Antibiotico-resistenza, Italia prima in Ue per decessi. Il piano di Bruxelles per contrastare l’Amr

3 giorni fa
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Antibiotici
Assunzione di antibiotici_Canva

L’Italia è prima tra i Ventisette Paesi Ue per decessi causati dall’antibiotico-resistenza. Questa condizione è ancora sottovalutata, ma entro il 2050 può diventare la prima causa di morte nel Belpaese.

L’allarme arriva dal rapporto del Centro Europeo per il controllo delle malattie pubblicato oggi, 18 novembre, in occasione della Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza (Amr), che è una delle più gravi minacce per la salute pubblica a livello nazionale, europeo e globale. Il rapporto dell’Ecdc apre la Settimana mondiale per il consumo consapevole di questi farmaci, organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Antibiotico-resistenza, i decessi in Italia

Come rivela il rapporto, negli ospedali del nostro Paese l’antibiotico-resistenza provoca circa 12mila morti all’anno, un terzo di tutti i decessi che si verificano tra i ricoverati.

Nel biennio 2022-23 sono stati 430mila i ricoverati che hanno contratto una infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti, contro una media Ue del 6,5%. Tra i microbi più diffusi ci sono la Klebsiella, che infetta le vie urinarie con una mortalità di circa il 50%; lo Pseudomonas che provoca infezioni osteoarticolari con mortalità al 70%; l’Escherichia coli che causa diarrea anche sanguinolenta e il Clostridium difficile che prolifera nell’intestino con una mortalità a 30 giorni che si avvicina al 30%.

Rispetto all’Italia, ha registrato un dato peggiore (8,9%) solo il Portogallo, che però ha una popolazione più giovane e quindi meno esposta a questo rischio.

Qui per vedere la classifica regione per regione.

Antibiotico-resistenza: che cos’è

Il termine per descrivere questa condizione è abbastanza eloquente: l’antibiotico-resistenza è una condizione provocata (principalmente) da un uso eccessivo di antibiotici che rende inefficaci questi farmaci.

Non è un caso che il Belpaese occupi un non invidiabile primo posto a livello europeo anche per questo parametro. In Italia, gli antibiotici vengono somministrati al 44,7% dei degenti, oltre dieci punti in più della media europea, pari al 33,7%.

L’antibiotico-resistenza viene provocata da un uso eccessivo degli antibiotici non solo in ambito medico, ma anche nell’agricoltura. La mancanza di accesso a servizi sanitari adeguati e a pratiche igieniche efficaci amplifica ulteriormente la diffusione di patogeni resistenti.

L’Amr si verifica quando i microrganismi, come i batteri, si adattano e diventano resistenti ai trattamenti antibiotici disponibili, rendendo le infezioni più difficili da trattare. Le infezioni causate da batteri resistenti includono quelle delle vie respiratorie inferiori, del sangue e addominali.

I numeri dell’Amr nel mondo

L’allarme su questa condizione è partito da diversi anni. Secondo un’analisi dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme), già nel 2019 l’antibiotico-resistenza è stata direttamente responsabile di circa 1,27 milioni di decessi e ha contribuito a quasi 5 milioni di morti in tutto il mondo.

Negli Stati Uniti, si stima che le infezioni resistenti agli antibiotici comportino costi sanitari aggiuntivi di oltre 20 miliardi di dollari all’anno, con un aumento delle spese ospedaliere per il trattamento delle infezioni resistenti che può superare i 1.400 dollari per paziente. A livello globale, le proiezioni indicano che l’Amr potrebbe costare tra i 300 miliardi e oltre un trilione di dollari annualmente entro il 2050.

Per affrontare questa crisi, è fondamentale implementare pratiche di stewardship antimicrobica (insieme di interventi che promuovono l’uso ottimale degli antibiotici più rigorose), migliorare la sorveglianza della resistenza e garantire l’accesso a terapie efficaci. La ricerca continua è essenziale per lo sviluppo di nuovi antibiotici e vaccini che possano ridurre la necessità di trattamenti antibiotici e prevenire l’emergere di ceppi resistenti.

Il piano Ue contro l’antibiotico-resistenza

Nel corso degli anni, l’Unione Europea ha intrapreso diverse azioni significative per affrontare la minaccia dell’antibiotico-resistenza.

Nel 2017, l’Ue ha adottato il Piano d’azione One Health contro l’Amr, che delinea oltre 70 azioni che coprono la salute umana, animale e l’ambiente. Questo piano è stato regolarmente monitorato e ha fornito un quadro per guidare e coordinare le attività sull’Amr a livello internazionale nelle aree di monitoraggio, sorveglianza e ricerca e sviluppo.

Sei anni dopo, il 13 giugno 2023, il Consiglio europeo ha adottato una Raccomandazione per intensificare le azioni dell’Ue per combattere l’Amr con un approccio One Health. Questa raccomandazione estende e completa il Piano d’azione del 2017, massimizzando le sinergie per ottenere una risposta forte ed efficace contro l’Amr in tutta l’Ue. La pandemia da Covid-19 ha dimostrato come anche da un punto di vista medico-sanitario sia auspicabile una maggiore coesione dei Ventisette per affrontare le sfide più complicate.

Gli obiettivi principali di questa raccomandazione includono:

  • Rafforzare i piani d’azione nazionali One Health sull’Amr;
  • Potenziare la sorveglianza e il monitoraggio dell’Amr e del consumo di antibiotici;
  • Migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni;
  • Rafforzare la gestione antimicrobica e l’uso prudente degli antibiotici;
  • Raccomandare obiettivi per l’antibiotico-resistenza e il consumo di antimicrobici nella salute umana;
  • Migliorare la consapevolezza, l’educazione e la formazione;
  • Promuovere la ricerca e lo sviluppo, e incentivi per l’innovazione e l’accesso agli antibiotici.

Linee guida e investimenti

L’Ue ha adottato anche adottato delle linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici nella salute umana e animale e ha istituito due reti regionali per raccogliere e presentare dati di sorveglianza sull’Amr per quasi tutti i 53 Stati membri della Regione Europea dell’Oms: la European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (Ears-Net) e la Central Asian and European Surveillance of Antimicrobial Resistance (Caesar) network.

L’altro fronte su cui si sta muovendo l’Ue è la ricerca: Bruxelles vuole supportare l’innovazione tecnologica per la rilevazione, la prevenzione e il trattamento delle infezioni umane causate da patogeni resistenti agli antimicrobici, inclusa la creazione di una partnership europea per coordinare, allineare e finanziare la ricerca e l’innovazione intersettoriale su “One Health Amr”.

Cooperazione internazionale

La cooperazione interna è il primo passo, ma l’Unione europea sta anche lavorando per contribuire agli sforzi di contrasto alle malattie infettive e all’antibiotico-resistenza nei Paesi a basso e medio reddito, ad esempio attraverso la Global Health EDCTP3 JU.

Nonostante questi sforzi, i Ventisette sono in ritardo rispetto ad altri Paesi nella ricerca sull’antibiotico-resistenza. Questo perché non basta l’azione delle istituzioni, ma serve la sensibilizzazione della popolazione, ovvero di medici e pazienti. Stati Uniti, Cina, Regno Unito, India e Australia pubblicano più articoli su questa minaccia sanitaria globale rispetto a qualsiasi Paese membro dell’Ue.
E l’informazione non è mai un dettaglio.