Ursula von der Leyen si trova di fronte a una sfida politica senza precedenti, con la presentazione di due distinte mozioni di sfiducia contro la sua leadership, avvenuta nelle ore successive al suo più complesso Discorso sullo Stato dell’Unione (Soteu). La notizia, divulgata da Politico, arriva dalla presa visione di una email interna della presidente dell’europarlamento Roberta Metsola e si prevede che discuterà e voterà sulle mozioni durante la sessione plenaria del 6-9 ottobre.
Questo sviluppo sottolinea la crescente frammentazione politica all’interno dell’Unione europea, arrivando a soli due mesi dal precedente voto di fiducia sulla sua leadership. A complicare ulteriormente il quadro per von der Leyen è una causa per diffamazione.
Le accuse e le mozioni
Le due mozioni sono state depositate a mezzanotte del 10 settembre dai gruppi politici di estrema destra Patrioti per l’Europa e La Sinistra, approfittando della prima opportunità consentita dalle regole parlamentari. I Patrioti hanno preceduto La Sinistra di soli 20 secondi nel depositare i documenti.
Le ragioni dietro queste mosse sono diverse ma convergono su un generale malcontento. I Patrioti accusano von der Leyen di mancanza di trasparenza e responsabilità e hanno criticato apertamente gli accordi commerciali con il Mercosur e gli Stati Uniti. La Sinistra, pur criticando anch’essa la politica commerciale della Commissione, pone maggiore enfasi sull’inazione dell’esecutivo dell’Ue di fronte alla guerra in corso a Gaza.
La presentazione simultanea di due mozioni è un fatto senza precedenti e ha scatenato un dibattito interno al Parlamento su come gestire la coreografia di due dibattiti e due voti. La tempistica precisa sarà decisa dai leader dei gruppi politici il 1° ottobre, ma l’opzione più probabile prevede un dibattito congiunto lunedì 6 ottobre, seguito da due voti separati giovedì 9 ottobre. I Patrioti, avendo presentato per primi la mozione, potrebbero reclamare il diritto al primo voto.
Le mozioni dopo Soteu 2025
Le mozioni arrivano subito dopo il Soteu 2025, tenuto da von der Leyen a Strasburgo, un intervento che ha rivelato un’Europa in un momento di “guerra per assicurare un continente integro che viva in Pace”. Il discorso, sebbene caratterizzato da toni combattivi e fermi, ha suscitato malumori in aula ed è apparso “deludente a una porzione di Europarlamento”, venendo definito da molti come la “solita lista della spesa”.
Tra i punti chiave affrontati dalla Presidente:
- Guerra in Ucraina e Russia: von der Leyen ha ribadito l’impegno dell’Ue nella costruzione del 19esimo pacchetto di sanzioni e ha proposto di utilizzare i 200 miliardi di euro di beni russi congelati come prestito per la ricostruzione dell’Ucraina. Ha anche espresso solidarietà ai Paesi del fronte orientale europeo, coinvolti da invasioni di droni russi.
- Israele-Gaza: con un messaggio chiaro, la Presidente ha condannato l’uso della fame come arma di guerra a Gaza, annunciando la proposta di una sospensione parziale dell’accordo di associazione sulle questioni commerciali d’Israele. Ha ribadito il proprio impegno per liberare gli ostaggi di Israele ma anche la necessità di un futuro per i palestinesi, l’accesso agli aiuti, un cessate il fuoco e la soluzione dei due Stati.
- Sicurezza e Difesa: ha sottolineato l’importanza della Nato, ma anche la necessità di maggiore indipendenza europea attraverso un pacchetto finanziario di emergenza “Readiness 2030”.
- Competitività europea: ha promosso una “roadmap” per il mercato unico fino al 2028 per rimuovere gli ostacoli in settori chiave come finanza, energia e telecomunicazioni.
- Un’Europa “green”: ha parlato della necessità di tutelare le industrie europee nella decarbonizzazione, citando gli obiettivi per il 2040 e l’idea di una “E-Car” europea, economica ed elettrica.
- Lavoro e Ricerca: ha promesso pacchetti sull’accessibilità economica, l’eradicazione della povertà infantile entro il 2050 e un “Piano per alloggi accessibili”.
- Rapporti extra-Ue: Ha difeso l’accordo sui dazi con gli Stati Uniti e ha enfatizzato la necessità di diversificazione dei partenariati commerciali con Paesi come Messico, Mercosur e India per ridurre le dipendenze.
- Disinformazione e tutela dei media: Ha annunciato un centro per la resilienza dei media liberi e la volontà di affrontare il problema dell’influenza degli algoritmi sui minori, citando un possibile modello australiano per il divieto dei social media sotto i 16 anni.
- Immigrazione: ha chiesto l’applicazione totale del Patto su migrazione e asilo e un nuovo regime sanzionatorio contro gli scafisti e i trafficanti, ribadendo che l’Europa deve decidere chi entra e a quali condizioni.
La causa per diffamazione
A complicare il quadro per von der Leyen è una causa per diffamazione presentata contro di lei da Gheorghe Piperea, eurodeputato rumeno del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). Piperea è stato il promotore di un precedente voto di sfiducia, fallito, nel luglio scorso, scaturito dalle accuse di mancanza di trasparenza riguardo al Pfizergate e ai “messaggi segreti” tra von der Leyen e il Ceo dell’azienda farmaceutica Pfizer, Albert Bourla.
Durante il dibattito di luglio, von der Leyen aveva replicato duramente. Per la presidente, gli argomenti di Piperea e dei firmatari della mozione sembravano presi “direttamente dal più antico manuale degli estremisti” e che molti fossero “sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove”, definendoli “amici di Putin” e “propagatori di teorie della cospirazione”.
Piperea, sostenuto da un “numero significativo” di firmatari, ha citato in giudizio la presidente alla Corte di Giustizia dell’Ue, chiedendo scuse pubbliche e utilizzando come base legale un articolo del trattato Ue che impone all’Unione di risarcire eventuali danni causati dalle sue istituzioni o funzionari.
Tra accuse di scarsa trasparenza, reazioni miste ai suoi discorsi e una causa legale in corso, la posizione di Ursula von der Leyen appare sempre più sotto pressione. Le due mozioni di sfiducia, indipendentemente dal loro esito, evidenziano un profondo malcontento e una crescente polarizzazione all’interno del Parlamento europeo, rendendo il suo mandato tra i più complessi nella storia recente dell’Unione. I prossimi dibattiti e voti di ottobre saranno cruciali per determinare la stabilità della sua leadership in un periodo già denso di sfide geopolitiche ed economiche per l’Europa.