Sì a una gestione più severa dei rimpatri, no al cambio radicale delle politiche migratorie. A 4 giorni dall’attentato terroristico del 23 agosto nella città tedesca di Solingen, quando un migrante siriano ha ucciso a coltellate tre persone e ne ha ferite altre otto, la politica tedesca si infiamma.
L’opposizione cavalca la situazione: il leader conservatore Friedrich Merz (CDU/PPE) sta facendo pressione sul cancelliere Olaf Scholz perché attui una serie di misure severe per limitare l’immigrazione.
Le pressioni dell’opposizione: governo “complice” delle violenze
Tra le altre cose, Merz chiede l’introduzione di controlli permanenti alle frontiere e di limitare la libertà di movimento prevista dall’accordo di Schengen. Inoltre, afferma, la Germania dovrebbe ripristinare il Regolamento di Dublino laddove prevede che sia il Paese dell’Ue di primo ingresso quello responsabile dei richiedenti asilo. E se l’Europa non è in grado di far rispettare efficacemente tali regole, la Germania dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza nazionale in materia di rifugiati in modo da poter procedere attraverso le normative nazionali.
L’attentatore, infatti, prima di arrivare in Germania era stato registrato in Bulgaria, dove peraltro doveva essere ritrasferito. Cosa che non era stata fatta perché il siriano, definito dall’ISIS dopo gli accoltellamenti di Solingen ‘un soldato islamico’, si era reso irreperibile.
“Il cancelliere sta gradualmente perdendo il controllo del suo stesso Paese“, ha attaccato Merz dopo aver incontrato Scholz ieri pomeriggio.
Dal canto suo, poi, il partito dell’estrema destra Alternative fuer Deutshland (AfD), in ascesa nel Paese, ha accusato il governo di essere “complice” delle violenze.
Scholz: “Bloccare migranti violerebbe la Costituzione e le norme Ue”
Scholz però sta resistendo a queste pressioni, poiché, spiega un portavoce, bloccare l’ammissione di migranti siriani e afghani “violerebbe la Costituzione e probabilmente anche le norme dell’Ue sui diritti umani”.
Anche perché il governo federale è fresco di una riforma, approvata a gennaio, che ha facilitato le espulsioni e che ha portato a un +30% dei rimpatri in un anno. Numero che potrà aumentare, se necessario, precisa il cancelliere.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che queste cose non accadano mai nel nostro Paese”, ha detto lunedì Scholz, anticipando che verrà anche inasprita la legge sui coltelli, una misura che “avverrà molto rapidamente”. Ha replicato Merz: “Il problema non sono i coltelli, ma le persone che li portano in giro”.
Scholz all’Europa: “Alcune norme dovranno essere cambiate”
Ma se da una parte il cancelliere frena, dall’altro lato chiede all’Europa una “task force” che esamini l’applicazione delle norme sull’asilo: “Alcune cose dovranno essere cambiate nel diritto europeo“, ha chiarito.
Dopo aver giocato un ruolo tradizionalmente moderatore, Scholz potrebbe ora accordarsi a chi in Europa ha fatto dell’inasprimento delle norme sull’asilo e sull’immigrazione il proprio cavallo di battaglia.
Tra questi, Giorgia Meloni e la Francia, che nel 2023 ad Annecy ha subito un attentato simile a quello di Solingen, anche in questo caso si pensa ad opera di un rifugiato siriano. Anche il governo olandese è uno dei falchi: il premier Geert Wilders, noto per le sue posizioni anti-islam, sta spingendo per dichiarare una “crisi dell’asilo” che consentirebbe al governo di attuare un sistema più restrittivo.
E mentre l’Unione a giugno ha firmato una storica riforma, il Patto sulla migrazione, che entrerà pienamente in vigore fra due anni, diversi Paesi chiedono “strumenti e misure” per contrastare l’migrazione irregolare e l’’immigrazione strumentalizzata’, cioè quella creata ad hoc artificialmente da governi terzi e attori non statali verso i Paesi dell’Ue per destabilizzarli.
In questo contesto, la Danimarca, nota per la sua dura posizione in materia di immigrazione, sta guidando una task force di 19 Paesi che presenterà delle proposte in materia di politica migratoria alla Commissione nei prossimi mesi, secondo quanto riportato da Politico.
L’Europa insomma non ha ancora finito di affrontare l’immigrazione irregolare. E nemmeno il cancelliere Scholz, perché il tema, già da anni al centro dell’agenda politica tedesca, ora lo sarà ancora di più, e oltretutto in un momento delicato.
L’attacco di Solingen orienterà le elezioni di settembre?
Sullo sfondo di questo brutale attacco, infatti, domenica prossima si terranno le elezioni in Turingia e Sassonia, seguite dal Brandeburgo il 22 settembre. In tutti e tre i Laender dell’ex Germania dell’Est si prevede una sconfitta più o meno ampia per la coalizione del cancelliere, previsione che ora potrebbe assumere i contorni di una vera batosta.
Guerra in Ucraina e migranti infatti sono stati temi centrali nella campagna elettorale, che al momento secondo i sondaggi vede in testa l’estrema destra di AfD/ESN in tutti e tre i Laender, soprattutto in Brandeburgo.
In Sassonia AfD, sempre secondo i dosaggi, supera anche i cristiano-democratici (CDU), che sono stati al potere per 16 anni. Tuttavia è improbabile – a meno che l’attentato non orienti il voto – che ottenga la maggioranza necessaria per governare. Inoltre, la CDU ha escluso di formare coalizioni con AfD sia a livello locale che federale, ma in ogni caso il partito radicale potrà trovarsi in condizione di esercitare una certa influenza a livello locale e forse statale.
C’è poi la variabile costituita dal nuovo partito – nato a inizio anno – l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw): una formazione di estrema sinistra quanto a temi economici e vicina alle politiche proposte da AfD per quanto riguarda la Russia, la fornitura di armi all’Ucraina, le politiche climatiche e migratorie. Un ibrido che sta raccogliendo molti consensi e che perciò potrebbe giocare un ruolo in queste elezioni.
Non va dimenticato, infine, che il voto locale potrebbe avere ripercussioni a livello nazionale, dove si voterà l’anno prossimo: anche in questo caso per il partito di centro-sinistra di Scholz si prevede una pesante sconfitta, tanto che potrebbe andare al potere il suo rivale Friedrich Merz. Secondo i sondaggi infatti la SPD (Partito Socialdemocratico) di Scholz è calata al 15%, i Verdi al 12% e FDP (Partito Liberale Democratico) al 5%.
Ecco perché un approccio diverso sul tema sempre caldissimo dell’immigrazione potrebbe cambiare le cose, se non al voto di settembre almeno in vista di quello nazionale.