L’8 e 9 giugno un’Europa senza voce: oltre 22 milioni di italiani orientati a non votare

Sfiducia e delusione nei partiti tra le principali cause
3 settimane fa
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Elezioni europee

Oltre 22 milioni di italiani sono orientati a non votare alle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno: un dato significativo rilevato dall’indagine realizzata dalla Fondazione con il Sud in collaborazione con l’Istituto Demopolis, che ha svelato diverse preoccupazioni e disillusioni tra i cittadini italiani. L’indagine, condotta dal 3 al 12 maggio su un campione statisticamente rappresentativo di oltre 4.000 intervistati, ha analizzato l’opinione pubblica nazionale rilevando le dimensioni problematiche che gravano sulla quotidianità e sul futuro del Paese, i divari territoriali e di cittadinanza percepiti dagli italiani, ma anche le propensioni degli intervistati su temi caldi del dibattito politico come la riforma dell’autonomia differenziata.

Motivazioni dell’astensionismo

Il fenomeno dell’astensionismo alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno si presenta come un riflesso tangibile di un clima diffuso di delusione e sfiducia nei confronti dei partiti politici. Un significativo 53% degli italiani che non hanno votato negli ultimi anni attribuisce questa scelta proprio a tale senso di disillusione. Questa tendenza trova ulteriore conferma nell’attuale panorama politico, dove oltre 22 milioni di cittadini non hanno intenzione di partecipare alle prossime elezioni europee.

Le radici di questo fenomeno affondano profondamente nella società italiana, intrecciandosi con questioni complesse come l’autonomia differenziata e le disparità regionali, oltre che con la percezione dell’efficacia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questo contesto di sfiducia e disillusione incide direttamente sull’entusiasmo e sulla partecipazione politica dei cittadini, contribuendo alla diffusione dell’astensionismo e alla sua crescita come fenomeno sociale significativo nelle dinamiche elettorali del Paese.

Dalla ricerca emergono ulteriori preoccupazioni che contribuiscono a questo sentimento di sfiducia. L’80% degli italiani esprime preoccupazione per la sanità pubblica, mentre l’autonomia differenziata divide il paese.

Autonomia differenziata

L’autonomia differenziata, in particolare, rappresenta un vero e proprio spartiacque nelle opinioni degli italiani, evidenziando una netta divisione territoriale sul tema. Mentre la maggioranza nazionale la considera “inopportuna e sbagliata”, un’analisi dettagliata rivela un quadro differenziato: oltre il 50% dei cittadini del Nord la reputa “necessaria e urgente”, mentre solo il 14% del Sud condivide questo punto di vista. Questa discrepanza si riflette anche nell’opinione sull’attuazione dell’autonomia: mentre per il 66% dei residenti del Nord è vista positivamente, ben l’81% del Sud la rigetta.

L’avanzamento dell’iter parlamentare sulla Riforma dell’Autonomia differenziata suscita valutazioni contrastanti nel Paese. Nonostante preveda livelli minimi di prestazioni nei servizi, il 53% degli italiani ritiene che favorirebbe solo le regioni più ricche, mentre il 35% la ritiene necessaria e urgente per tutte le regioni. Secondo l’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per la Fondazione Con il Sud, la percezione dell’autonomia differenziata è fortemente influenzata dall’area di residenza, con il 53% dei residenti del Nord che la considera urgente, rispetto al 29% nel Centro e al 14% nel Sud e nelle Isole.

La questione dell’autonomia differenziata si inserisce in un contesto più ampio di divario di sviluppo tra Nord e Sud Italia, che non solo non si è colmato nel tempo, ma si è progressivamente aggravato. Solo l’18% degli italiani ritiene che l’Italia sia unita sul piano sociale ed economico, mentre il 45% sostiene che il divario si sia aggravato negli ultimi 5 anni, con una percezione che raggiunge addirittura il 60% tra i residenti del Sud e delle Isole.

Disparità regionali

Il divario tra Nord e Sud è evidente anche nella percezione dei servizi pubblici, con il Nord che li promuove ampiamente (7 su 10) mentre al Sud meno di 4 su 10 lo fanno. Questa dualità si manifesta anche nella percezione del divario Nord-Sud, percepito come in aumento dal 60% dei meridionali e dal 45% complessivo degli italiani. Secondo l’indagine condotta da Demopolis per la Fondazione Con il Sud, meno di un quinto degli italiani ritiene che il welfare pubblico garantisca tutte le prestazioni necessarie nella propria regione di residenza. Questo dato sottolinea una crescente insoddisfazione e preoccupazione riguardo alla qualità e all’accessibilità dei servizi essenziali come sanità, scuola e assistenza sociale.

A livello nazionale, il 58% degli italiani promuove i servizi pubblici, ma vi sono nette differenze territoriali nella percezione di tali prestazioni. Mentre al Nord la percentuale di coloro che ritengono sufficienti i servizi raggiunge il 70%, al Sud e nelle Isole scende drasticamente al 39%. Questa disparità riflette le differenze strutturali e socioeconomiche che caratterizzano le diverse aree del Paese.

La sanità emerge come la principale preoccupazione per il futuro dell’Italia, con l’84% degli intervistati che identifica la fragilità del sistema sanitario come uno dei problemi più rilevanti. Altri temi cruciali includono l’aumento del costo della vita, le carenze nel welfare e l’insicurezza urbana, oltre agli impatti del cambiamento climatico come lo spopolamento, la denatalità e gli eventi climatici estremi.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Su un dato, esiste davvero un’unica Italia: la percezione diffusa dell’inefficacia dei fondi destinati a rilanciare l’Italia. Solo un esiguo 16% degli italiani confida che tali risorse saranno utilizzate in modo efficace per far ripartire il Paese. Questa sfiducia si radica nella consapevolezza dei limiti concreti nella messa a terra dei progetti del PNRR, evidenziati dalle lentezze della burocrazia e dall’insufficienza di figure specializzate nella pubblica amministrazione.

La delusione nei confronti del PNRR si manifesta anche nel disincanto riguardo ai suoi obiettivi: mentre una parte significativa degli intervistati nutre speranze riguardo alla modernizzazione delle infrastrutture, molti dubitano della sua capacità di ridurre il divario tra Nord e Sud o di frenare l’emigrazione giovanile.

Questo clima di diffidenza verso il PNRR si intreccia con preoccupazioni condivise riguardo alla fragilità della sanità pubblica, alimentando un senso di insoddisfazione e distacco dalla politica. Il dibattito sul PNRR e sull’autonomia differenziata mette in luce le disuguaglianze e le divisioni interne al Paese, accentuando la sensazione di esclusione e la distanza tra istituzioni e cittadini.