Nel cuore dell’Europa digitale, il potere dell’innovazione si concentra in pochi punti della mappa. Sono città che brevettano, collaborano e attraggono startup più velocemente di altre, trasformando la ricerca in tecnologia e la tecnologia in industria. È qui che si gioca la competizione globale dell’Unione, quella capace di misurarsi con Stati Uniti e Cina non solo sul terreno economico ma su quello della conoscenza produttiva.
Secondo il nuovo Science for Policy Brief del Joint Research Centre (JRC), il sistema digitale europeo ruota attorno a una rete di quasi 6.500 organizzazioni di ricerca, ma solo alcune regioni riescono davvero a farle dialogare tra loro. L’analisi, basata sull’approccio Digital Techno-Economic ecoSystem (DGTES), misura il peso di ogni territorio nella ricerca e innovazione (R&I) attraverso un indicatore di rete, la betweenness centrality: quanto una regione è capace di fare da ponte tra i diversi nodi del sistema.
I risultati mettono in evidenza una triade di leader: Monaco (Germania), Parigi (Francia) e Madrid (Spagna). Le tre regioni dominano sia nella rete globale sia in quella interna all’Unione, ma con ruoli diversi. Monaco mantiene la posizione più forte a livello mondiale, trainata da una rete di brevetti internazionali e da un ecosistema industriale guidato da player come Siemens AG. Parigi e Madrid, invece, emergono come regine della collaborazione intra-Ue, grazie a una densa partecipazione a progetti europei che uniscono università, centri di ricerca e imprese in partnership transnazionali.
Accanto ai tre poli principali, altre aree si distinguono per specializzazione. Stoccolma e Dresda si collocano ai vertici globali grazie a co-brevetti internazionali (tra cui Ericsson e Siemens Healthcare), mentre regioni come Bruxelles, Barcellona, Milano e Zuidoost-Noord-Brabant (Paesi Bassi) risultano cruciali all’interno del perimetro europeo, dove contano soprattutto i legami di rete e la capacità di far circolare il know-how.
Tre modi diversi di costruire l’innovazione
Tre regioni, tre modelli.
- Monaco di Baviera incarna la potenza della manifattura intelligente tedesca: università tecniche, centri di ricerca e grandi gruppi che condividono infrastrutture e proprietà intellettuale. È un sistema coeso e ingegneristico, più chiuso ma di altissima efficienza.
- Parigi, invece, è il centro di gravità della cooperazione europea. L’ecosistema francese unisce ricerca pubblica e impresa privata, moltiplicando progetti comuni in ambiti come intelligenza artificiale, semiconduttori e reti digitali. Attori come il CNRS, la Sorbonne Université e gruppi come Orange o Atos fanno della capitale francese una piattaforma di innovazione collaborativa con raggio continentale.
- Madrid rappresenta il modello emergente: un ecosistema in crescita, sostenuto dal binomio pubblico-privato (CSIC, Universidad Politécnica de Madrid, Telefónica I+D) e da un uso intelligente dei fondi europei. La capitale spagnola non ha i numeri di Parigi o Monaco, ma la sua rete di progetti intra-UE la colloca stabilmente ai vertici della classifica europea.
Nel triangolo Monaco–Parigi–Madrid si concentra gran parte della capacità europea di trasformare la ricerca in impresa. La prima eccelle nella tecnologia industriale, la seconda nella rete collaborativa, la terza nella scalata verso la competitività. È l’asse su cui la Strategia UE per le startup e le scaleup punta per rilanciare il mercato unico dell’innovazione.
Dove si aprono le opportunità (Italia compresa)
Il Brief del Joint Research Centre incrocia tre variabili per capire dove l’innovazione può crescere più in fretta: PIL pro capite, tasso di occupazione e numero di startup di ricerca e innovazione. Il risultato è una mappa che mostra tre archetipi. Parigi combina alta ricchezza e alta occupazione, Monaco si colloca a metà, Madrid cresce con un ritmo imprenditoriale sorprendente nonostante indicatori economici più bassi.
Nei quadranti inferiori spiccano regioni spagnole come Valencia e Barcellona, caratterizzate da potenziale tecnologico ma performance economiche moderate, mentre Helsinki-Uusimaa svetta per il numero di startup R&I. Erlangen in Germania e Bruxelles-Hoofdstad in Belgio mostrano un’anomalia interessante: solidi indicatori economici ma scarsissima presenza di startup, un segnale che il JRC interpreta come margine di investimento e sviluppo.
Per l’Italia, la fotografia è in chiaroscuro. Roma risulta più strategica nel confronto globale, ma Milano emerge come nodo chiave nella rete intra-Ue grazie ai progetti di collaborazione europea e alla combinazione tra atenei, centri di ricerca e grandi imprese tecnologiche (come Telecom Italia e Hewlett Packard Italiana). Torino e Bologna consolidano la loro presenza nel deep-tech, ma il sistema resta frammentato. Il Nord-Est e la stessa Roma presentano una forte base scientifica ma un numero limitato di startup R&I.
Per Bruxelles, è qui che si gioca la sfida del “divario d’innovazione”: territori forti nella ricerca ma deboli nell’imprenditorialità possono diventare laboratori ideali per politiche mirate e investimenti in capitale di rischio.
Cosa rende una regione “strategica”
La chiave non è la quantità di ricerca, ma la qualità delle connessioni. L’approccio Digital Techno-Economic ecoSystem individua chi genera attività di ricerca, chi innova con brevetti e chi collabora in progetti europei, creando una rete dinamica di relazioni. L’indicatore di intermediazione misura quanto una regione agisca da “ponte” per il flusso di conoscenze tra territori.
Così emergono regioni che, pur non avendo grandi università, risultano decisive nel far circolare sapere e innovazione: Bruxelles, Barcellona, Milano, Eindhoven. Al contrario, aree dense di ricerca ma isolate dai network — come Erlangen o Roma — restano meno influenti nel quadro complessivo.
Il DGTES mostra che l’Europa non soffre di carenza di ricerca, ma di dispersione. L’obiettivo della Commissione è creare un mercato unico dell’innovazione, dove idee, talenti e capitali possano muoversi liberamente tra regioni e settori. È l’unico modo per ridurre il divario interno e rendere l’Unione un vero protagonista della competizione tecnologica globale.