Viktor Orbán a ruota libera. Nella sala stampa di Strasburgo, il premier ungherese è stato contestato e interrotto per le dichiarazioni che precedono l’appuntamento di domani, quando sarà chiamato a presentare agli eurodeputati il programma della presidenza di turno dell’Ue nelle mani del suo Paese.
“La crisi migratoria dal 2015 non è diminuita. Gli svedesi reintrodurranno controlli al confine”. Poche ma significative parole che si sono costate un’interruzione da un uomo, non inquadrato nella diretta, per poi continuare con “l’ungherese è una lingua molto diretta. Se un politico dice a qualcuno che è un bastardo, significa semplicemente che non siamo d’accordo”.
Orbán e l’immigrazione
Il parere del premier ungherese sull’immigrazione irregolare in Europa è chiaro. Proprio in Italia, a Pontida, al raduno della Lega di Matteo Salvini, ha ribadito che, se Bruxelles vuole più migranti, Budapest è disposta a pagare per portarglieli. Una Bruxelles che, per Orbán, andrebbe “occupata e tolti i posti a chi adesso li occupa al vertice”. Il motivo? Secondo l’ungherese, l’immigrazione irregolare e il modo in cui l’Ue l’ha gestita “sta aumentando l’antisemitismo, l’omofobia e la violenza sulle donne. La politica di asilo non sta funzionando”.
“Queste – ha aggiunto- sono le conseguenze delle migrazioni. Siccome non abbiamo una politica comune migratoria che funzioni, i Paesi tentano di proteggersi in altri modi“, reintroducendo i controlli alle frontiere interne.
Orbán passione Cina
Ma non solo immigrazione. Uno dei cavalli di battaglia della presidenza ungherese del Consiglio Ue è stata la prevaricazione della stessa figura del presidente dell’Ungheria che si è diretto in Cina e Russia per avviare dei negoziati e porre fine alla guerra in Ucraina.
D’altronde, Orbán con la Cina intrattiene rapporti tali da bocciare i dazi sulle auto elettriche sui quali l’Ue ha espresso parere positivo, ma che per il presidente hanno messo l’Unione in una “situazione assurda”, tanto più che sono stati sostenuti solo da “10 Paesi che rappresentano il 48% della popolazione europea. Vediamo che i costruttori di auto” europei, “che dovrebbero essere protetti” da queste misure, “stanno protestando. Ci dev’essere qualcos’altro dietro”.
Mosca-Budapest e la missione per la pace
Per quanto riguarda invece i rapporti con la Russia, Orbán non ha mai nascosto quelli con il presidente Putin. In Russia e in Ucraina “entrambi i leader sono convinti che il tempo sia dalla loro parte. Quindi non vogliono un cessate il fuoco e la pace: vogliono continuare a combattere. Il che non è positivo per l’Europa. Quindi, noi dovremmo creare un ambiente internazionale che li spinga a comunicare, verso un negoziato”.
La sua proposta, però, ” è stata rigettata. Ora la situazione è che la maggioranza del mondo è per la pace e l’Ue è per la guerra. Noi pensiamo che siamo la maggioranza morale del pianeta, ma non è così. Prima della mia missione, parlare” di queste cose “era tabù. Quando parlavo di pace, mi dicevano che ero il cavallo di Troia di Putin. Credo che dobbiamo continuare a lavorare per convincere i belligeranti” a parlarsi, per arrivare ad un cessate il fuoco, ha concluso.
In Ungheria “noi abbiamo un’opinione diversa dalla maggioranza degli altri Paesi” sulla guerra in Ucraina. “L’intenzione è avere un cessate il fuoco il prima possibile, perché non è possibile vincere sul campo di battaglia. Sono fortemente convinto del fatto che non c’è una soluzione sul campo di battaglia. Quello che stiamo facendo è perdere, perdere, perdere”.
“La strategia europea – continua – non è una buona strategia. Non è mai successo nella storia che nella guerra non ci fosse comunicazione” tra i belligeranti. “Quello che facciamo è irrazionale. Sono in forte minoranza nell’Ue, ma essere in minoranza non è una ragione per rinunciare alle proprie convinzioni. Questa strategia non funziona, come si vede”, conclude.
Orbán e “l’amico Trump”
E con le presidenziali statunitensi tra meno di un mese, tutto potrebbe cambiare. Viktor Orbán, infatti, oltre ai colleghi di Pechino e Mosca, ha legami anche il tycoon americano Donald Trump.
Durante la conferenza a Strasburgo, il presidente ungherese si è lasciato andare ad una delle sue solite esternazioni: “So che cosa faremo noi” se il candidato repubblicano Donald Trump vincerà le elezioni presidenziali, “stapperemo diverse bottiglie di champagne”.