’altra mossa significativa è stata la ripresa dei negoziati con la Malesia, mentre i legami con i Paesi della Caricom sono stati ulteriormente consolidati. Questi interventi mostrano chiaramente come la Commissione von der Leyen abbia centrato l’obiettivo di proiettare l’Europa su un palcoscenico internazionale sempre più ricco di opportunità e alleanze strategiche.
L’Europa, dunque, si sta proponendo come un attore globale che punta alla cooperazione internazionale, ma allo stesso tempo rivendica la propria autonomia e la capacità di evitare le dipendenze strategiche che l’hanno troppo spesso limitata nel passato. “Costruire economie forti” è il mantra che ha accompagnato il primo semestre della Commissione, un obiettivo che si riflette non solo negli accordi internazionali, ma anche nella revisione delle politiche economiche interne, con particolare attenzione alla sicurezza energetica e alla transizione verde.
Il futuro dell’Europa tra ambizione e pragmatismo
Nel descrivere i primi cento giorni della sua Commissione, Ursula von der Leyen ha messo in evidenza una nuova consapevolezza della necessità di risposte rapide ed efficaci. Il senso di urgenza, che permea ogni iniziativa, è il risultato diretto di un cambiamento profondo nei tempi e nelle dinamiche politiche. Se il primo mandato della Presidente si era caratterizzato da una spinta verso la transizione verde e la digitalizzazione, il secondo si presenta come un periodo di consolidamento e rafforzamento delle fondamenta economiche, politiche e di sicurezza dell’Europa.
La velocità di azione della Commissione si è manifestata anche in iniziative ambiziose come la creazione del programma ReArm Europe, che sottolinea il legame indissolubile tra la forza economica e la sicurezza. Questi investimenti, pur orientati alla difesa, rappresentano un volano per l’economia europea nel suo complesso, poiché le tecnologie sviluppate per la sicurezza troveranno applicazione in numerosi altri settori, da quello industriale a quello digitale.
In ambito interno, la Commissione ha anche messo in campo un piano per la riduzione della burocrazia, con l’introduzione di nuovi pacchetti omnibus che semplificano le regolazioni e riducono gli ostacoli amministrativi. A ciò si aggiunge il dialogo sociale rinnovato, con la firma di un nuovo Patto per il Dialogo Sociale Europeo, che intende rafforzare la coesione sociale e l’inclusività delle politiche europee. Con la creazione dell’Unione dei Risparmi e degli Investimenti Europei, la Commissione si prepara a stimolare l’investimento privato, fondamentale per trasformare l’Europa in una vera e propria potenza economica.
Il pragmatismo, dunque, è la parola d’ordine che sembra guidare questo secondo mandato della Commissione von der Leyen, un pragmatismo che si sposa con una visione ambiziosa per il futuro dell’Unione. L’Europa deve essere in grado di rispondere in modo rapido ed efficace alle sfide odierne, ma anche di anticipare quelle future, costruendo su basi solide e investendo nel proprio potenziale.
Con questi primi cento giorni, la Commissione ha mostrato non solo determinazione, ma anche una certa capacità di adattamento alle circostanze straordinarie in cui si trova a operare. Tuttavia, è chiaro che le sfide che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni sono ancora enormi. La rotta è stata tracciata, ma la navigazione non sarà facile.