Il Consiglio Ambiente dell’Ue non ha chiuso l’intesa sul target climatico 2040: niente accordo, solo una dichiarazione d’intenti con forchetta -66,25/-72,5% al 2035. La decisione sul -90% passa al Consiglio europeo di ottobre.
Dichiarazione d’intenti sul 2035: cosa c’è e cosa manca
Quella approvata è una statement of intent: ha valore politico, non è l’Ndc (il Contributo Determinato a livello Nazionale, cioè il piano-clima ufficiale che l’Ue deposita all’Onu e aggiorna ogni 5 anni). La forchetta -66,25/-72,5% al 2035 tiene insieme i due estremi già fissati (-55% al 2030 e neutralità al 2050) e si collega alla proposta di -90% al 2040. È utile per non presentarsi a mani vuote nelle sedi Onu, ma non sostituisce l’Ndc: quello va finalizzato prima della Cop30 (il vertice Onu sul clima di novembre).
Politicamente, i ministri hanno scelto di prendersi tempo: dibattito orientativo sulla legge clima e rinvio del 2040 ai leader, così da legare il numero a tre scelte operative (crediti Art. 6 dell’Accordo di Parigi; rimozioni permanenti di Co₂ dentro l’Eu Ets – il mercato europeo della Co₂; flessibilità tra settori).
Fuori dall’aula, le letture divergono: la presidenza danese parla di unità, le Ong di occasione persa, i mercati chiedono regole chiare. Il punto è trasformare la forchetta in impegno registrato all’Onu con paletti su crediti e rimozioni, in modo che piani industriali e investimenti non restino parcheggiati fino a novembre.
La legge clima e il 2040
La cornice non cambia: la normativa europea sul clima (Reg. 2021/1119) rende vincolanti neutralità 2050 e almeno -55% al 2030 e impone un traguardo intermedio per il 2040. La Commissione propone di iscrivere in legge -90% al 2040 e di aggiornare gli elementi che guideranno le politiche post-2030. Ecco i tre nodi:
- Crediti internazionali (Articolo 6 Parigi). L’idea è consentire un uso limitato e di qualità di crediti generati all’estero per contribuire all’obiettivo 2040, senza usarli per la conformità dentro l’Eu Ets. Funzionano solo con regole rigide: addizionalità reale, divieto di doppio conteggio, trasparenza. Se diventano sostituti “a buon mercato” delle riduzioni domestiche, spostano l’onere all’esterno e svuotano il segnale-prezzo in Europa.
- Rimozioni permanenti nell’Eu Ets (BioCcs e Daccs). Si tratta di riconoscere, dentro il mercato della Co₂, tecnologie che catturano e stoccano in modo permanente l’anidride carbonica (da biomasse o direttamente dall’aria). Qui serve un set di regole stringenti: definizioni, monitoraggio e verifica (Mrv), responsabilità sullo stoccaggio anche se avviene fuori Ue tramite accordi, e limiti quantitativi per non deprimere il prezzo della Co₂. Bene come “rete di sicurezza” per i settori hard-to-abate; male se diventano scappatoia.
- Flessibilità tra settori (senza zone franche). Più margine per compensare tra comparti: progressi extra dove è più rapido e meno costoso bilanciano ritardi altrove. Condizione essenziale: tutti i settori devono contribuire e la flessibilità non deve trasformarsi in un “liberi tutti”. È lo strumento per evitare shock asimmetrici tra economie con mix produttivi diversi, ma va calibrato.
Il tema Lulucf (pozzi naturali)
Il capitolo Lulucf (uso del suolo, cambi di uso del suolo e foreste) resta delicato: foreste più anziane, eventi estremi e metodologie in evoluzione aumentano l’incertezza. Un contributo prudente evita revisioni dolorose; un calcolo troppo ottimistico rischia correzioni di rotta costose.
Sul resto, i testi di compromesso rafforzano: competitività, specificità nazionali, tutela pmi, anticorpi contro carbon leakage (anche via Cbam, il meccanismo di aggiustamento alla frontiera), più reti, permessi più rapidi e finanza. Ma la partita ormai è politica: senza una cornice chiara su crediti, rimozioni e flessibilità, l’Ndc rischia di arrivare tardi o debole.
La linea italiana
L’Italia chiede che livello di ambizione e condizioni abilitanti li decidano i leader e lega il via libera al 2040 a neutralità tecnologica e flessibilità. “Ringrazio la Presidenza danese per il lavoro svolto sin qui e soprattutto per la scelta di rinviare le decisioni finali sulle modifiche alla legge clima al Consiglio Europeo… è fondamentale che si esprimano i Capi di Stato e di Governo. Senza queste premesse, gli Stati membri rischiano… obiettivi inapplicabili e costi insostenibili…”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante il Consiglio Ambiente.
Per neutralità tecnologica: “Non accetteremo esclusioni non basate sulla scienza. Tutte le tecnologie… rinnovabili, nucleare, stoccaggio, Ccs, Ccu, geotermia, idroelettrico, biocarburanti sostenibili…”. Sui crediti internazionali: “un’opportunità per cooperare… attraendo investimenti”. Sugli assorbimenti naturali: “una volta compensate le emissioni, devono cadere tutti i vincoli rigidi… Lo stesso vale per le rimozioni tecnologiche: limitarne l’uso ai soli settori ‘hard to abate’ è un’imposizione ingiustificata”.
Tradotto nel dossier Ue: tetto e criteri severi per i crediti Art. 6; rimozioni permanenti nell’Eu Ets con regole d’integrità; flessibilità sì, ma misurata. Obiettivo: evitare target-vetrina, proteggere competitività e coesione sociale, non lasciare indietro filiere e territori energivori.
Prossime mosse
Qui non si torna indietro: il 2040 decide l’architettura del dopo-2030. Un via libera con paletti chiari su crediti e rimozioni e con una corsia rapida per reti, autorizzazioni e finanza produrrebbe tre effetti immediati:
- Prezzo-segnale più leggibile per imprese e investitori (Ets, contratti a lungo termine, localizzazione di impianti cleantech).
- Piani nazionali allineati (edilizia, trasporti, industria) con meno rischio di scaricare costi su famiglie e PMI grazie all’uso mirato di flessibilità e strumenti sociali.
- Posizionamento esterno coerente in vista della registrazione dell’Ndc europea prima della COP30.
Un rinvio o un accordo annacquato avrebbe l’effetto opposto: regole in sospeso, capitali in stand-by o in uscita dove l’orizzonte è più chiaro, minor forza negoziale nelle sedi Onu. Il calendario è stretto ma definito: Parlamento al lavoro sul dossier (Envi e poi plenaria), Consiglio europeo chiamato a fissare il perimetro politico, Ndc da depositare in tempo utile. È lì che si vedrà se la forchetta 2035 diventa un ponte solido verso il -90% o resta un esercizio tattico.