Un’auto lanciata contro pedoni e ciclisti, dieci feriti, quattro in condizioni critiche. La Francia torna a confrontarsi con lo spettro del terrorismo mentre l’Europa intensifica l’allerta per una minaccia che cambia forma ma non svanisce.
La cronaca dell’attacco del 5 novembre
La mattina di oggi, 5 novembre 2025, intorno alle 8:45 ora locale, l’Isola d’Oléron – situata al largo della costa occidentale francese – è diventata teatro di una strage. Un uomo sulla trentina, cittadino francese residente nella zona, ha percorso diversi chilometri tra i villaggi di Saint-Denis-d’Oléron e Dolus-d’Oléron investendo pedoni e ciclisti con la propria auto.
Tra le persone travolte c’è anche una bambina. Dopo aver abbandonato il veicolo, l’aggressore ha tentato di incendiarlo: nel bagagliaio gli investigatori hanno rinvenuto bombole di gas, particolare che ha immediatamente sollevato sospetti su un’azione pianificata. Le forze dell’ordine lo hanno bloccato con l’uso del taser mentre cercava di darsi alla fuga.
Secondo il procuratore di La Rochelle, Arnaud Laraize, l’uomo avrebbe urlato “Allahu Akbar” (Allah è il più grande) durante l’arresto. Il sospettato risultava già noto alle autorità, sebbene non inserito in database antiterrorismo ufficiali. Il ministro degli Interni Laurent Nuñez ha avviato un’indagine e si è recato sul luogo dell’attacco, mentre il presidente Emmanuel Macron – in viaggio verso il Brasile per la Cop30 – è stato informato in tempo reale e ha seguito gli sviluppi telefonicamente.
La procura nazionale antiterrorismo francese resta in contatto con le autorità locali, ma al momento non ha ancora aperto formalmente un fascicolo per terrorismo. Gli inquirenti stanno valutando se l’azione sia riconducibile a matrice jihadista o a disturbi psichiatrici del sospettato.
Il terrorismo in Europa
L’episodio dell’Isola d’Oléron si inserisce in un quadro di allerta crescente. Solo ieri, 4 novembre, i carabinieri italiani hanno arrestato nel pavese un diciassettenne di origine tunisina accusato di partecipazione a organizzazione terroristica e istigazione a delinquere. Il minore aveva raccolto manuali per costruire ordigni esplosivi, manifestava l’intenzione di combattere in zone di conflitto e utilizzava i social network per reclutare altri giovani, invitandoli a giurare fedeltà allo Stato islamico.
Come evidenziato da Nicolò Benazzo, esperto di estremismo intervistato da La Provincia Pavese, internet ha “cambiato le regole del gioco” nelle modalità di radicalizzazione: non serve più avere conoscenze dirette negli ambienti estremisti, bastano forum chiusi, blog e chat dove si creano “bolle” di utenti che si fomentano reciprocamente. Il fenomeno tocca soprattutto giovani musulmani residenti in Occidente che vivono discriminazioni e crisi identitarie.
Francia e Regno Unito i Paesi Ue più esposti
Francia e Regno Unito guidano la classifica dei Paesi europei più colpiti dal terrorismo jihadista. La ragione affonda le radici nella storia coloniale: entrambe le nazioni sono percepite dalle dottrine estremiste come “vecchie potenze coloniali”, dunque bersagli prioritari. Nel Regno Unito, tra il 1970 e il 2019, si sono registrate almeno 3.395 morti legate al terrorismo, il dato più alto dell’Europa occidentale. La maggioranza è collegata al conflitto nordirlandese, ma dal XXI secolo gli attacchi sono stati prevalentemente legati all’estremismo islamico.
La Francia ha subito attacchi devastanti come quello del Bataclan nel novembre 2015, che causò 90 vittime. Il Paese resta sotto pressione: secondo il report CrowdStrike 2025 European Threat Landscape, la Francia figura tra le cinque nazioni europee più colpite da attacchi informatici e fisici legati a gruppi terroristici.
Germania, Italia e Belgio: allerta crescente
Germania, Italia e Spagna completano il gruppo dei cinque Paesi Ue maggiormente esposti. L’Italia ha storicamente registrato meno attacchi jihadisti rispetto a Francia e Regno Unito per due motivi: la migrazione dal mondo islamico è iniziata più tardi (fine anni Settanta contro gli anni Cinquanta di Francia e Inghilterra) e Roma non porta l’etichetta di potenza coloniale. Tuttavia, da ultimo, l’arresto del minorenne pavese dimostra che la minaccia si sta evolvendo anche nel nostro Paese.
Il Belgio mantiene un livello di allerta elevato: Bruxelles ha convocato d’urgenza il Consiglio di sicurezza nazionale il 5 novembre dopo ripetuti avvistamenti di droni sopra gli aeroporti di Bruxelles e Liegi e su due basi militari, che hanno causato la cancellazione di 80 voli. Sebbene non si tratti necessariamente di terrorismo, l’episodio evidenzia la vulnerabilità delle infrastrutture critiche europee.
Le vulnerabilità strutturali europee
Il report Europol di metà 2025 documenta 58 incidenti terroristici nell’Unione europea, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Il report CrowdStrike evidenzia che il 22% di tutte le vittime su siti di leak dedicati (utilizzati da gruppi criminali e terroristici per diffondere dati rubati) sono basate in Europa, con un incremento del 13% su base annua.
Le modalità di attacco si diversificano: accanto agli assalti fisici tradizionali crescono i raid informatici, gli attacchi con droni e le campagne di disinformazione legate a “hacktivism” durante momenti geopolitici critici. Il rapporto segnala inoltre un’impennata di attacchi tramite “fake Captcha”, con oltre 1.000 incidenti che hanno colpito clienti europei nel 2024-2025.
Il nuovo scenario: Africa come epicentro globale
Il Global Terrorism Index 2025 documenta un’inversione di tendenza preoccupante: dopo anni di progressi, il numero di Paesi colpiti da almeno un attacco terroristico è salito da 58 a 66 nel 2024. L’epicentro del terrorismo globale si è spostato dal Medio Oriente al Sahel africano, dove si concentra il 51% delle morti per terrorismo – un dato decuplicato dal 2019.
Gruppi affiliati ad al-Qaeda come il Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jnim) stanno consolidando il controllo su vasti territori in Mali, Burkina Faso e Niger. L’esperto di sicurezza nazionale Stephen Flynn, della Northeastern University, avverte che “le linee tra attori statali e non statali si stanno confondendo“, con il rischio che un’affiliata di al-Qaeda diventi un “attore statale dirompente nel cuore dell’Africa occidentale”.
La risposta istituzionale europea
L’Unione europea sta intensificando gli sforzi di coordinamento antiterrorismo. I documenti della Commissione europea sui progressi dei Paesi candidati all’adesione – Ucraina, Kosovo e altri – pongono forte enfasi sulla necessità di valutare i rischi associati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Il processo di allargamento stesso è visto come strumento di stabilizzazione per prevenire vuoti di potere che potrebbero essere sfruttati da organizzazioni terroristiche.
La recente condanna del colosso francese del cemento Lafarge – accusato di aver finanziato l’Isis in Siria fornendo fondi e materiali per costruire rifugi e tunnel terroristici – dimostra come la complicità con il terrorismo possa annidarsi anche in contesti insospettabili. Il processo, iniziato nel 2017, ha portato all’incriminazione di diversi dirigenti e ha rappresentato un precedente importante per la responsabilità delle imprese nel contrasto al terrorismo.
Una minaccia in evoluzione
L’attacco dell’Isola d’Oléron – ancora da classificare ufficialmente – ricorda che il terrorismo in Europa non è scomparso, ha solo cambiato volto. La radicalizzazione viaggia online, recluta giovani in crisi identitaria e colpisce con modalità più difficili da prevenire: auto lanciate contro la folla, coltelli, azioni solitarie di “lupi solitari” che non richiedono strutture organizzative complesse.
Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Belgio restano i Paesi più esposti per ragioni storiche, demografiche e simboliche. Ma l’intera Unione europea deve fare i conti con una minaccia che si alimenta di instabilità globale, conflitti irrisolti e divari sociali interni.
