Ecco la strategia dietro il ‘missile invincibile’ di Putin. L’analisi di Danilo Secci

L'impatto mediatico e negoziale pesa forse più della minaccia effettiva posta dal nuovo missile russo a propulsione nucleare. Danilo Secci (Istituto Gino Germani) ne traccia lo sviluppo e analizza la remota possibilità del suo utilizzo
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Russia Burevestnik Vladimir Putin nucleare
Alexander Kazakov/Pool/Afp

Quindici ore e 14.000 chilometri di volo. Questi i dati offerti dal capo dell’esercito russo, Valery Gerasimov, presentando a Vladimir Putin in diretta televisiva i risultati del test del missile sperimentale a propulsione nucleare Burevestnik. Il presidente russo ha salutato con entusiasmo il “test finale di successo” di un’arma “invincibile”, “senza eguali nel mondo” e teoricamente in grado di penetrare qualsiasi sistema di difesa aerea. La sua esistenza dimostra che Mosca non si piegherà a nessun tipo di pressione da parte degli Stati Uniti o qualsiasi altra potenza, ha aggiunto Putin, pochi giorni dopo l’imposizione delle prime sanzioni di Donald Trump sulle principali aziende petrolifere russe.

L’annuncio ha avuto “una grande visibilità mediatica qui in Occidente”, un segnale di “una certa sensibilità nei riguardi dello sviluppo del dell’arsenale nucleare russo”, rileva Danilo Secci, responsabile dell’Osservatorio difesa e sicurezza dell’Istituto di scienze sociali e studi strategici Gino Germani, parlando a Eurofocus. Per l’esperto di geopolitica e sicurezza internazionale è necessario inquadrare e soppesare attentamente l’annuncio di Putin. “Si hanno ancora poche informazioni sul missile. Ma per stessa ammissione russa si parla di un eventuale impiego per una guerra nucleare su vasta scala, uno scenario apocalittico, le cui probabilità restano remote“, avverte.

Occhi sul 2027

Secci parte dal fatto che l’esistenza del Burevestnik non sia, strettamente, una novità. Gli addetti ai lavori seguono il suo sviluppo da marzo 2018, quando Putin presentò all’Assemblea federale russa la prossima generazione di sistemi d’arma di rilevanza strategica del tutto innovativi, racconta. In quell’occasione vennero presentati anche il missile balistico intercontinentale Sarmat, gli ipersonici Kinzhal e Zirkon, il veicolo ipersonico Avangard e il drone subacqueo nucleare Status-6. Per quanto riguarda l’ultimo arrivato, il testo avvenuto il 21 ottobre sarebbe stato l’ultimo prima della messa in produzione su vasta scala.

“Tutti questi sistemi sono andati avanti in termini sia di sviluppo che di schieramento. Il che fa pensare che lo stesso accadrà col Burevestnik”, spiega l’esperto, evidenziando che molti parlano del 2027 come data di entrata in servizio e collegando l’annuncio alla “strana proposta” russa, fatta a settembre agli Usa, di prorogare di un solo anno il trattato New Start, che regolamenta gli armamenti a lungo raggio e che scadrà a febbraio 2026 come conseguenza dell’uscita di Mosca dall’accordo.

“A mio avviso, il test probabilmente rientra anche nella trattativa in corso con Washington sull’eventuale prosieguo del New Start, su cui gli Usa potrebbero avere riserve visto che non coinvolge Pechino, il cui arsenale nucleare sta crescendo notevolmente”, prosegue Secci. Da qui la messa in produzione e il possibile schieramento nel 2027, tenendo conto della possibile estensione del trattato e del fatto che la stessa esistenza del Burevestnik possa essere un elemento di pressione.

La dimensione strategica

“Il nucleare russo è una carta che si può giocare su più tavoli. Sia sulle trattative per il New Start, sulla gestione complessiva degli arsenali nucleari, sia in termini di pressione verso i Paesi occidentali nel contesto nell’ambito della guerra in Ucraina”, sottolinea l’esperto della Fondazione Germani, ricordando che l’uscita di Mosca dal trattato coincise con lo schieramento di armi atomiche in Bielorussia al fine di dissuadere l’Occidente dal fornire sostegno militare a Kiev.

Nella stessa ottica il testo del Burevestnik può essere una leva per indurre gli Usa a concessioni nell’ambito del negoziato per l’estensione del New Start, con l’incognita che non si sa se questo nuovo missile, che è di una tipologia completamente nuova, risponda alle classificazioni esistenti, e al netto dei dubbi sul rispetto russo dei trattati.

Il lancio dei missili ipersonici Oreshnik su Dnipro nel 2024 fa pensare che la Russia abbia violato anche il trattato Inf, siglato tra Usa e Unione sovietica nel 1987, che obbligava alla distruzione di tutti i missili nucleari a raggio intermedio dispiegati in Europa, spiega Secci, sottolineando che quel trattato non vale più dall’uscita degli Usa nel 2019, ma considerando i tempi di sviluppo è difficile che Mosca non stesse sviluppando armi del genere mentre era in vigore.

La partita nucleare…

“Sicuramente c’è un grande attivismo politico e militare russo nei confronti degli armamenti nucleari. Questo è un dato di fatto, ci sono diverse prove che lo dimostrano. A parte i test, però, ricordiamo che ci sono anche i Kinzhal, che nel teatro ucraino sono armati con testate convenzionali ma possono essere equipaggiati con una testata nucleare”, continua l’esperto. La differenza, aggiunge, è che stando alle informazioni attuali il Burevestnik sembra essere dotato solamente di carica nucleare: questo rende difficile l’ipotesi del suo utilizzo nel teatro ucraino, perché non è stato concepito per quel tipo di impiego.

“I russi parlano di gittata illimitata. Sicuramente è superiore rispetto a quella della maggior parte dei missili da crociera oggi schierati nel mondo”. Questo rende il Burevestnik un’arma adatta per un “second strike”, da impiegare in un ipotetico conflitto nucleare come strumento di rappresaglia, sottolinea Secci.

Attualmente sembrerebbe che il sistema non conosca eguali, “ma russi non hanno presentato qualcosa di nuovo: gli stessi statunitensi hanno portato avanti il Progetto Pluto tra il 1950 e il 1960, con l’obiettivo di sviluppare e produrre in serie missili da crociera supersonici a propulsione nucleare”, racconta l’esperto. Il progetto fu abbandonato a favore dei missili balistici intercontinentali per motivi sia di costi che di eventuali impatti ambientali legati alla fuoriuscita di radiazioni sulla traiettoria, per non parlare del rischio dell’arma in sé.

Stando alle (poche e incerte) informazioni disponibili, pare che nel 2019 cinque persone siano morte in un incidente nei pressi della città di Arkhangelsk per via dell’esplosione di un missile Burevestnik al rilascio, o di una una sua caduta in mare con conseguente operazione di recupero, o ancora, una fuoriuscita letale di radiazioni. Le fonti non sono interamente chiare, rileva Secci, che pone l’accento sulla scarsità di informazioni disponibili all’infuori di quanto dichiarato da Gerasimov, incluse quelle sulla potenza della testata, e sottolinea il pericolo sia su piano militare che su quello ambientale.

… e quella mediatica

In questo preciso momento, dunque, è il messaggio stesso di Putin che potrebbe avere ancora più valore del contenuto in sé. “I destinatari di questi annunci sono sempre due: la classe politica e l’opinione pubblica. Quando parli di questo missile e lo definisci invincibile, o parli di gittata illimitata, fa una certa impressione”, avverte Secci, ricordando anche quanto varia l’impatto mediatico a seconda della vicinanza dei singoli Paesi europei alla Russia e la loro sensibilità, oltre all’effetto-spauracchio di cui è pregna la minaccia nucleare.

Questo non toglie il fatto che l’eventuale impiego del Burevestnik realisticamente avverrebbe nel contesto di una rappresaglia russa a un attacco nucleare diretto, in uno scenario di un conflitto globale con tinte apocalittiche. Al di là di quanto l’idea possa far spavento, la possibilità rimane remota, sottolinea l’esperto. “Sicuramente colpiscono i titoli. In un certo senso, e per logiche anche editoriali, fanno anche il gioco della propaganda russa: descrivere un missile invincibile con gittata illimitata cattura più attenzione, al prezzo di una possibile sproporzione rispetto alla minaccia reale e concreta“.

Invece di in correre all’inseguimento della notizia sarebbe meglio attendere almeno un giorno per analizzare lo scenario, contestualizzare il tutto, guardare ai dati e alle fonti, prosegue Secci. Nel caso dell’annuncio di Putin e Gerasimov, “è opportuno chiedersi a chi li stiano comunicando”. In seconda battuta l’analisi fredda serve anche, nel questo caso, che si tratta di un’arma da second strike, e per quanto Putin la dichiari invincibile si tratta di uno scenario da fine del mondo: bisogna pesare le notizie, i messaggi possono essere molteplici, per cui servono chiarezza, confronto, e più informazioni in modo da soppesare attentamente il tutto.