L’Europa rilancia la sovranità digitale con il Cloud and Ai Development Act

La Commissione Ue sta per presentare il Cloud and Ai Development Act. L'obiettivo è soddisfare completamente la domanda di clouding europea entro il 2035
3 ore fa
4 minuti di lettura
Ursula Von Der Leyen Sorride Afp
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (Afp)

La Commissione europea si prepara a ridisegnare il panorama tecnologico continentale con un’iniziativa strategica che potrebbe trasformare radicalmente l’infrastruttura digitale dell’Unione. Secondo documenti riservati ottenuti da MLex, Bruxelles sta per presentare l’ambizioso Cloud and Ai Development Act accompagnato da raccomandazioni mirate per armonizzare le politiche cloud nel settore pubblico, con l’obiettivo dichiarato di garantire la sovranità digitale europea nei settori strategici. Un passo avanti importante, dopo l’annuncio del piano InvestAI da 200 miliardi di euro.

Sovranità totale per l’uso strategico dell’Ai

La presentazione illustrata l’11 marzo ai rappresentanti degli Stati membri rivela un cambio di rotta significativo rispetto ai precedenti tentativi di regolamentazione. Il piano mira a “creare le condizioni adeguate affinché l’industria Ue possa offrire soluzioni sovrane per il 100% dei casi d’uso strategici europei”.

Questo approccio segna un punto di svolta rispetto al controverso schema di certificazione europeo per la sicurezza informatica dei servizi cloud (Eucs), che aveva suscitato aspre divisioni tra gli Stati membri. Quel progetto, fortemente sostenuto dalla Francia ma osteggiato da altri Paesi, sembrava destinato al fallimento poiché avrebbe di fatto escluso i giganti americani del cloud dal mercato europeo.

La nuova strategia, pur conservando l’ambizione di rafforzare l’autonomia tecnologica europea, adotta un approccio più mirato e pragmatico, concentrandosi sui settori strategici e sul potere d’acquisto della pubblica amministrazione come leva per cambiare gli equilibri di mercato. Una strategia in linea con gli appelli delle aziende e dei rappresentanti politici, tra cui l’eurodeputato Brando Benifei e la vicepresidente della Camera Anna Ascani, che chiedono a Bruxelles di creare le condizioni per raggiungere l’autonomia europea in campo Ai.

Il settore pubblico come motore e cliente di riferimento

Il documento della Commissione identifica esplicitamente il settore pubblico come “cliente di riferimento” per le soluzioni cloud sovrane e sostenibili. Questo ruolo strategico sarà concretizzato attraverso una raccomandazione che accompagnerà l’iniziativa legislativa, mirata a promuovere una politica cloud comune per la pubblica amministrazione e gli appalti pubblici in tutta l’Unione.

L’ambizione è introdurre requisiti standardizzati per le gare d’appalto, specifiche tecniche e criteri di aggiudicazione che potrebbero favorire i fornitori europei. Il documento, tuttavia, non chiarisce se questi criteri includeranno requisiti di localizzazione dei dati, uno degli aspetti più controversi del dibattito sulla sovranità digitale, come è emerso con il caso DeepSeek.

La strategia non si limita alla sola preferenza per soluzioni sovrane negli appalti pubblici, ma prevede anche un approccio coordinato per la valutazione dei rischi cloud e una strategia “cloud-first, multi-cloud” che potrebbe ridurre la dipendenza da singoli fornitori, quasi tutti con sede negli States.

Potenza di calcolo triplicata entro il 2030

Il ritardo dell’Europa nel settore del cloud computing rappresenta una vulnerabilità strategica nell’era dell’intelligenza artificiale. Mentre le aziende americane e cinesi dominano il mercato globale, l’Europa si trova in una posizione di dipendenza tecnologica proprio quando la capacità di elaborazione dati diventa cruciale per lo sviluppo dell’Ai.

L’iniziativa della Commissione riconosce questa urgenza con obiettivi temporali ambiziosi che puntano a triplicare la capacità di elaborazione dati dell’Ue entro il 2030 e soddisfare completamente la domanda europea entro il 2035. Per raggiungere questi traguardi, il Cloud and Ai Development Act si concentrerà sull’eliminazione dei colli di bottiglia che rallentano la costruzione di data center, come l’ottenimento di permessi, l’individuazione di siti idonei e l’accesso alle risorse naturali.
Con questo piano, l’Unione europea risponde alle critiche di essere troppo concentrata sulla regolamentazione, che può rallentare l’innovazione, e poco sull’alleggerimento dei processi.

Sul versante finanziario, diversamente dal Chips Act che prevedeva esplicitamente aiuti di Stato, l’iniziativa cloud delinea un approccio più sfumato, parlando vagamente di facilitare l’accesso al capitale per i fornitori di servizi cloud e di incentivi per rendere i loro data center sostenibili.

I tre pilastri dell’iniziativa

Il documento della Commissione delinea tre pilastri fondamentali su cui si baserà il Cloud and AI Development Act:

  1. Soluzioni sovrane per l’autonomia strategica: garantire che l’Europa possa sviluppare e controllare le infrastrutture digitali critiche, riducendo la dipendenza da fornitori extra-europei nei settori strategici;
  2. Ricerca e innovazione: rendere l’Ue leader nell’Ai efficiente dal punto di vista delle risorse, sia a livello software che infrastrutturale, potenziando gli strumenti di investimento esistenti per supportare nuove soluzioni tecnologiche in aree come le infrastrutture sostenibili e l’innovazione nell’elaborazione dei dati per l’intelligenza artificiale;
  3. Implementazione accelerata: affrontare le barriere che rallentano lo sviluppo dell’infrastruttura cloud europea, con l’obiettivo di aumentare drasticamente la capacità di elaborazione dati dell’Ue nei prossimi anni.

La Commissione prevede anche di promuovere il software open source come strumento per rafforzare la fiducia e l’autonomia, e di spingere verso lo sviluppo di sistemi operativi basati su stack tecnologici europei. Una strategia coerente con la “democratizzazione” dell’Ai, portata avanti dall’Unione europea anche con l’Ai Act.

Tempistiche e prossimi passi

Il calendario previsto per l’adozione del Cloud and AI Development Act e della raccomandazione sulla politica cloud per la pubblica amministrazione fissa l’orizzonte alla fine del 2025 o all’inizio del 2026. Una consultazione pubblica aprirà il prossimo mese e proseguirà fino a luglio, con l’obiettivo di avere una proposta pronta entro dicembre.
Nel frattempo, uno studio di supporto è già stato commissionato a consulenti esterni e dovrebbe essere finalizzato entro giugno. La Commissione inizierà a lavorare sulla valutazione d’impatto ad aprile, completandola entro agosto di quest’anno.

Un cambio di paradigma per l’Europa digitale

Questa iniziativa segna potenzialmente un punto di svolta nella politica tecnologica europea. Dopo anni di dibattiti sulla sovranità digitale caratterizzati più da retorica che da azioni concrete, l’Ue sembra ora determinata a tradurre le ambizioni in strumenti legislativi e operativi efficaci.

L’Europa deve recuperare terreno in un settore dominato dai colossi tecnologici americani e cinesi, in un momento in cui le capacità cloud diventano la spina dorsale dell’economia digitale e il prerequisito essenziale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Il successo o il fallimento di questa iniziativa potrebbe determinare se l’Europa riuscirà a ritagliarsi un ruolo da protagonista nell’economia digitale globale o se sarà destinata a rimanere un semplice consumatore di tecnologie sviluppate altrove. La sfida è importante, ma l’Ue ha cambiato marcia.