Si rompe il cordone sanitario, Austria verso il primo governo di estrema destra dal dopoguerra

Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen dà al leader di Fpö Herbert Kickl l'incarico di formare un esecutivo e assicura: "Lo Stato di diritto sarà garantito"
1 giorno fa
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Herbert Kickl
Herbert Kickl (Afp)

L’Austria potrebbe vedere presto il suo primo governo guidato dall’estrema destra dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ieri il presidente Alexander Van der Bellen ha incaricato il leader del Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della Libertà d’Austria – Fpö), Herbert Kickl, di formare un nuovo governo.

Dunque sembra proprio che in Europa il cordone sanitario, ovvero il rifiuto da parte di alcuni partiti di cooperare con altri, di solito perché percepiti come estremisti e antidemocratici, stia diventando sempre più un cordoncino sottile, si avvii anzi a sparire, superato dai fatti.

Populisti e radicali in ascesa in Europa (e non solo)

E i fatti sono che in tutta Europa le forze radicali hanno guadagnato terreno. Il 2024, ‘anno elettorale’ durante il quale si sono tenute elezioni in molti Paesi, ha visto quasi ovunque il successo o l’avanzata dei populismi: per rimanere ai casi più eclatanti, in Francia Rassemblement National ha potere di vita e di morte sugli esecutivi – già due – seguiti alle elezioni lampo di luglio, in Germania Alternative fuer Deutschland ha vinto o è arrivata seconda al voto in tre Laender ed è data per seconda alle legislative del 23 febbraio, in Romania la vittoria al primo turno delle presidenziali del candidato nazionalista e filorusso Călin Georgescu ha aperto una crisi politica senza precedenti storici nel Vecchio Continente, con le elezioni annullate dalla Corte Costituzionale. Senza dimenticare l’ascesa degli estremisti alle europee di giugno e la rielezione di Trump negli Stati Uniti.

E poi l’Austria, appunto, dove si è votato il 29 settembre: Fpö ha vinto con il 29,2% dei voti, mentre il Partito popolare austriaco (Österreichische volkspartei, Övp) del cancelliere Karl Nehammer ha perso oltre 11 punti ed è arrivato secondo con il 26,5% delle preferenze e i socialdemocratici di centro-sinistra (Sozialdemokratische partei Österreichs, Spö) si sono piazzati terzi con il 21,1% – il peggior risultato di sempre.

Una vittoria storica per Fpö ma che non sufficiente per governare, dunque in prima battuta si è provato a formare una coalizione tra i popolari, i socialdemocratici e i liberali di Neos, che avevano subito escluso un accordo con Kickl. Il cordone sanitario, appunto.

Va comunque detto che Fpö ha già avuto esperienze di governo, essendo stato due volte partner di minoranza in esecutivi di coalizione col partito popolare (durati entrambi poco). Lo stesso Kickl è stato ministro degli Interni, quindi l’idea che una forza radicale entri nella ‘stanza dei bottoni’ in Austria non è mai stata un tabù totale, complice anche una comunanza di vedute con i popolari su alcuni temi – ad esempio sui migranti e sulla riduzione delle tasse.

Il fallimento dei negoziati tra centristi

Nehammer tuttavia lo aveva decisamente escluso, ma dopo mesi di trattative, venerdì scorso si è giunti a un amaro epilogo: Neos ha abbandonato i negoziati, citando il bilancio e la competitività come punti critici e portando sostanzialmente al fallimento dell’ipotesi di un governo tra le tre formazioni.

Di conseguenza, Nehammer sabato ha annunciato le sue dimissioni dagli incarichi sia di cancelliere sia di leader del Partito Popolare, dando ai socialdemocratici la responsabilità del fallimento dei negoziati: “E’ evidente che le forze distruttive all’interno del Spö hanno prevalso”, ha detto ribadendo allo stesso tempo di non essere ancora pronto a formare una coalizione con Fpö. “E’ mia profonda convinzione che gli estremisti non offrono una soluzione a nessun problema”.

In ogni caso, teoricamente, Spö e Övp avrebbero potuto proseguire i negoziati autonomamente anche senza il sostegno di Neos e formare una coalizione bilaterale. Ma ieri il presidente austriaco ha scelto un’altra strada, incaricando Kickl di mettere in piedi il governo.

Van der Bellen, in un discorso alla nazione dopo l’incontro con il leader di Fpö, ha ricordato che il Partito della Libertà ha ottenuto il maggior numero di voti nelle elezioni legislative di settembre. Il presidente si è dichiarato consapevole dell’esistenza del “cordone sanitario” imposto dai tre partiti che hanno fallito i negoziati di coalizione e ha avvertito di non “prendere con leggerezza il passo” di affidare alla formazione di estrema destra il compito di formare un governo, assicurando che “garantirà il rispetto dello Stato di diritto”.

Stocker cambia tutto: “Non rifiuteremo i colloqui con Fpö”

Il segretario generale dell’Övp Christian Stocker, che ha assunto la direzione del partito a titolo provvisorio dopo le dimissioni di Nehammer, ha subito aperto a Fpö, cambiando completamente approccio rispetto al suo precedessore: “Non rifiuteremo i colloqui con loro”.

L’Austria, dunque, potrebbe avere presto un governo guidato da una forza anti-immigrati, filo-russa e scettica sul clima. Fpö è uno dei partiti estremisti più antichi d’Europa, essendo stato fondato nel 1956 da un funzionario nazista delle SS, anche se fino agli anni ’80 si è collocato su posizioni tutto sommato moderate. Con Jörg Haider, scomparso nel 2008, il movimento ha virato radicalmente a destra, fino ad arrivare a oggi, con Kickl che durante la campagna elettorale ha usato un’espressione cara ad Hitler, ponendosi come ‘cancelliere del popolo’.

È possibile un governo centro – ultradestra?

Ma è possibile un governo centro – ultradestra? Secondo gli analisti sì, proprio per i punti di contatto tra le due formazioni, specialmente per quello che riguarda alcuni aspetti come il controllo sull’informazione, che entrambe vorrebbero estendere, lo scetticismo verso la realizzabilità di alcuni obiettivi climatici, la spiccata insofferenza verso l’Unione europea.

Tuttavia ci sono molte differenze, soprattutto sulla politica estera: Kickl è contro la Ue e contro la Nato, è nazionalista, anti islam, anti immigrazione, è contrario alle sanzioni contro la Russia ed è favorevole alle ‘remigrazioni’ – espulsioni su base etnica o nazionale – di cui si parla anche in Germania attraverso il contiguo movimento di estrema destra Afd, anch’esso in fortissima ascesa come detto prima.

E non a caso Afd sta esultando per i nuovi sviluppi in Austria: la candidata cancelliera del partito, Alice Weidel, ha dichiarato: “Sta arrivando anche per noi la caduta del ‘firewall'”, ovvero del cordone sanitario contro di loro.

Secondo Weidel, il via libera dell’Övp a negoziati con Fpö dovrebbe essere un messaggio anche per il leader della Cdu Friederich Merz, dato per favorito alla carica di cancelliere al voto di febbraio. Gli elettori, ha ammonito la leader dell’Afd, non vogliono coalizioni “nelle quali i partiti di sinistra diano la linea” se la maggioranza dei seggi va a Cdu/Csu e Afd.

Sicuramente è un monito, o quantomeno un’indicazione, per tutti i partiti moderati: non hanno vinto le elezioni e non sono nemmeno riusciti a mettere in piedi delle coalizioni che tenessero fuori l’estrema destra. Robert Habeck, candidato cancelliere per i Verdi e attuale ministro dell’Economia in Germania, ha sintetizzato: “Se i partiti centristi non sono in grado di formare alleanze e liquidano i compromessi come opera del diavolo, questo aiuta i radicali. Se non siamo preparati a formare alleanze democratiche, affrontiamo la minaccia dell’instabilità e dell’incapacità di agire”.