Crescono gli europei, ma solo grazie agli immigrati. I numeri Eurostat

Con ‘Key Figures on Europe 2024’ un viaggio nei dati che definiscono l’Europa di oggi
4 mesi fa
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Folla di persone

L’Europa, variegata in culture, economie e paesaggi, si svela attraverso la pubblicazione “Key Figures on Europe 2024” di Eurostat. Quanti sono i cambiamenti che stanno ridefinendo il nostro continente? Come si evolvono le dinamiche demografiche, economiche e ambientali? Scopriamo insieme i dati che narrano la storia di come milioni di persone vivono, lavorano e si relazionano in questa terra ricca di sfaccettature. Cosa possiamo imparare dalle cifre che dipingono un quadro tanto complesso quanto affascinante?

Dal declino all’immigrazione: il futuro demografico dell’Ue

Demografia Eurosta 2023

Dal 2020 al 2021, l’Ue ha sperimentato un calo della popolazione, ma al 1° gennaio 2023, ha visto un ritorno con 448,8 milioni di persone. Tra le nazioni, c’è un’ampia variazione: Malta, con i suoi modesti 0,5 milioni di abitanti, fa contrasto con la Germania, che ne conta 84,4 milioni. Questi paesi chiave come Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia insieme ospitano circa il 66,0% dell’intera popolazione dell’Ue.

L’Ue, una volta una forza demografica dominante, ora rappresenta solo il 5,6% della popolazione mondiale, un declino costante da quando ha superato il 10% nel 1974. Secondo Eurostat, la popolazione dell’Ue dovrebbe crescere moderatamente fino al 2026, raggiungendo i 453,3 milioni, ma poi si prevede una flessione significativa fino a 419,5 milioni entro il 2100. Questa tendenza riflette una crescita demografica globale più rapida, portando a un futuro dove solo il 4,1% della popolazione globale vivrà nell’Ue.

Nel decennio passato, l’Ue ha visto un aumento netto di 7,5 milioni di persone grazie principalmente all’immigrazione. Paesi come Malta e Lussemburgo hanno sperimentato i tassi di crescita più alti, rispettivamente del 28,3% e del 23,0%, mentre Bulgaria e Croazia hanno visto cali significativi del 11,5% e del 9,6% a causa di emigrazione e calo naturale. Allo stesso tempo, Italia, Lituania, Ungheria e Portogallo hanno segnato un declino demografico nonostante l’immigrazione.

Il tasso di fertilità varia notevolmente, con la Francia che registra il massimo di 1,79 figli per donna e Malta il minimo di 1,08. Questo contribuisce all’invecchiamento della popolazione, con implicazioni significative per economie, sistemi pensionistici e servizi sanitari. Il rapporto tra popolazione in età lavorativa (20-64 anni) e anziani (65 anni e oltre) è sceso da 3,8 nel 2003 a 2,7 nel 2023 e si prevede che continuerà a diminuire fino a 1,5 entro il 2100.

All’inizio del 2023, l’Ue contava 41,3 milioni di cittadini stranieri, di cui 13,9 milioni provenienti da altri paesi dell’Ue e 27,3 milioni da paesi terzi. Questa diversità è evidente, con il Lussemburgo che ospita il 47,4% di cittadini stranieri, rispetto a meno dell’1,5% in Romania, Slovacchia, Polonia e Bulgaria. Il numero di richieste di asilo ha raggiunto quota 1,0 milioni nel 2022 e nel 2023, equivalente allo 0,2% della popolazione dell’Ue, con la Germania, la Spagna, la Francia e l’Italia tra i paesi maggiormente coinvolti. Nel 2023, Cipro ha registrato il più alto numero di richiedenti asilo pro capite, mentre la Repubblica Ceca e la Slovacchia hanno segnato i numeri più bassi.

La speranza di vita nell’Ue ha visto un ritorno alla crescita nel 2022, raggiungendo i 83,3 anni per le donne e i 77,9 per gli uomini. Ci sono significative variazioni regionali, con la Spagna che vanta la speranza di vita più alta (83,2 anni) e la Bulgaria la più bassa (74,2 anni). In generale, le donne dell’Ue vivono più a lungo degli uomini, con divari più pronunciati nei paesi baltici.

Il rischio di povertà o esclusione sociale ha coinvolto il 21,6% della popolazione dell’Ue nel 2022, con differenze significative tra paesi come Romania e Bulgaria rispetto a Slovenia e Repubblica Ceca. Nonostante ciò, il tasso di occupazione tra i 20-64enni è salito al 75,3% nel 2023, con Paesi Bassi e Svezia in testa e Grecia e Italia in coda. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato al 14,5%, con Spagna e Grecia tra i paesi con i tassi più elevati.

L’economia europea tra crescita e incertezza

Economia Eurosta 2023

Nel panorama economico dell’Unione Europea del 2023 emergono sfumature intriganti che riflettono la diversità e la dinamicità delle economie nazionali, lasciando intravedere un quadro complesso ma ricco di opportunità e sfide. Con un Prodotto Interno Lordo (PIL) complessivo di 17,0 trilioni di euro, l’Ue conferma la sua posizione di rilievo nell’economia globale, nonostante i recenti rallentamenti e le incertezze.

Al centro di questo scenario, l’economia tedesca si distingue come la più grande tra gli Stati membri, contribuendo con 4,1 trilioni di euro, il che rappresenta il 24,3% del PIL dell’Ue. Seguono Francia e Italia con rispettivamente il 16,5% e il 12,3% del PIL totale dell’Ue. Malta, invece, si distingue per avere l’economia più piccola, contribuendo solo allo 0,1% del PIL complessivo dell’Unione.

Il tasso di crescita del PIL, un indicatore cruciale della salute economica, è stato modesto nel 2023, registrando un aumento dello 0,4%. Questo rallentamento segue una ripresa vigorosa nel 2021 e nel 2022, con aumenti rispettivamente del 6,0% e del 3,5%, dopo una caduta del 5,6% nel 2020 causata dalla pandemia di COVID-19.

L’innovazione economica e la spesa in ricerca e sviluppo (R&S) rimangono pilastri fondamentali per sostenere la competitività dell’Ue a livello globale. Nel 2022, la spesa lorda interna per R&S è aumentata del 7,1% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 355 miliardi di euro. Questo impegno è testimone del continuo investimento nella creazione di soluzioni scientifiche e tecniche necessarie per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e l’invecchiamento della popolazione.

Tuttavia, nonostante il quadro generale di crescita economica, l’inflazione nell’Ue ha rappresentato una preoccupazione significativa nel 2023. Dopo aver accelerato fino al 9,2% nel 2022, l’inflazione è rimasta elevata nel 2023, con un tasso del 6,4%. Questo ha influenzato vari settori, con l’alimentazione e le bevande analcoliche che hanno visto un aumento dei prezzi del 12,6%, mentre la comunicazione ha registrato un modesto incremento dell’1,1%.

Il debito pubblico consolidato dell’Ue, pur mostrando una lieve riduzione al 81,7% del PIL nel 2023, rimane una preoccupazione. Paesi come Grecia, Italia, Francia, Spagna, Belgio e Portogallo continuano a mantenere un rapporto debito/PIL superiore alla media dell’Ue, con la Grecia al 161,9% in testa alla classifica.

La dinamica del commercio estero dell’Ue è stata altrettanto significativa nel 2023, con un surplus commerciale di beni dopo un deficit nel 2022. Gli Stati Uniti si confermano come il principale mercato di esportazione dell’Ue, seguiti dal Regno Unito e dalla Cina. Le importazioni provenienti dalla Cina costituiscono oltre il 20% del totale delle importazioni dell’Ue.

Nel settore dei servizi, l’Ue ha mantenuto un surplus commerciale costante, con un’elevata percentuale di esportazioni dirette verso gli Stati Uniti e il Regno Unito. Questo settore continua a rappresentare una parte significativa del valore aggiunto totale generato nell’Ue, evidenziando il ruolo cruciale delle attività di distribuzione, trasporto, alloggio e ristorazione nel contesto economico europeo.

Il settore dei servizi ha anche svolto un ruolo fondamentale nella crescita occupazionale, impiegando il 73,8% della forza lavoro dell’Ue nel 2023. Questo è stato accompagnato da un aumento modesto dell’occupazione nel settore dell’industria e della costruzione, mentre l’occupazione nel settore agricolo è diminuita.

Eurostat sottolinea come il quadro economico europeo sia complesso, con variazioni significative nei tassi di crescita tra i paesi membri. Le politiche economiche dell’Ue, insieme a iniziative nazionali, giocano un ruolo cruciale nel determinare la velocità e la sostenibilità della ripresa economica.

L’Europa al crocevia della sostenibilità

Auto Eurostat 2024

L’Europa, con la sua complessità di paesaggi, economie e risorse naturali, si trova ad affrontare sfide significative nella gestione ambientale e nella transizione verso un’economia più sostenibile. Nel 2022, il continente aveva circa 253 milioni di autovetture in circolazione, con una media di 563 auto per ogni 1.000 abitanti. L’Italia spicca con la più alta motorizzazione, registrando 682 auto per 1.000 abitanti, seguita da Lussemburgo, Finlandia, Cipro ed Estonia, tutti con tassi superiori a 600 auto per 1.000 abitanti.

La modernizzazione del parco auto verso veicoli più efficienti dal punto di vista energetico e a basse emissioni è un passo cruciale per ridurre l’impatto ambientale. Nonostante l’aumento delle vetture elettriche e ibride, più della metà delle auto in circolazione nell’Ue nel 2022 aveva almeno 10 anni di età, il che rappresenta una sfida nella riduzione complessiva delle emissioni di CO2.

Nel settore del trasporto aereo, la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulle operazioni, con un crollo dei passeggeri trasportati nel 2020 e 2021, seguito da un graduale recupero nel 2022, quando 821 milioni di passeggeri sono stati trasportati. Tuttavia, il livello di traffico internazionale è rimasto al 74% rispetto ai livelli pre-pandemia, evidenziando la fragilità del settore in risposta a crisi globali.

Il trasporto delle merci nell’Ue nel 2022 è stato dominato dal trasporto marittimo (67,8%) e su strada (24,9%), con il porto di Rotterdam in Olanda che ha gestito 194 milioni di tonnellate di merci, seguito dal porto di Antwerp-Bruges in Belgio e dal porto di Trieste in Italia, quest’ultimo con un traffico di 50 milioni di tonnellate.

Sul fronte energetico, l’Ue ha registrato un consumo finale di energia di 37.771 petajoule (unità di misura derivata del Sistema Internazionale, per l’energia e il lavoro) nel 2022, con una diminuzione del 3,9% rispetto all’anno precedente. Le fonti di energia si sono diversificate, con il 23% proveniente da fonti rinnovabili e bioenergie, segnando un passo significativo verso gli obiettivi di sostenibilità. Paesi come Svezia, Finlandia e Danimarca hanno superato il 66% di energia da fonti rinnovabili nel loro mix energetico.

La gestione dei rifiuti nell’Ue riflette l’impegno verso un’economia circolare, con il 30,6% dei rifiuti trattati attraverso il riciclo materiale e il 26,1% attraverso l’incenerimento con recupero energetico. trieste

In sintesi, l’Europa sta affrontando con determinazione la sfida della sostenibilità ambientale e delle risorse naturali, con l’Italia che emerge come un attore chiave in questo percorso. Mentre il continente continua a evolversi verso un futuro più pulito e sostenibile, la gestione responsabile delle risorse rimane essenziale per garantire un ambiente sano e prospero per le generazioni future.

Imparando dalle cifre Eurostat

L’Europa, scrutata attraverso le lenti dei dati di Eurostat, rivela una trama intricata di cambiamenti demografici, dinamiche economiche e sforzi verso la sostenibilità ambientale. Da un lato, assistiamo al delicato equilibrio demografico, con l’Unione Europea che si avvicina ai 450 milioni di abitanti, alimentato principalmente dall’immigrazione mentre affronta sfide legate all’invecchiamento della popolazione. Dall’altro, la robustezza economica dell’UE, con il suo PIL di 17 trilioni di euro, sottolinea la sua posizione di leadership globale, nonostante le incertezze inflazionistiche e il debito pubblico persistente.

Tuttavia, è nella gestione delle risorse naturali e nell’ambiente che emerge la vera sfida e opportunità. Con oltre 253 milioni di autovetture in circolazione e una marcata presenza di trasporto marittimo e aereo, l’Ue si confronta con la necessità urgente di modernizzare e rendere più sostenibili i suoi sistemi di trasporto ed energia. I progressi verso fonti energetiche rinnovabili sono incoraggianti, con nazioni come Svezia e Danimarca che pongono esempi elevati.

In definitiva, le cifre di Eurostat ci insegnano che l’Europa è in continua trasformazione. Affrontare le sfide demografiche, economiche e ambientali richiede un impegno collettivo per garantire un futuro prospero e sostenibile per tutti i cittadini europei. Attraverso politiche integrate e collaborazioni tra nazioni, il continente è ben posizionato per affrontare le sfide di oggi e di domani, garantendo un ambiente sano e prospero per le generazioni future.