Quanto influisce l’economia della Cina nel resto del mondo?

Una ricerca condotta dal Pew Research Center lo ha chiesto a quasi 45mila cittadini di 35 Paesi diversi: ecco cos’è emerso
5 mesi fa
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Moneta Cinese

Quanto pesa l’economia della Cina nel panorama mondiale? Un sondaggio del Pew Research Center lo ha chiesto ai cittadini di 35 Paesi diversi e la risposta è che in tutto il mondo si avverte l’influenza della macroeconomica di Pechino.

Un’ampia maggioranza in quasi tutte le nazioni interpellate, distribuite nei vari continenti e con diversi livelli di reddito, ha affermato che la Cina ha una grande o discreta influenza sulle condizioni economiche del loro Paese. E l’influenza economica della Cina è ora avvertita più ampiamente di quanto non fosse nel 2019. In 10 dei 13 paesi in cui sono disponibili dati, una quota maggiore afferma che la Cina ha un impatto notevole sull’economia del proprio paese rispetto a cinque anni fa.

Come cambia l’influenza cinese in base al Paese?

Se le persone percepiscono questa influenza come positiva o negativa varia ampiamente da Paese a Paese. Nella maggior parte dei casi, i Paesi a medio reddito inclusi nel sondaggio, tendono a vedere l’influenza economica della Cina come una cosa positiva. Ma nei paesi ad alto reddito, le persone tendono a vederla più come una cosa negativa.

Nei 17 paesi a medio reddito esaminati, una media del 47% degli adulti afferma che la Cina ha un’influenza positiva sull’economia del proprio paese, mentre il 29% afferma che ha un impatto negativo. Nei 18 paesi ad alto reddito esaminati, una media del 57% degli adulti afferma che l’influenza economica della Cina è negativa, mentre il 28% afferma che è positiva.

Gli americani, ad esempio, sono i più propensi ad avere opinioni negative sull’impatto economico della Cina. Circa tre quarti degli intervistati statunitensi affermano che l’influenza della Cina sull’economia statunitense è negativa. Mentre in Paesi quali l’Argentina, il Brasile, Israele, il Giappone, la Corea del Sud e la Tunisia, più persone affermano che la Cina ha un’influenza economica negativa sul loro paese maggiore rispetto a quanto affermato nel 2019. Questa tendenza mostra un aumento della percezione che il colosso ha nei confronti di altre Nazioni

“Nei paesi ad alto reddito presi in esame – si legge nella ricerca -, una media del 70% ha un’opinione sfavorevole sulla Cina. Nei paesi a medio reddito esaminati, una media del 56% ha un’opinione positiva. Questi sono alcuni dei risultati principali di un nuovo sondaggio condotto dal 5 gennaio al 21 maggio 2024 su 44.166 persone in 35 Paesi”.

Il rapporto include anche alcune domande poste esclusivamente nella regione Asia-Pacifico o in specifici paesi a medio reddito.

Le opinioni sulle aziende cinesi sono contrastanti

“La Cina ha lanciato la sua Belt and Road Initiative nel 2013. Oggi, a più di 10 anni dall’inizio dell’iniziativa, gli investimenti diretti esteri globali del paese sono prossimi ai 3 trilioni di dollari. E secondo un’analisi di Bloomberg dei dati del Ministero del Commercio cinese, i suoi investimenti all’estero sono al loro punto più alto degli ultimi otto anni – continua la ricerca -. Allo stesso tempo, sono sorte controversie sull’impatto ambientale delle aziende cinesi che operano all’estero, sul trattamento riservato ai loro lavoratori e persino sul fatto che gli investimenti cinesi avvantaggino le economie locali o rappresentino una concorrenza dannosa”.

Ma le reazioni non sono solo negative. Molte persone in un certo numero di nazioni a medio reddito hanno un’impressione positiva delle aziende cinesi che operano lì. “Nelle nove nazioni in cui abbiamo chiesto informazioni – scrivono ancora i ricercatori -, una media del 72% afferma che le aziende cinesi sono positive per l’economia del loro paese. Le opinioni sono più positive in Thailandia (81%), Kenya (80%) e Bangladesh (79%), sebbene una maggioranza o una pluralità di persone sostengano questa opinione in ciascuno dei nove paesi esaminati”.

E per quanto riguarda l’impatto del mercato cinese sull’ambiente, una media del 63% afferma che le aziende cinesi lavorano per proteggere l’ambiente, mentre in Ghana e Sudafrica, grandi percentuali affermano di non farlo.

Le opinioni sono ancora più contrastanti sul fatto che le aziende cinesi in ogni paese trattino equamente i lavoratori locali. In Ghana, Nigeria, Filippine e Sudafrica, circa quattro su dieci o più non pensano che le aziende cinesi che operano nel loro paese trattino equamente i lavoratori locali.

Le controversie territoriali della Cina preoccupano

La Cina è parte di molteplici dispute territoriali nella regione Asia-Pacifico, che siano legate al Mar Cinese Meridionale, al Mar Cinese Orientale o persino a confini specifici come quelli tra Cina e India: “Dei 10 paesi dell’area Asia-Pacifico da noi esaminati, la maggioranza o la pluralità in tutti, tranne la Thailandia, è almeno in parte preoccupata per queste dispute territoriali. Nelle Filippine, ad esempio, dove le tensioni di confine con la Cina si concentrano in gran parte sul Second Thomas Shoal delle Isole Spratly, il 91% afferma di essere preoccupato per le dispute territoriali tra la Cina e i suoi vicini, incluso il 65% che si dice molto preoccupato. Anche circa tre quarti o più di persone in Australia, Giappone, Malesia e Corea del Sud esprimono preoccupazione”, ha aggiunto il team di ricercatori.

E quanto pesa la Cina quando si parla di “sicurezza”? Malesia e Thailandia, per circa due terzi o più pensano che la Cina abbia impatti molto importanti sulla sicurezza globale. Circa tre su dieci dicono lo stesso in Australia, India, Giappone e Corea del Sud.

“Quando abbiamo posto questa domanda in 24 paesi nel 2023, australiani, giapponesi e sudcoreani erano tra i meno propensi a dire che la Cina contribuisce alla pace e alla stabilità globali. Rimangono tra i più critici, ma in misura minore rispetto allo scorso anno. Tuttavia, questi tre pubblici sono generalmente meno propensi a dire che la Cina svolge questo ruolo stabilizzante rispetto a dire lo stesso di altre potenze regionali di cui abbiamo chiesto informazioni (Australia, India e Giappone)”, conclude il report.