A due mesi dallo scontro alla Casa Bianca che ha fatto saltare la firma, Usa e Ucraina hanno siglato l’accordo sulle terre rare. Decisiva la mano tesa di Washington che, dopo aver chiesto molto e offerto troppo poco, ha riconosciuto a Kiev le garanzie sulle forniture militari, cruciali per la controparte ucraina. La vicepremier Yulia Svyrydenko, arrivata a Washington per siglare l’accordo con il Segretario al Tesoro Scott Bessent, ha incassato la rinuncia al risarcimento di oltre cento miliardi di dollari, che gli States esigevano da Kiev per ripagare il sostegno militare offerto all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa.
Così le terre rare riavvicinano Usa e Ucraina
Nelle sue nove pagine e undici articoli, il testo rappresenta l’inizio di un riavvicinamento strategico tra Usa e Ucraina ed è accolto di buon grado da Bruxelles. Per alcuni analisti questo, più che il contenuto tecnico, è il punto più importante dell’accordo sulle terre rare: dopo aver riallacciato i rapporti con il Cremlino e proposto piani di pace inaccettabili per Kiev, Washington aprirebbe le porte al Paese aggredito. “La firma è solo il primo passo di un lungo processo che porterà all’attuazione dell’accordo. Il successo del piano dipende da aspetti tecnici che devono ancora essere definiti”, ha spiegato al Kyiv Independent George Popov, analista di ricerca dell’Associazione Nazionale dell’Industria Estrattiva Ucraina.
Anche per Washington l’accordo sarà una pietra angolare nel rapporto tra i due Paesi, soprattutto per un “eventuale sostegno continuativo da parte degli Stati Uniti” ma, e qui viene la nota dolente, “non include garanzie di sicurezza esplicite“. Fonti americane specificano che “l’Ucraina sarà tenuta a rispettarlo indipendentemente dal fatto che venga raggiunto o meno un accordo di pace con la Russia“.
D’altra parte, secondo il Financial Times, l’accordo è una “dimostrazione tangibile del sostegno (degli Usa, ndr.) alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nei quadri economici globali”. Una garanzia che passa, neanche a dirlo, dall’intrecciare gli interessi economici dei due Paesi.
Il fondo di investimento
Il cuore dell’accordo è la creazione di un fondo di investimento che aiuterà a ricostruire l’Ucraina in cambio di un accesso privilegiato a Washington per i nuovi progetti di sviluppo delle risorse naturali dell’Ucraina, come petrolio e gas, litio, grafite e diverse terre rare. Inoltre, i due Paesi, “cercheranno di creare le condizioni necessarie per, tra gli altri obiettivi, aumentare gli investimenti nel settore minerario, energetico e nelle tecnologie correlate in Ucraina“.
Tutti elementi fondamentali per guidare la transizione green e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, partite da cui dipenderà la leadership globale dei prossimi decenni. La Cina di Xi Jinping procede spedita e Donald Trump vuole togliere lo scettro al Dragone prima che sia troppo tardi. Secondo uno studio della Facoltà di Economia di Kiev, l’Ucraina controlla più di cento importanti giacimenti di minerali essenziali, oltre a modeste riserve di petrolio e gas naturale. L’Ucraina possiede inoltre depositi di venti dei cinquanta minerali che l’Us Geological Survey elenca come essenziali per lo sviluppo economico e la difesa degli Stati Uniti, tra cui titanio, litio, manganese, zirconio, grafite e le ambite terre rare.
Il fondo di investimento (United States-Ukraine Reconstruction Investment Fund) sarà strutturato come una limited partnership (società in accomandita semplice) e, spiega il testo, “è concepito come meccanismo di punta per incoraggiare investimenti trasparenti, responsabili e orientati al futuro nei settori critici dell’economia ucraina, a sostegno della strategia di ripresa del Paese”. L’Ucraina conferisce al fondo il diritto irrevocabile a ricevere il 50% di tutte le royalties, canoni e proventi derivanti da nuovi permessi o accordi di sfruttamento delle risorse naturali strategiche (elencate dettagliatamente nell’Appendice A). Gli Stati Uniti possono incrementare la loro quota anche attraverso il valore degli aiuti militari forniti dopo la data di entrata in vigore dell’accordo.
Inoltre, gli States potranno negoziare diritti di acquisto (“offtake”) su base commerciale per le risorse estratte, con la garanzia di non subire trattamenti meno favorevoli rispetto a terzi.
La clausola pro Ue
Un altro aspetto che aveva impedito la firma dell’accordo riguardava l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Dopo la chiusura delle scorse settimane, gli States hanno riconosciuto la possibilità di modificare alcuni punti dell’accordo qualora questi interferiscano con l’adesione di Kiev all’Ue.
Nel testo di prevede che “Se, dopo la firma del presente accordo, l’Ucraina dovesse assumere ulteriori obblighi relativi alla sua adesione all’Unione europea che potrebbero incidere su questa disposizione, le Parti si consulteranno e negozieranno in buona fede per adottare gli adeguamenti opportuni”. Inoltre, “Gli Stati Uniti d’America riconoscono l’intenzione dell’Ucraina di evitare conflitti nella redazione del presente accordo con gli obblighi dell’Ucraina relativi all’adesione all’Unione europea o agli accordi con istituzioni finanziarie internazionali o altri creditori ufficiali”.
Il testo definisce le “Ukraine EU Obligations” come “gli obblighi internazionali esistenti dell’Ucraina verso l’Unione europea in vigore alla data di firma del presente accordo, inclusi quelli contenuti nell’Accordo di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e l’Ucraina, dall’altra, firmato a Bruxelles il 21 marzo e il 27 giugno 2014.
Bruxelles conferma che il testo “comprende disposizioni specifiche volte a salvaguardare la richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione europea e a evitare conflitti con gli attuali obblighi previsti dall’Accordo di associazione Ue-Ucraina”, come ha detto un portavoce della Commissione. “Inoltre, questo accordo riconosce che il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione europea costituisce un’ancora fondamentale per la sovranità, la sicurezza e la prosperità del Paese”.