Il Canada e la sfida della presidenza G7

Tra crisi globali e sfide interne, Trudeau guida il summit delle sette potenze economiche mondiali
3 giorni fa
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Canada Bandiera

Il Canada inizia il 2025 con un ruolo da protagonista sulla scena internazionale, assumendo la presidenza di turno del G7 dall’Italia, in un momento di sfide cruciali a livello globale e nazionale. In un contesto segnato da tensioni geopolitiche, transizioni economiche e crisi ambientali, il Paese nordamericano si prepara a ospitare il summit dei leader delle sette potenze economiche mondiali a Kananaskis, Alberta, dal 15 al 17 giugno.

Per il primo ministro Justin Trudeau, al suo decimo anno di mandato e il più longevo tra i leader del G7, questa presidenza rappresenta un banco di prova importante. Trudeau dovrà navigare tra pressioni interne e un panorama globale complesso, con l’obiettivo di riaffermare il Canada come interlocutore essenziale e promotore di soluzioni condivise per le sfide mondiali.

Cos’è il G7 e perché è rilevante

Il Gruppo dei Sette è composto da Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Italia e l’Unione Europea come membro aggiuntivo. Fondato negli anni ’70, il G7 non è un’organizzazione formale, ma un forum per decisioni consensuali su temi economici e politici cruciali. Attraverso incontri tra leader, ministri e rappresentanti della società civile, il G7 definisce le risposte collettive a questioni globali come il cambiamento climatico, la sicurezza internazionale, i diritti umani e lo sviluppo tecnologico.

La presidenza del G7 offre al paese ospitante un’opportunità unica per influenzare l’agenda globale. Ogni anno, il paese designato propone un programma tematico e ospita una serie di incontri culminanti in un summit tra i leader. Il successo del G7 spesso dipende dalla capacità di costruire consenso tra i membri, superando differenze politiche ed economiche significative.

Il Canada e la sua eredità nel G7

Il Canada è membro del G7 dal 1976 e ha utilizzato questa piattaforma per promuovere iniziative ambiziose. Nel 2018, sotto la presidenza canadese, il governo Trudeau ha raccolto quasi 3,8 miliardi di dollari per l’educazione delle donne e delle ragazze in contesti di crisi. Analogamente, nel 2010, il governo conservatore guidato da Stephen Harper aveva orientato l’attenzione globale sulla salute materna, garantendo l’impegno collettivo dei paesi membri su questa priorità.

Tuttavia, questa volta le sfide sono particolarmente complesse. Sul piano internazionale, il Canada deve affrontare un mondo sempre più frammentato, caratterizzato dalla competizione tra grandi potenze come Stati Uniti e Cina, e dalla necessità di sostenere l’Ucraina contro l’aggressione russa. Sul fronte interno, invece, Trudeau si trova a gestire una crisi politica e di leadership senza precedenti, che potrebbe mettere a rischio la stabilità del governo liberale.

Trudeau e il momento della verità

Justin Trudeau, il leader più longevo tra i capi di governo del G7, si trova in una posizione precaria. La sua popolarità è in calo, appesantita dalle preoccupazioni per l’inflazione e l’immigrazione. La situazione si è ulteriormente deteriorata con la recente dimissione della ministra delle Finanze Chrystia Freeland, figura chiave del governo, in polemica con le scelte del primo ministro.

Freeland, che ha svolto un ruolo determinante nelle negoziazioni commerciali con l’amministrazione Trump, ha apertamente criticato la strategia di Trudeau per affrontare le minacce economiche provenienti dagli Stati Uniti, incluso il rischio di nuovi dazi. La sua uscita dal governo rappresenta un colpo durissimo per Trudeau, il cui futuro politico appare sempre più incerto. Alcuni osservatori ipotizzano che il primo ministro possa dimettersi all’inizio del 2025, aprendo la strada a elezioni anticipate o alla nomina di un nuovo leader liberale.

Le sfide del G7 in un contesto globale instabile

Il prossimo summit del G7 si terrà in un contesto internazionale estremamente volatile. La guerra in Ucraina rimane una questione centrale e il Canada ha già promesso di sostenere la resistenza di Kiev contro Mosca. Inoltre, il crescente peso economico e politico di paesi emergenti come Cina e India mette sotto pressione il G7, spingendolo a difendere principi fondamentali come lo stato di diritto e i diritti umani.

Una delle priorità di Trudeau è quella di garantire che l’intelligenza artificiale sia sviluppata nel rispetto dei valori democratici. Questa posizione riflette le preoccupazioni più ampie sui rischi legati all’uso improprio delle tecnologie avanzate, un tema che probabilmente sarà centrale nel summit di Kananaskis. Altri temi critici includono la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale, e il rafforzamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che potrebbe giocare un ruolo cruciale nella prevenzione di future pandemie.

Il ritorno di Trump e le implicazioni per il Canada

A complicare ulteriormente la situazione, vi è il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Trump, noto per il suo approccio poco convenzionale alla diplomazia, ha già dimostrato di non avere una particolare affinità con il multilateralismo. Durante il G7 del 2018, si era rifiutato di firmare il comunicato finale e aveva attaccato Trudeau definendolo “debole e disonesto”.

Questa volta, la situazione potrebbe essere ancora più complessa. Secondo le leggi canadesi, Trump non potrebbe entrare nel paese senza un permesso speciale, essendo stato dichiarato colpevole di reati in un tribunale di New York. Questo crea un dilemma diplomatico unico per Ottawa, che dovrà decidere come gestire la partecipazione di un presidente statunitense potenzialmente controverso.

Un’opportunità per rilanciare il ruolo globale del Canada

Nonostante le difficoltà, la presidenza del G7 rappresenta un’opportunità cruciale per il Canada di riaffermare il suo ruolo come mediatore e leader globale. Secondo l’ex ministro degli Esteri Lloyd Axworthy, il summit potrebbe essere l’occasione per rilanciare iniziative storiche come la riduzione degli arsenali chimici e nucleari, contribuendo a rafforzare le norme internazionali contro la proliferazione. Allo stesso tempo, il governo canadese potrebbe sfruttare il G7 per lanciare un nuovo progetto di sviluppo globale, come fatto in passato. Una proposta interessante sarebbe quella di confiscare i beni russi congelati per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, un’idea sostenuta da numerose organizzazioni della società civile.

Insomma, il 2025 potrebbe segnare una svolta per il Canada, sia a livello interno che internazionale. La presidenza del G7 offre a Ottawa l’opportunità di dimostrare che, nonostante le difficoltà, il paese rimane un attore influente sulla scena globale. Tuttavia, molto dipenderà dalla capacità di Trudeau (o di un suo eventuale successore) di navigare tra le insidie politiche interne e di costruire un consenso efficace tra i membri del G7. In questo scenario complesso e dinamico, il Canada dovrà dimostrare che il suo impegno per la diplomazia e i valori democratici non è solo una retorica, ma una realtà concreta e influente nel plasmare il futuro del mondo.

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