L’Europa ha messo il freno a mano sulla strada verso le auto elettriche. Nonostante i proprietari di auto elettriche si mostrino sempre più soddisfatti delle loro scelte, cresce il disincanto tra chi ancora guida a benzina o diesel. È questo il paradosso che emerge dalla Shell Recharge Driver Survey 2025, un’indagine che ha coinvolto 15.000 automobilisti tra Europa, Stati Uniti e Cina, rivelando una spaccatura sempre più netta nel continente europeo.
I numeri raccontano la distanza tra chi ha già acquistato un’auto elettrica e chi no: il 91% degli attuali proprietari di veicoli elettrici dichiara che sceglierebbe nuovamente un’auto a batteria, mentre solo il 41% dei conducenti di veicoli tradizionali si dice interessato ad acquistare un’auto elettrica. Un calo di sette punti percentuali rispetto al 2024, quando la percentuale si attestava al 48%.
In Europa non scendono i prezzi delle auto elettriche
Il continente che ha fatto della transizione ecologica una bandiera si trova ora a fare i conti con una realtà più complessa. Mentre negli Stati Uniti l’interesse per le auto elettriche è calato solo di tre punti (dal 34% al 31%), l’Europa mostra segni di maggiore resistenza. Una resistenza che non nasce dall’ignoranza, ma da considerazioni pragmatiche che toccano il portafoglio delle famiglie. Il tutto mentre la cinese Byd ha sorpassato l’americana Tesla per quanto riguarda la vendita di auto elettriche nel Vecchio Continente.
Il 43% degli europei non proprietari di auto elettriche indica il prezzo come principale ostacolo. Non si tratta di una percezione distorta: secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia citati da Shell, i prezzi delle auto elettriche in Europa sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre in Cina e Stati Uniti sono diminuiti. Un paradosso in un continente che produce alcune delle tecnologie più avanzate al mondo e ha provato a incentivare la transizione ecologica con le norme, prima della progressiva demolizione del Green Deal.
David Bunch, vicepresidente esecutivo globale di Shell Mobility, ha ammesso candidamente a Reuters: “Siamo rimasti sorpresi dai risultati in Europa. Il costo relativamente alto di possedere un veicolo elettrico, combinato con pressioni economiche più ampie, rende difficile la decisione per i nuovi consumatori”.
L’infrastruttura di ricarica: il tallone d’Achille europeo
Se il prezzo rappresenta la barriera principale, l’infrastruttura di ricarica non aiuta a superarla. Solo il 17% degli automobilisti europei considera la ricarica pubblica un buon rapporto qualità-prezzo, una percentuale che impallidisce di fronte al 69% della Cina e al 71% degli Stati Uniti. Circa la metà dei conducenti europei ha notato miglioramenti nella ricarica pubblica nell’ultimo anno, contro il 74% in Cina e l’80% negli Stati Uniti. Numeri che fotografano un’Europa ancora in ritardo nell’offrire un’esperienza di ricarica all’altezza delle aspettative.
Chi ha già comprato auto elettriche è soddisfatto
Eppure, chi ha già fatto il salto verso l’elettrico non se ne pente. Il 61% dei proprietari di auto elettriche a livello globale dichiara di preoccuparsi meno dell’autonomia rispetto a un anno fa. Anche nel Vecchio Continente l’autonomia delle auto elettriche non è più una preoccupazione: per il 97% degli europei che l’hanno acquistato, l’auto elettrica rappresenta il proprio veicolo principale se non l’unico. Tra le famiglie che hanno fatto questo passo, la percentuale di chi ha abbandonato completamente il motore termico è salita dal 49% al 54% in un anno. L’Ue ha concesso una proroga ai costruttori europei sui limiti di emissione, ma ha confermato lo stop alla produzione di auto alimentate a diesel e benzina a partire dal 2035. Non è escluso che, quando si arriverà alla nuova scadenza del 2027, Bruxelles accetti un dietrofront anche su questa milestone cruciale della transizione green.
La discrepanza tra aspettative e realtà rimane abissale. Solo il 23% degli europei che non possiedono un’auto elettrica pensa che ne apprezzerebbe l’esperienza di guida, mentre il 67% di chi già guida elettrico identifica proprio questa come uno dei maggiori vantaggi. Un gap di percezione che evidenzia quanto il passaparola e l’esperienza diretta rimangano ancora limitati. Su queste pagine, abbiamo già visto come il prezzo e le colonnine di ricarica non bastino a giustificare l’arenarsi delle auto elettriche in Europa. Le case automobilistiche del Vecchio Continente devono concepire un’auto diversa in ogni aspetto, non solo nel suo sistema di alimentazione, ha spiegato ai microfoni di Eurofocus Giuseppe Corcione, Ceo e founder di Reinova.
Per approfondire: Auto Ue, per Corcione la crisi è nel software, “Produciamo veicoli elettrificati scimmiottando quelli tradizionali”
Mercato dell’usato: la nuova frontiera
Una nota positiva arriva dal mercato dell’usato, dove il 65% degli europei senza auto elettrica considera l’acquisto di un veicolo di seconda mano. Un segnale che potrebbe rappresentare la chiave per democratizzare l’accesso alla mobilità elettrica, aggirando l’ostacolo del prezzo iniziale.
Interessante anche il dato sui veicoli aziendali: in Europa, il 35% delle auto elettriche appartiene a flotte aziendali, mentre tra i veicoli a motore termico ‘solo’ il 24% è aziendale. Gli undici punti percentuali di distacco dimostrano che gli incentivi fiscali e gli obiettivi di sostenibilità stabiliti dalle normativa comunitarie e nazionali funzionano.
Nonostante le resistenze all’acquisto e i numeri appena visti sul comparto aziendale, il 44% degli europei che guidano ancora veicoli tradizionali sostiene le politiche di ‘phase-out’ (graduale eliminazione) dei motori a combustione, una percentuale simile al 46% registrato negli Stati Uniti. In pratica, non tutti gli europei sono contrari alla transizione green, ma tutti ritengono che serve aumentare gli incentivi pubblici per diffondere le auto elettriche.
Verso un futuro a due velocità
L’indagine Shell disegna un’Europa a due velocità. Da un lato, una minoranza di early adopter sempre più convinta e soddisfatta; dall’altro, una maggioranza che osserva con crescente scetticismo, frenata da considerazioni economiche concrete.
La sfida per l’industria e i policymaker europei è chiara: trasformare l’entusiasmo di chi ha già scelto l’elettrico in un’esperienza accessibile per tutti. Senza questo passaggio, il rischio è che l’Europa, pioniera delle politiche ambientali, si ritrovi definitivamente fuori dalla corsa verso la mobilità del futuro.
Il tempo delle dichiarazioni d’intenti è finito, ora serve pragmatismo: prezzi più accessibili, software più moderni e un’esperienza di ricarica che non faccia rimpiangere il distributore di benzina. Solo così l’interesse potrà tornare a crescere, trasformando le sabbie mobili attuali in uno stimolo e non in una condanna per il settore.