‘Democrazia militante’ in azione? Afd è una minaccia per la Germania, cosa cambia per la politica tedesca

Mentre il Bundestag potrebbe chiedere il bando del partito, l’effetto boomerang è dietro l’angolo e il dibattito si sposta sul diritto della democrazia di difendere se stessa dai suoi nemici: per essere tolleranti occorre essere intolleranti?
8 ore fa
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Germania proteste piazza
Proteste a Berlino (Afp)

Alternative für Deutschland (Afd) è una ‘minaccia per la democrazia e l’ordine costituzionale’: il partito tedesco è stato ufficialmente classificato come movimento di estrema destra accertato dall’Ufficio tedesco per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, Bfv). Si tratta di una designazione importante, frutto di una lunga indagine, contenuta in un documento di oltre mille pagine, che attribuisce alla forza politica – oggi tra le più popolari nel Paese – la violazione di principi costituzionali fondamentali, a causa soprattutto delle sue posizioni xenofobe.

Il Bfv originariamente voleva rendere noti i risultati dell’indagine a fine 2024, ma la caduta del governo a novembre e le successive elezioni federali anticipate hanno portato l’organismo a rimandare l’annuncio, arrivato lo scorso venerdì.

Fino ad oggi Afd a livello federale era stato classificato come ‘caso sospetto’ di estremismo di destra. A livello di Länder invece le sezioni statali del partito in Turingia, Sassonia e Sassonia-Anhalt erano già state classificate come estremiste.

Afd mira ad escludere gruppi di popolazione

Ora l’Ufficio per la protezione della Costituzione ha fatto un ulteriore passo avanti a causa del “carattere estremista del partito nel suo complesso e che ignora il rispetto della dignità umana“, come ha affermato l’agenzia sottolineando anche che “la concezione prevalente del partito riguardo alle persone, basata sull’etnia e sull’origine, è incompatibile con l’ordinamento fondamentale di una libera democrazia“,

Il partito, ha precisato il Bfv, “mira a escludere determinati gruppi di popolazione da una partecipazione paritaria alla società, a sottoporli a una disparità di trattamento incostituzionale e quindi ad assegnare loro uno status svalutato giuridicamente”, in particolare per quanto riguarda le persone provenienti da Paesi musulmani.

Dallo scioglimento di Afd all’effetto boomerang, le conseguenze

Il Bundestag potrebbe chiedere lo scioglimento di Afd

Cosa significa nel concreto questa designazione? Intanto il Bundestag, il Parlamento tedesco, potrebbe chiedere alla Corte Costituzionale lo scioglimento del partito. Una possibilità prevista dalla legge e usata con successo in due occasioni, nel 1952 contro il Partito Socialista del Reich, apertamente neonazista, e nel 1956 contro il Partito Comunista Tedesco, che si opponeva allo Stato liberale e sosteneva un modello sovietico.

Ma oggi una mossa contro Afd viene considerata improbabile, sia per le difficoltà di portare avanti l’iter sia per ragioni di opportunità politica.

Effetto boomerang

Le conclusioni di Bfv infatti sono ovviamente entrate nel dibattito politico e rischiano di infuocarlo. Un’iniziativa per mettere al bando Afd avrebbe un probabile effetto boomerang per cui il partito vedrebbe rafforzate la sua immagine di forza anti-establishment e di conseguenza il consenso nei suoi confronti.

Non va dimenticato che secondo gli ultimi sondaggi Afd è il primo partito in Germania, e dunque avrebbe guadagnato ulteriore terreno dopo essere arrivato secondo alle elezioni del 23 febbraio, dietro la Cdu del quasi-cancelliere Friedrich Merz (la cui investitura ufficiale è prevista per domani) e prima dei socialdemocratici di Spd, che andranno comunque al governo in coalizione con i cristiano-democratici.

Si rischia un effetto boomerang anche a livello internazionale, e cioè di alimentare nuove reazioni e nuovo sostegno ad Afd, in particolare da parte dell’amministrazione Trump, che come vedremo si è subito espressa sulle conclusioni del Bfv.

BrandMauer (ancora) più stringente

A livello politico, l’etichetta di Afd aggiunge un tassello di complessità alla già difficile situazione in cui Merz si troverà a governare. Infatti esclude qualsiasi spiraglio per eventuali collaborazioni su temi specifici. Un’esclusione già in vigore ad opera del BrandMauer, il ‘muro tagliafuoco’ di sicurezza che storicamente impedisce ai partiti tedeschi di collaborare con le forze estremiste e anti-sistema. Un muro che però ultimamente ha mostrato qualche crepa: se è vero che Merz ha messo in piedi un governo di coalizione tra i suoi cristiano-democratici e i socialdemocratici, bypassando Afd, è pur vero che ha già votato insieme a quest’ultima in Parlamento per far passare una mozione sui migranti.

Una convergenza che sarà difficile (eventualmente) replicare, ora che Afd è ufficialmente un partito anti-democratico.

Aumenta il controllo su Afd

Ci sono poi conseguenze più concrete: la classificazione come movimento di estrema destra accertato riduce infatti le limitazioni al monitoraggio dell’organizzazione attraverso i mezzi usati dalle agenzie di intelligence, ora autorizzate a tenere sotto osservazione le riunioni, controllare i telefoni, realizzare registrazioni audio e video e reclutare informatori (infiltrati) per garantire la supervisione sul movimento.

Afd: “Decisione politica”

Afd dal canto suo contesta la scelta dell’intelligence. I leader Alice Weidel e Tino Chrupalla hanno definito la decisione “un duro colpo per la democrazia tedesca“, mentre il vicepresidente Stephan Brandner ha dichiarato: “Questa decisione è completamente priva di senso in termini di contenuto, non ha nulla a che fare con la legge e la giustizia, ed è puramente politica”. Il partito questa settimana potrebbe decidere se intraprendere un’azione legale contro la nuova classificazione.

Gli Usa intervengono: per Rubio è “tirannia mascherata”

Sulla questione è intervenuto anche il segretario di Stato americano Marco Rubio, secondo cui la Germania “non è democrazia, è tirannia mascherata“, come ha scritto su X, invitando le autorità tedesche a “fare marcia indietro”. Gli Usa sostengono Afd da mesi, a partire da Elon Musk fino al vice presidente Usa JD Vance, che alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso febbraio aveva detto (anche lui non richiesto) che in democrazia non dovrebbe esserci spazio per i firewall.

In risposta, la ministra dell’Interno (uscente) Nancy Faeser ha sottolineato: “Non c’è stata alcuna influenza politica sul nuovo rapporto” del Bfv, ha dichiarato in un comunicato aggiungendo che “l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione ha un chiaro mandato legale a combattere l’estremismo e proteggere la nostra democrazia”. Anche il Ministero degli Esteri tedesco ha precisato su X che “questa è democrazia“, e che la decisione “è il risultato di un’indagine approfondita e indipendente“.

Bisogna essere intolleranti per essere tolleranti

La decisione del Bfv rinfocola un dibattito molto complesso che sta tornando in voga di pari passo con l’ascesa dei partiti più radicali. Bisogna essere intolleranti per essere tolleranti, sintetizzava il filosofo Bertrand Russell: un paradosso il cui senso è che la tolleranza, per essere veramente efficace e per auto-preservarsi, non può essere indiscriminata, ma deve includere la capacità di non tollerare l’intolleranza stessa. Le cose tuttavia non sono così semplici.

La decisione del Bfv richiama anche la tesi della ‘democrazia militante” (streitbare Demokratie), secondo cui la democrazia ha il diritto di difendersi contro coloro che intendono distruggerla dall’interno, proprio per preservare se stessa e le libertà che garantisce. La Germania è lo Stato che ha più esplicitamente sistematizzato questo concetto, e proprio Hitler, che andò al potere in modo democratico, è un esempio eclatante della dinamica per cui una forza ‘sfrutta’ le libertà democratiche per poi distruggere la democrazia dall’interno, finendo per limitare o eliminare quelle stesse libertà.

Oggi nel dibattito internazionale si sta sta tornando a parlare di democrazia militante, anche per l’evoluzione di quella che è stata definita “la più grande democrazia del mondo”, gli Usa, dove l’agenda del presidente Donald Trump sembra perseguire molto da vicino quella stabilita dal Project 2025, manuale iper-conservatore che punta a una sorta di autoritarismo mascherato, una ‘democratura’ (crasi di democrazia e dittatura).

Tuttavia nemmeno il paradosso della tolleranza e la dottrina della democrazia militante sono esenti da critiche, la prima delle quali è il rischio autoritarismo: una democrazia che si difende troppo potrebbe diventare repressiva. A ciò si aggiunge un nodo fondamentale, ovvero chi è che decide chi è ‘nemico’ della democrazia? Infine, alcuni governi potrebbero usare il concetto di democrazia militante per colpire gli oppositori, trasformandosi in una deriva che tradisce proprio i valori che dovrebbe salvaguardare.

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