Consiglio Ambiente Ue, accordo soft sulle emissioni al 2035

In vista di Cop30 sembra essere necessario accelerare verso un’intesa: ma Italia, Polonia e Repubblica Cena frenano Bruxelles
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Strasburgo, L'olandese Wopke Hoekstra, Nominato Commissario Europeo Per Il Clima, Nell'audizione All'europarlamento
Il commissario europeo per il Clima Wopke Hoekstra (Fotogramma)

Il contributo nazionalmente determinato alla riduzione delle emissioni climalteranti che l’Ue presenterà alla Cop30 di Belèm, in Brasile, è nella forchetta precedentemente annunciata, tra il 66,25% e il 72,5% al 2035. Lo si apprende da fonti Ue, dopo l’accordo sulla revisione della legge climatica concordata dai ministri dell’Ambiente a Bruxelles, in un Consiglio durato oltre venti ore.

“Oggi ci incontriamo per concordare formalmente sull’approccio generale sulla legge sul clima”. Lo annuncia il ministro danese per il Clima Lars Aagard, per la presidenza danese del Consiglio Ue, riaprendo i lavori del Consiglio Ambiente.

Sul tavolo c’era la proposta di ridurre le emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990. Una proposta respinta, al momento, dalla maggioranza dei Paesi membri. Il mancato raggiungimento del precedente accordo mina le pretese dell’Unione europea di assumere la leadership nei colloqui della prossima Cop30, i cui lavori inizieranno nei prossimi giorni, e che metteranno alla prova la volontà delle principali economie di continuare a combattere il cambiamento climatico nonostante l’opposizione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, assenteista preannunciato alla sede dell’evento a Belem.

Presentando un investimento di 2,9 miliardi di euro dal Fondo per l’innovazione per promuovere progetti tecnologici a zero emissioni nette, Wopke Hoekstra, Commissario per il clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita, ha spiegato che l’Europa sta trasformando le sue ambizioni climatiche in realtà industriale: “La risposta a questo appello dimostra la forza dei nostri innovatori e la determinazione delle nostre aziende a guidare la corsa globale verso tecnologie a zero emissioni nette. Investendo in soluzioni nazionali, stiamo rafforzando la resilienza energetica, creando posti di lavoro di qualità e garantendo che l’Europa rimanga competitiva nell’economia di domani”.

Un impegno che fatica a trovare la sua messa in pratica.

Il mancato accordo

Ieri, martedì 4 novembre, si è riunito il Consiglio dei ministri dell’Ambiente degli Stati membri. Fino all’1.30 di mercoledì mattina (oggi 5 novembre), nulla di concreto. La Danimarca, che detiene attualmente la presidenza di turno del Consiglio, ha richiamato le delegazioni dopo circa altri 40 minuti, per poi proseguire le consultazioni informali fino alle prime ore del mattino. I colloqui ripresi questa mattina trapelano l’ultimo tentativo di sbloccare l’impasse.

Gli obiettivi climatici europei sono diventati campo fertile di battaglia per le politiche nazionaliste. Al centro della maggior parte delle tornate elettorali che si sono tenute negli ultimi due anni tra gli Stati membri dell’Ue, i target ambientali hanno polarizzato il dibattito. Per la maggior parte dei neo-governi, ridurre l’obiettivo del 90% entro il 2040 è necessario per rendere più realistico un quadro di investimento e per non stressare eccessivamente le economie e aziende nazionali.

Favorevoli e contrari

L’equilibrio tra interessi ambientali e privati è sul filo del rasoio. Lo scopo, però, resta quello di partenza: ridurre a zero le emissioni di gas serra entro il 2050. Tra gli scettici ci sono Italia, Polonia e Repubblica Ceca, i quali avvertivano come troppo restrittiva la misura precedente, sia per le industrie nazionali alle prese con gli elevati costi dell’energia, sia per quanto riguarda le importazioni cinesi più competitive e i dazi statunitensi. Dal lato opposto, Paesi Bassi, Spagna e Svezia, i quali sottolineano il peggioramento delle condizioni meteorologiche estreme e la necessità di raggiungere la Cina nella produzione di tecnologie verdi per ottenere obiettivi più ambiziosi anche in questo campo.

La bozza di compromesso che i ministri stanno discutendo includerebbe una clausola presentata dalla Francia che consente un indebolimento dell’obiettivo del 2040, qualora diventasse chiaro che le foreste dell’Ue non assorbono abbastanza Co2 per raggiungerlo. Altri Paesi chiedono che ci siano revisioni degli obiettivi climatici ogni due anni per poter adeguare gli impegni agli scenari possibili.

Per raggiungere l’obiettivo 2040 è necessario il sostegno di almeno 15 dei 27 Stati membri dell’Ue. Un’intesa permetterebbe inoltre di sbloccare anche il traguardo climatico del 2035, imposto dalle Nazioni Unite, che richiede, però, l’approvazione unanime.

L’Ue verso Cop30

Il tempo a disposizione per raggiungere un accordo prima dell’apertura della Cop30 in Brasile sta per esaurirsi. I leader mondiali si riuniranno in Brasile, per il vertice sul clima, il 6 e 7 novembre, dando il via alla 30esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Dal 10 al 21 novembre la Cop30 riunirà le parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tra le quali figurano l’Ue e tutti i suoi Stati membri. L’evento segna il ventennale dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto e il decennale dell’adozione dell’accordo di Parigi.

L’Ue sarà rappresentata dal presidente del Consiglio europeo António Costa, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dalla presidenza danese del Consiglio.