L’apertura della Commissione europea sulle multe del settore automotive è finalmente arrivata. Le parole di Ursula von der Leyen fanno tirare un sospiro di sollievo all’industria automobilistica europea, che rischiava ingenti sanzioni per i nuovi limiti di emissione entrati in vigore dal 2025. Il clima era diventato rovente negli ultimi giorni mentre le indiscrezioni non lasciavano presagire un allentamento delle misure da parte di Bruxelles.
Regolamento auto, più tempo alle aziende
Oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha fatto sapere che l’esecutivo europeo proporrà un “emendamento mirato” alle norme sulle emissioni inquinanti dei veicoli, in modo da dare più tempo alle case automobilistiche per rispettarli. Nel secondo meeting nell’ambito del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automotive europea, spiega la presidente della Commissione, si è discusso anche della “transizione verso una mobilità pulita. C’è una chiara richiesta di maggiore flessibilità sugli obiettivi di Co2. Il principio chiave è l’equilibrio: da un lato abbiamo bisogno di prevedibilità ed equità per i first mover, coloro che hanno svolto con successo i loro compiti”, e quindi “dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati”. Il rischio, più volte sottolineato da Bruxelles, è che una netta inversione di rotta finisca per penalizzare quelle aziende che hanno investito tanto e bene nella elettrificazione.
D’altra parte, sottolinea von der Leyen, “dobbiamo ascoltare le voci e le parti interessate, che chiedono più pragmatismo, in questi tempi difficili, e neutralità tecnologica, specialmente se parliamo degli obiettivi del 2025 e delle relative sanzioni in caso di non conformità”.
In pratica, si tratta di conciliare le esigenze ambientali con quelle produttive, senza penalizzare le aziende che hanno investito nella transizione energetica. La soluzione trovata da Bruxelles consiste in un disallineamento temporale: “Per affrontare il problema in modo equilibrato, proporrò questo mese un emendamento mirato al regolamento sugli standard Co2: invece del rispetto annuale, le aziende avranno tre anni. Gli obiettivi rimangono gli stessi, devono rispettarli“.
Von der Leyen spiega i benefici di questa impostazione: che “significa più respiro per l’industria e più chiarezza, senza modificare gli obiettivi concordati. Sono sicura che un emendamento così mirato potrebbe essere approvato rapidamente dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, perché ovviamente ha senso solo se viene concordato rapidamente”, dice la presidente della Commissione parlando con la stampa. L’emendamento annunciato da von der Leyen getta acqua su un clima infuocato che ha visto l’americana Tesla e la tedesca Bmw presentare ricorso alla Corte di giustizia europea contro i dazi di Bruxelles sulle auto green e al fianco delle ditte cinesi Saic, Geely e Byd.
Urso: “Commissione dà ragione all’Italia”
Il governo italiano è sempre stato in prima linea nel chiedere a Bruxelles un allentamento dei limiti di emissioni e delle multe che, secondo le stime del presidente di Acea Luca de Meo, sarebbero pesate per 15 miliardi di euro sul settore. La revisione annunciata da von der Leyen piace al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che commenta: “È stata salvata l’industria dell’auto europea, la Commissione dà ragione all’Italia. Eliminata la tagliola delle multe che avrebbe determinato il collasso del settore. Ora avanti con la piena neutralità̀ tecnologica, l’autonomia strategica nella produzione di batterie e un piano incentivi europeo”.
Stop 2035 a rischio?
Soddisfatta anche la Lega, fortemente ostile alle politiche green di Bruxelles: “Multe evitate, ci hanno ascoltato con grave ritardo“. Per il partito guidato da Matteo Salvini, quanto deciso nell’ambito del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automotive europea non è sufficiente: “Adesso occorre azzerare la follia della messa al bando dei motori benzina e diesel dal 2035”, si legge ancora nella nota del partito.
La tensione sul settore è ben fotografata dall’insolita unione di intenti tra Ppe e Lega. Lo stesso Partito popolare europeo, di cui fa parte la presidente della Commissione, si è opposto con fermezza alle politiche di von der Leyen a cui ha chiesto di revocare lo stop alle auto a motore termico previsto per il 2035. Il principale schieramento politico dell’europarlamento ha affidato ai social la propria posizione sul tema: “L’obiettivo di porre fine alle vendite di auto con motore a combustione interna entro il 2035 sembra più irrealistico che mai. Il prossimo divieto ai motori a combustione interna dovrebbe essere revocato per riflettere la neutralità tecnologica”.
La richiesta del Ppe alla “sua” von der Leyen insiste sul ruolo dell’automotive per l’economia europea, già minacciata dallo scontro commerciale con Cina e Usa: “con 13 milioni di posti di lavoro, 255 fabbriche e 15 milioni di veicoli prodotti ogni anno, che rappresentano fino al 7% del Pil dell’Ue, non è esagerato dire che l’industria automobilistica sia il cuore pulsante della potenza industriale europea. Purtroppo, questo cuore pulsante è in difficoltà, progressivamente minato da diversi fattori economici e da passi falsi politici dalle conseguenze disastrose. La situazione è critica; non si tratta solo della perdita di posti di lavoro, ma della sovranità stessa del nostro continente. Noi del Ppe non vogliamo stare a guardare e rimaniamo fermi nella nostra convinzione che il futuro della mobilità debba essere plasmato in Europa, non in Cina. Devono essere l’industria, gli ingegneri e i ricercatori a decidere come raggiungere” gli obiettivi.
Non si può escludere che arrivino novità in tal senso nei prossimi giorni, visto che il dialogo sul futuro del settore non è ancora chiuso. Appuntamento per mercoledì 5 marzo, quando l’Ue svelerà il piano completo per l’automotive.