E’ confermato l’accordo tra le forze che reggono la maggioranza centrista dell’Ue – Popolari, Socialisti e Liberali – sulle nomine dei tre top jobs. Alla politica estera andrà Kaja Kallas, primo ministro estone, liberale. Se la sua nomina verrà confermata definitivamente e approvata dalla Commissione affari esteri del Parlamento europeo, diventerà la prima estone a ottenere una posizione di tale rilievo nell’Ue. Nonché la prima proveniente dall’Europa postcomunista. Attualmente l’incarico è ricoperto dallo spagnolo Josep Borell.
La nomina si unisce a quelle degli altri due importantissimi top jobs europei – Ursula von der Leyen alla Commissione, António Costa al Consiglio europeo – confermate dopo negoziati che hanno cercato di trovare un equilibrio tra risultati elettorali, geografia e genere (ma anche tra Paesi grandi e Paesi piccoli) e che hanno scontentato, nel metodo e non nei nomi, la premier Giorgia Meloni.
Gli studi, la famiglia e l’impegno in politica
Kallas, 47 anni, nativa della capitale Tallin, è il primo ministro dell’Estonia dal gennaio 2021. Avvocata esperta in diritto della concorrenza estone ed europeo, ha iniziato la sua carriera lavorando per due importanti studi legali del suo Paese, per poi essere eletta nel Parlamento nazionale nel 2011. In questa sede ha presieduto la commissione per gli affari economici fino al 2014, quando è approdata al Parlamento europeo, dove è membro della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE). Appassionata di innovazione, è stata correlatrice della relazione “Verso un atto per il mercato unico digitale”.
Nell’Europarlamento Kallas ha rappresentato l’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, un gruppo che unisce partiti accomunati appunto da ideali liberali e liberaldemocratici. L’alleanza costituisce, insieme ai centristi del Partito Democratico Europeo e altre forze, il gruppo Renew Europe. In effetti la sua nomina arriva nonostante l’insoddisfacente risultato elettorale del suo eurogruppo, scivolato al quarto posto nell’emiciclo e superato dai Conservatori di Meloni.
La premier estone non viene proprio dal nulla: suo padre Siim Kallas è stato a sua volta primo ministro del Paese tra il 2002 e il 2003 e poi Commissario Ue ai Trasporti per 10 anni, mentre il suo bisnonno è addirittura tra i fondatori dell’Estonia indipendente dopo la fine dell’impero zarista.
E sempre a proposito di famiglia, durante le deportazioni sovietiche dall’Estonia sua madre fu trasferita a forza con la madre e la nonna in Siberia e vi rimase fino ai dieci anni, scavando una profonda ferita nel nucleo familiare.
Lo scandalo in patria
La scorsa estate Kallas ha dovuto affrontare uno scandalo in patria: era emerso infatti che la società di logistica di cui il marito era azionista ha continuato a trasportare merci in Russia anche dopo l’invasione dell’Ucraina. Lei ha detto di non saperne nulla, e la cosa non sembra avere avuto troppe ripercussioni, quanto meno a livello internazionale dove la sua figura non pare sia stata intaccata.
Tuttavia in patria un calo di popolarità si è registrato: sebbene le venga riconosciuto di aver ottenuto sempre più peso internazionale per il suo Paese, che con 1,4 mln di abitanti è il quarto più piccolo dell’Ue, il consenso pare essere sceso al 16% a gennaio.
I problemi principali nell’agone europeo Kallas li ha invece avuti a marzo, quando si è ventilata l’ipotesi che il suo governo abbia gonfiato artificialmente i rimborsi per le armi inviate all’Ucraina nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Epf), un meccanismo che consente un rimborso parziale per questo tipo di donazioni.
Nello specifico, il dubbio era che l’Estonia abbia calcolato i rimborsi in base al prezzo di equipaggiamenti militari nuovi fornendo però materiale vecchio. Il ministero degli Esteri estone ha replicato dicendo che Tallin ha rispettato le regole e che l’Ucraina “non si è mai lamentata” della qualità delle attrezzature ricevute.
Antiputiniana, è ricercata dalla Russia
La premier estone è considerata un’europeista, con una ampia esperienza sia di politica interna che europea. Ma sono soprattutto le sue posizioni verso Est a caratterizzarla: Kallas è totalmente e intransigentemente anti-putianiana, e ha sostenuto con forza la necessità di sanzionare la Russia e di fornire aiuti finanziari e militari all’Ucraina. Dando anche il buon esempio, per così dire: l’Estonia è il primo Paese in Europa per aiuti concessi rispetto al Pil.
Già dal 2021, mentre Putin ammassava truppe al confine ucraino, Kallas aveva avvisato i leader europei e americani che la situazione rischiava di tracimare. Come infatti poi fu, ragione per la quale qualcuno, come riporta Repubblica, l’ha chiamata ‘Cassandra del Nord’.
Per tutta risposta, la Russia l’ha inserita nella propria lista dei ricercati: il primo leader straniero ad avere ricevuto questo trattamento dall’invasione dell’Ucraina. Casus belli: la decisione di rimuovere i monumenti di guerra risalenti all’epoca sovietica, considerato dal gigantesco vicino un’offesa alla memoria storica.
Coerentemente con il suo approccio antirusso, Kallas è a favore del rafforzamento della difesa comune europea anche perché, ha detto ad Afp: “Se questa aggressione paga in Ucraina, allora serve come invito a usarla altrove”.
Le perplessità sulla sua nomina
Non va scordato che l’Estonia confina con la Russia, e che le sue preoccupazioni sono condivise dalle con le Repubbliche baltiche, che infatti sostengono la nomina di Kallas alla politica estera con l’obiettivo di dare più centralità alle loro istanze e necessità.
Proprio qui casca l’asino, anche se sembra che non si sia fatto nulla, visto che Kallas ha ottenuto l’ambita nomina: da più parti infatti era emerso il timore che non fosse un’ottima mossa strategica piazzare alla politica estera una figura così fermamente antirussa. In effetti la cosa potrebbe essere vista come un segnale per Mosca e inasprire ulteriormente i rapporti fra i due blocchi.
Inoltre ci sono state critiche, in primis da Giorgia Meloni, che teme che la nomina di Kallas finisca per sbilanciare l’agenda estera dell’Unione sul fronte orientale, quello russo, a scapito di dossier fondamentali come il Mediterraneo, l’Africa, il Medio Oriente. Senza contare anche i rapporti con l’altra sponda dell’Atlantico, con il temuto ritorno di Trump alla Casa Bianca, e il cambio della guida nella Nato dal primo ottobre.
Occorrerà perciò capire come Kallas si muoverà sui vari scacchieri geopolitici, anche extra europei. Ad esempio, si ritiene che l’esponente liberale, considerata né pro-Israele né pro-Palestina, porterà avanti la posizione Ue basata sul diritto di Israele all’autodifesa, pur chiedendo il rispetto del diritto umanitario internazionale a Gaza.
In ogni caso, e questo è un aspetto molto importante, Kallas è vista come una politica di esperienza e soprattutto pragmatica, il che garantirebbe che sappia muoversi e mediare nelle situazioni più complesse. A partire dalle 27 posizioni dei 27 Paesi membri dell’Unione, per unire le quali servirà sicuramente capacità di creare consenso: una capacità che le viene attribuita.