Elon Musk non è solo un visionario della tecnologia, ma anche un provocatore. Dalla sua posizione privilegiata come proprietario di Tesla e X, il magnate ha lanciato e lancia frecciate contro l’Unione Europea, sfidando la burocrazia di Bruxelles, criticando apertamente leader e politiche dei vari Paesi e dando sostegno a movimenti di estrema destra. Dai social media alle scelte editoriali, Musk sembra deciso a influenzare la narrativa europea. Ma dove finisce la libertà di espressione e inizia l’ingerenza? Lo scontro è aperto e destinato a far discutere.
Ecco una carrellata – non esaustiva – di interventi dell’uomo più ricco del Mondo sui fatti del Vecchio Continente.
Musk vs Ue (e Breton)
Con l’Unione europea da tempo i rapporti non sono idilliaci: basti pensare che dopo la conferma della Commissione von der Leyen 2 ha Musk ha subito sentito l’esigenza di dire che l’organo esecutivo del blocco non è democratico e che l’Europarlamento dovrebbe votare direttamente sulle questioni (come in effetti avviene, ma la cosa pare irrilevante).
Quasi epica poi è stata la diatriba via social che lo scorso agosto ha contrapposto Thierry Breton a Musk quando quest’ultimo su X ha intervistato Trump, in corsa per la Casa Bianca, senza contradditorio e senza contraddirlo, in pratica fornendogli un enorme megafono. In quell’occasione Breton aveva scritto al proprietario di Tesla una lettera chiedendogli di fare attenzione al pericolo fake news, e lui aveva risposto praticamente a parolacce sempre via X.
Simbolico infine anche l’episodio in cui ha definito Vera Jourova, commissaria per i Valori e la trasparenza, “l’epitome del male banale e burocratico” in risposta all’accusa di essere un “promotore del male” per la diffusione di fake news sulla piattaforma.
Musk vs Germania
Il proprietario di Space X sembra particolarmente ossessionato dalla Germania. È di due settimane fa l’endorsement ad Alternative fuer Deutschland (Afd), il partito di estrema destra considerato da tribunali e servizi segreti tedeschi antidemocratico, che annovera tra le sue fila alcuni membri su posizioni neonaziste e di cui Weidel è leader e candidata cancelliera alle elezioni di febbraio.
“Solo l’Afd può salvare la Germania“, ha scritto nei giorni scorsi su X il ‘co-presidente’ degli Usa, che si è guadagnato questo soprannome per la sua interpretazione piuttosto ingombrante del suo ruolo di consigliere del neo eletto presidente Usa Donald Trump.
A stretto giro era seguita la pubblicazione di un editoriale sul quotidiano Welt am Sonntag, una scelta molto criticata anche all’interno della redazione, tanto da provocare le dimissioni di un caporedattore.
Nell’articolo, Musk definiva Afd “ultima scintilla di speranza” per la Germania, che, sostiene, sta in bilico sull’orlo del “crollo economico e culturale“. Solo il partito radicale, secondo il magnate, può rilanciare l’economia tedesca e impedire la perdita dell’identità nazionale attraverso una “politica di immigrazione controllata”.
Cristallina la sua logica: “La rappresentazione dell’Afd come estremista di destra è chiaramente falsa, considerando che Alice Weidel ha una partner dello stesso sesso proveniente dallo Sri Lanka! Vi sembra Hitler? Per favore!” ha detto Musk nell’articolo.
Nell’articolo, Musk ha anche elogiato l’approccio del partito in materia di regolamentazione, tasse e deregolamentazione del mercato. A tal proposito non va dimenticato che vicino Berlino c’è uno stabilimento Tesla che è anche la prima fabbrica di auto elettriche del produttore statunitense in Europa e che chiaramente si avvantaggerebbe di eventuali cambiamenti in tale direzione.
Sulla vicenda si è aggiunta anche la preoccupante uscita di JD Vance, vicepresidente eletto di Trump, che ha dichiarato di non voler appoggiare alcun partito alle elezioni tedesche ma che l’articolo di Musk è “interessante”.
In diverse situazioni poi Musk ha poi insultato il cancelliere uscente Olaf Scholz, definito dopo l’attentato ai mercatini di Natale di Mageburgo “un idiota incompetente” che “dovrebbe dimettersi immediatamente”.
D’altronde già in occasione delle elezioni tedesche del 2023 Musk aveva detto la sua, chiedendo la fine del governo ‘semaforo’ di Scholz (Spd, Verdi e Fdp) e criticando il finanziamento di operazioni di soccorso nel Mediterraneo.
Questi ultimi interventi del proprietario di X sono stati visti dai politici tedeschi come interferenze, mentre si avvicinano le elezioni anticipate federali, previste il 23 febbraio, e la preoccupazione sale.
Friedrich Merz, candidato dei conservatori della Cdu e favorito alla carica di cancelliere, ha definito l’articolo un’ingerenza senza precedenti, “invadente e pretenziosa”. Mentre il presidente dei socialdemocratici (Spd), Lars Klingbeil, ha accusato Musk di voler “far precipitare la Germania nel caos” e lo ha paragonato al presidente russo Vladimir Putin: “Entrambi vogliono influenzare le nostre elezioni e sostenere in particolare i nemici della democrazia dell’Afd”.
Musk vs Regno unito
Altra ossessione dell’uomo più ricco del mondo è il Regno Unito: già in estate era intervenuto dopo i tragici fatti di Southport, diffondendo tramite X la bugia che l’assassino delle tre studentesse uccise nella cittadina costiera fosse un richiedente asilo entrato illegalmente nel Paese. Cosa non vera ma che ha provocato rivolte durate per settimane che hanno creato molti problemi. Musk ne aveva approfittato per definire “inevitabile” una guerra civile e che il sistema giudiziario britannico è “a due livelli”, trattando i bianchi in modo più duro, alimentando tensioni e violenze.
Nelle ultime settimane poi il magnate si è espresso a favore di ‘Mr Brexit’ Nigel Farage, populista e rivale del premier labourista Keir Starmer, la cui popolarità è crollata in breve tempo dalle elezioni dello scorso luglio. Farage la scorsa settimana ha elogiato Musk, descrivendolo come “una figura eroica assoluta , in particolare per i giovani”, affermando anche che è stato “molto utile alla nostra causa“.
Si è parlato pure di una possibile donazione di 100 milioni di dollari a favore del suo partito, Reforme UK, ma la scorsa settimana si è consumata una frattura tra i due: dopo un altro intervento di Musk, stavolta a favore del leader fascista Tommy Robinson (pseudonimo di Stephen Yaxley-Lennon, fondatore dell’estrema destra English Defense League) – incarcerato per aver violato un ordine della corte dopo una condanna per diffamazione ai danni di un rifugiato siriano – Farage si era dissociato e aveva sottolineato come Robinson non era nel suo partito e mai lo sarebbe stato.
Morale, Musk ha ‘scaricato’ Farage e ha affermato urbi et orbi su X che “il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha le carte in regola”. Farage, da parte sua, ha affermato: ” Beh, questa è una sorpresa! Elon è un individuo straordinario, ma su questo temo di non essere d’accordo“.
Negli ultimi mesi non sono poi mancate opinioni estreme – come quella per cui il Regno Unito è uno Stato di polizia tirannico – e ripetuti insulti a Starmer, che ha definito “imbarazzo nazionale”, ha esortato ad andarsene, e ha accusato di essere colluso e colpevole nel drammatico caso di abusi sessuali sistematici su minori che in questi giorni sta tenendo banco nel Paese.
Si tratta di una storia pesantissima: dalle indagini è emerso che tra il 1997 e il 2013 nella città di Rotherham una gang composta per lo più da uomini asiatici britannici avrebbe abusato per decenni soprattutto di ragazze bianche vulnerabili, protetti dalle comunità e senza che le autorità intervenissero.
Nel 2008 Starmer era appena stato nominato direttore della pubblica accusa, cosa per cui secondo Musk sarebbe “complice dello STUPRO DELLA GRAN BRETAGNA”, arrivando a chiedere il carcere per lui. Il premier britannico in controbattuta ha affermato di aver affrontato il crimine “di petto” e ha aggiunto: “Coloro che diffondono bugie e disinformazione il più lontano possibile non sono interessati alle vittime, sono interessati a se stessi”. Lunedì Musk ha a sua volta replicato ai commenti di Starmer definendolo “assolutamente spregevole”.
“Elon Musk è un cittadino americano e forse dovrebbe concentrarsi sulle questioni dall’altra parte dell’Atlantico“, ha detto venerdì scorso Andrew Gwynne, ministro della Salute, alla radio LBC.
Musk vs Francia
Quanto alla Francia, l’inverno scorso Musk criticò l’arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram, da parte delle autorità francesi, etichettandola come violazione della libertà d’espressione, ma ha anche lodato Macron per le sue riforme pensionistiche definite necessarie.
Macron tiene un atteggiamento ambivalente: un mese fa è riuscito a portare lui e Trump alla riapertura della cattedrale di Notre Dame e lo ha anche invitato a un incontro sull’intelligenza artificiale a Parigi il mese prossimo. Ma questo lunedì, nel suo discorso annuale agli ambasciatori francesi riuniti a Parigi, ha accusato il magnate di intromettersi nella politica europea e di sostenere un nuovo “movimento reazionario” in tutto il mondo. Non lo ha citato per nome ma la descrizione non lascia dubbi: “Dieci anni fa, chi avrebbe potuto immaginare che il proprietario di uno dei più grandi social network al mondo avrebbe sostenuto un nuovo movimento reazionario internazionale e sarebbe intervenuto direttamente nelle elezioni, anche in Germania”?
Intanto l’uomo più ricco del mondo non ha ancora espresso il suo parere sulla politica francese e non è chiaro se sosterrà il Rassemblement National di Marine Le Pen, vista la differenza di pensiero che li divide in materia economica.
Musk vs Italia
L’Italia gode dell’ottimo rapporto tra Musk e la premier Giorgia Meloni, e il miliardario si è espresso su diversi fatti nostrani: si è schierato con Matteo Salvini sul caso Open Arms e ha criticato i magistrati italiani per le loro decisioni in merito ai centri per migranti in Albania, tanto che il presidente Mattarella ha dovuto ricordargli che l’Italia è un Paese sovrano che sa badare a se stesso.
Negli ultimi giorni c’è stato poi il ‘giallo’ delle trattative del governo con SpaceX per un possibile accordo da 1,5 miliardi di euro per telecomunicazioni sicure. Accordo smentito dalle istituzioni e criticato da più parti proprio perché si affiderebbero al magnate americano informazioni e dati sensibili.
Musk vs Romania
Il proprietario di X ha avuto da ridire anche sulle recenti elezioni presidenziali romene, annullate dalla Corte costituzionali in una decisione senza precedenti in Occidente proprio perché ritenute inquinate e manipolate da un indebito vantaggio dato da TikTok al candidato ultranazionalista filo-russo Călin Georgescu, oltre che da attacchi ibridi “aggressivi” dalla Russia.
“Come può un giudice annullare un’elezione e non essere considerato un dittatore?”, è stato il commento di Musk.
Musk vs Danimarca/Groenlandia
Un paio di giorni fa Musk ha offerto sostegno a Donald Trump, prossimo inquilino alla Casa Bianca, che entrerà ufficialmente in carica il 20 gennaio ma che sta già creando molto scompiglio. E nello specifico, ha espresso di nuovo la necessità “assoluta” che la Groenlandia, territorio autonomo appartenente alla Danimarca, diventi americano. E ha aggiunto di non escludere l’uso della forza per raggiungere questo obiettivo. Il magnate ha prontamente scritto su X: “Il popolo della Groenlandia deve decidere del proprio futuro e credo che voglia essere parte dell’America“.
Ucraina
In questa carrellata, come detto non esaustiva e che non tiene conto di tutti gli interventi che riguardano Stati non Europei – dal Brasile alla Cina al Venezuela – non può mancare l’Ucraina, da quasi tre anni in guerra con la Russia e per la quale l’attivazione dei satelliti del sistema Starlink, proprietà di Musk, è stata ed è fondamentale per portare avanti le attività militari. In sostanza, il miliardario ha in mano un grosso potere, quello di spegnere il sistema e decidere la sorti del conflitto in Europa.
Musk “è una figura pericolosa. E non è nell’interesse di nessuno averlo come nemico“, ha detto a Politico un ex consigliere del governo del Regno Unito. L’Europa, nel frattempo, dovrà decidere come rispondere a questa nuova realtà, visto che attualmente il megamiliardario è il più stretto collaboratore di Trump, il cui ritorno al potere già di suo ha destato e desta molte preoccupazioni nel blocco. In più, i due sono imprevedibili e a volte infantili: quello che ormai è chiaro è che la diplomazia come la conoscevamo non esiste più.