Basi Nato in Italia e in Europa: quante sono e dove sono?

La "punizione severa" promessa da Khamenei dopo gli attacchi di Israele e Usa all'Iran ha riacceso gli spettri del terrorismo tra gli alleati
13 ore fa
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Esercitazione di aerei Nato
Esercitazione aerei Nato (Ipa/Fotogramma)

La “punizione severa” promessa da Khamenei dopo gli attacchi di Israele e Usa all’Iran ha riacceso gli spettri del terrorismo tra gli alleati. Tra le domande più frequenti degli utenti online, molti si chiedono: “quante basi Nato ci sono in Italia? E dove si trovano?”. In questo articolo diamo le risposte per capire qual è il ruolo dell’Italia nel supporto logistico all’Alleanza atlantica.

Quante basi Nato ospita l’Italia

Gli Stati Uniti mantengono in Italia la seconda più grande presenza militare in Europa dopo la Germania. Nel 2024, le installazioni americane sul territorio italiano comprendevano più di 120 strutture di diversa natura: basi aeree, navali, depositi di munizioni, centri di telecomunicazione, stazioni radar e strutture residenziali. In tutto si contano circa 12.902 militari americani dislocati: 3.055 dell’esercito, 3.992 della marina, 318 dei Marines e 4.636 dell’aeronautica.

Le basi Nato propriamente dette hanno una propria catena di comando dell’Alleanza Atlantica, ma la distinzione tra queste e le basi americane è complessa perché molte installazioni hanno natura ibrida o condivisa.

Esistono quattro tipologie diverse di strutture militari:

  • Basi concesse agli Stati Uniti in base agli accordi del secondo Dopoguerra, che rimangono sotto comando italiano mentre gli Usa detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni;
  • Basi Nato “propriamente dette” con propria catena di comando;
  • Basi italiane messe a disposizione della Nato in base agli accordi dell’Alleanza atlantica;
  • Basi condivise da Italia, Stati Uniti e Nato.

Molte installazioni rientrano in quest’ultima categoria, rendendo difficile una classificazione netta. Ad esempio, Aviano è tecnicamente una base americana ma ospita anche operazioni Nato, mentre Ghedi è formalmente italiana ma con forte presidio americano per la custodia di armi atomiche.

Dove si trovano le basi Nato e americane in Italia

Le basi Nato in senso stretto sono 4:

  • Centro di ricerche Nato di La Spezia;
  • Defense College di Roma;
  • Comando Nato di Napoli (Allied Joint Force Command Naples);
  • Base navale Nato di Taranto.

Quest’ultima ospita anche il Comitmarfor (Comando italiano delle Forze Marittime), certificato dalla Nato come Comando con capacità Marittima di Reazione Rapida. Durante il 2024, Taranto è stata definita la “capitale delle forze navali Nato” quando ha ospitato il cambio di comando della Standing Nato Maritime Group 2, una delle quattro forze di reazione rapida navale dell’Alleanza.

Come si intuisce dalla nomenclatura, non tutte queste hanno natura strettamente operativa e militare. Alcune svolgono funzioni di formazione, ricerca o comando strategico piuttosto che operazioni sul campo.

La distribuzione delle installazioni militari lungo la penisola segue una logica geografica precisa anche per la disposizione della basi americane: il Nord Italia che ospita i centri nevralgici per il controllo aereo e le operazioni terrestri; il Centro Italia funge da snodo logistico e di comando, mentre in Meridione si concentrano le installazioni navali e aeree.

Nel Settentrione spicca la base aerea di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, una delle più grandi installazioni americane in Europa con 5,5 milioni di metri quadrati. Questa base custodisce bombe atomiche B61-4 ed è l’unica in Italia capace di supportare i bombardieri strategici Stealth B2 Spirit utilizzati negli attacchi contro l’Iran. In Lombardia, Ghedi ospita circa 20 testate nucleari americane sotto controllo italiano, mentre il Veneto concentra il quartier generale della 173rd Airborne Brigade a Vicenza con le installazioni di Caserma Ederle e Camp Del Din.

Camp Darby, tra Pisa e Livorno, rappresenta il principale deposito di munizioni e ordigni per le forze americane in Europa e Nord Africa. Nel Lazio, la base navale di Gaeta supporta la VI Flotta americana, mentre Roma ospita il Nato Defense College per la formazione strategica degli ufficiali dell’Alleanza.

Sigonella, in Sicilia, nota per l’omonima crisi diplomatica tra Usa e Italia sotto il governo Craxi, costituisce il principale hub dell’aviazione americana nel Mediterraneo, mentre la stazione radio navale di Niscemi completa il quadro delle installazioni siciliane. Napoli ospita il comando logistico della VI Flotta. 

Il caso Sardegna: Teulada e la militarizzazione dell’isola

La Sardegna merita un approfondimento particolare per l’intensità della presenza militare e le controversie ambientali che ne derivano. Il poligono militare di Teulada, istituito nel 1956, rappresenta la seconda installazione più grande d’Italia e d’Europa con 7.200 ettari di superficie.

Questo poligono, insieme a quelli di Capofrasca e Quirra, ha trasformato l’isola in un laboratorio per le grandi esercitazioni internazionali Nato. La militarizzazione sarda si è intensificata nell’ultimo decennio, adattandosi alle nuove esigenze belliche tecnologicamente avanzate. Teulada ospita regolarmente contingenti destinati ai conflitti all’estero e test di ordigni avanzati.

Questa presenza militare genera forti controversie ambientali e sanitarie e non piace ai residenti. Nel poligono sono state esplose 556 tonnellate di materiale bellico, causando un inquinamento da sostanze tossiche che ha portato a un’incidenza anomala di leucemia e tumori nel vicino centro di Foxi. Nonostante un processo per disastro ambientale che ha visto imputati cinque generali, tutti sono stati assolti nel 2024.

Solo nel 2025, dopo 70 anni di attività, l’Esercito ha presentato la documentazione per ottenere la Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca) richiesta dalla normativa europea per le attività nelle Zone Speciali di Conservazione. Le associazioni ambientaliste denunciano questa come un’operazione di “greenwashing per continuare le esercitazioni con le stesse modalità distruttive.

Quante basi Nato e americane in Europa

La Germania detiene il primato assoluto per numero di basi militari americane in Europa, ospitando 110 installazioni secondo le stime più conservative, che salgono a 123 basi secondo altre fonti specializzate. Questa massiccia presenza si accompagna al dispiegamento di 36.000 militari americani in servizio attivo più 11.000 civili, per un totale di oltre 47.000 persone sul territorio tedesco.

Il primato tedesco non è casuale ma riflette l’eredità storica della Guerra Fredda, quando la Germania Ovest rappresentava la prima linea del confronto con l’Unione Sovietica. La base di Ramstein, che occupa più di 1.400 ettari di territorio, è la più grande installazione militare americana in Europa e funge da quartier generale dell’Eucom (United States European Command).

Italia secondo Paese per concentrazione

L’Italia si posiziona come secondo Paese europeo per presenza militare americana, con stime che variano significativamente a seconda dei criteri di classificazione perché, come abbiamo visto, non è semplice classificare questo tipo di installazioni.

Le 7 principali basi americane ufficialmente riconosciute dal Dipartimento della Difesa Usa sono: Aviano, Ghedi, Sigonella, l’Attività di supporto navale di Napoli, quella di Gaeta, USAG Italia e la Comunità militare USAG Italia-Darby.

La densità italiana si spiega (anche) con la posizione geografica strategica nel Mediterraneo, che rende il Paese un hub naturale per le operazioni verso Africa, Medio Oriente e Balcani.

La media europea

Il confronto con il resto d’Europa evidenzia quanto la presenza americana sia geograficamente concentrata. Le truppe Usa sono presenti in circa 40 basi militari in tutta Europa (intesa come continente) dalla Groenlandia ai confini con Turchia e Russia. La maggior parte delle basi è concentrata nell’Europa centrale, principalmente in Germania, Italia, Polonia e Regno Unito mentre il quartier generale dell’Eucom si trova a Stoccarda, in Germania, accanto all’Africa Command degli Stati Uniti.

Paesi come Spagna (2 basi principali), Regno Unito (5 basi), Polonia (5 basi) e Grecia (3 basi) ospitano installazioni strategicamente importanti per gli americani ma numericamente molto inferiori rispetto al duopolio tedesco-italiano. Anche Paesi storicamente alleati come Belgio (3 installazioni) o Paesi Bassi (2 basi) mantengono una presenza limitata di basi americane.

Le truppe americane nel Vecchi Continente fanno anche parte della Nato response force e circa 5.000 soldati rientrano nella “high readiness task force“, attivata in seguito all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Altri 3.500 soldati sono presenti in Kosovo nell’ambito della missione di peacekeeping.

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