Dalle parole ai fatti. Le decisioni al summit dei ministri della Difesa di 5 Paesi europei (tra cui l’Italia)

Ieri a Parigi si sono riuniti i ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania, Polonia e Uk: meno burocrazia, più armi
1 giorno fa
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Summit 5 Paesi Difesa Europea Afp
I ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito riuniti a Parigi (Afp)

“Non possiamo permetterci di sprecare tempo in burocrazia inutile. È necessario un approccio più coordinato agli acquisti militari per rafforzare le capacità europee. Il riarmo europeo è essenziale per affrontare le minacce attuali”.

Quelle che avete appena letto sono le parole pronunciate ieri, 12 marzo, da Boris Pistorius, il ministro della Difesa tedesco, a margine del summit di Parigi che ha riunito i ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. Presente al primo tavolo anche il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov per discutere degli aiuti da inviare all’Ucraina. La seconda riunione si è concentrata sullo sviluppo delle capacità di difesa europee.

Il summit si colloca in un momento cruciale per la sicurezza dell’Europa e rappresenta un’evoluzione rispetto al summit di Varsavia del 19 novembre scorso, in cui i ministri degli Esteri degli stessi Paesi (con la partecipazione della Spagna) avevano concordato sulla necessità di aumentare la spesa per la difesa oltre il 2% del Pil e introdurre Eurobond per il finanziamento delle capacità militari. Ieri i ministri dei cinque Paesi hanno parlato del dispiegamento delle forze militari per proteggere i confini dalla “canaglia” russa.

Dal summit di Varsavia a quello di Parigi: cosa è cambiato

Mentre in Polonia si era discusso prevalentemente di strategie finanziarie e allocazione delle risorse, a Parigi i ministri della Difesa si sono concentrati su decisioni operative per rafforzare la sicurezza del continente e potenziare il supporto all’Ucraina. I Paesi europei sono pronti a cambiare passo. Non a caso, Varsavia aveva riunito i ministri degli Esteri, mentre Parigi ha visto protagonisti i ministri della Difesa, segnando un passaggio dalle intenzioni alla pianificazione strategica. Il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu ha affermato che 15 Paesi hanno espresso interesse nel discutere una nuova architettura di sicurezza per l’Ucraina.

Durante il summit di Parigi, i rappresentanti dei cinque Paesi hanno deciso di intensificare il supporto militare a Kiev, fornendo armamenti avanzati e rafforzando la protezione delle infrastrutture critiche, come il sistema energetico e le centrali nucleari. Sul tavolo anche il ruolo degli Usa che, con Donald Trump al potere, sono sempre meno disposti ad aiutare militarmente l’Europa. “C’è un chiaro tentativo da parte di alcuni di costruire sfere di influenza. Visioni contrastanti dell’ordine mondiale stanno portando a un approccio più transazionale negli affari globali. E l’Europa deve cambiare per prosperare in questa nuova realtà. Dobbiamo essere intelligenti. Dobbiamo essere lucidi su ciò che ci aspetta, da una Russia canaglia ai nostri confini alle sfide alla nostra sovranità e alla nostra sicurezza”, ha detto un mese fa la presidente della Commissione Ursula von der Leyen in occasione della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.

Se prima del secondo insediamento di Trump la divisione tra Occidente e Oriente era chiara, adesso non lo è più. Il presidente americano ha fatto sapere agli (ex?) alleati europei che la tutela dell’Ucraina è un affare loro: gli Stati Uniti non vogliono spendere più un dollaro per il Paese invaso, né vogliono impiegare le proprie forze di peacekeeping. Bruxelles ha risposto in maniera netta presentando ReArmEu, il piano da 800 miliardi di euro per la Difesa del continente.

La strada è ormai tracciata. Anche ieri, i cinque ministri hanno ribadito la necessità di accelerare il processo verso una maggiore integrazione delle forze europee, superando ostacoli burocratici e migliorando il coordinamento tra i vari Paesi. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalla Nato e dagli Stati Uniti, rafforzando la capacità di deterrenza autonoma. I ministri delle Difesa di Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito hanno riaffermato l’impegno a incrementare i budget per la difesa, con l’obiettivo di potenziare la produzione bellica in Europa e garantire maggiore sicurezza ai confini orientali dell’Unione.

Le dichiarazioni dei ministri della Difesa

Italia – Guido Crosetto: “L’Europa prende atto che deve difendersi. Non possiamo più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti. Dobbiamo costruire una capacità autonoma di difesa che garantisca sicurezza ai nostri cittadini. Per quanto riguarda l’Ucraina, non esiste un futuro senza la possibilità di difendersi; un’Ucraina demilitarizzata non è contemplabile”;

Francia – Sébastien Lecornu: “L’Europa deve dimostrare che può agire rapidamente senza perdere tempo in burocrazia inutile. Garantiremo la sicurezza dell’Ucraina, ma dobbiamo anche proteggere il Mar Nero e le centrali nucleari ucraine”;

Germania – Boris Pistorius: “Non possiamo permetterci di sprecare tempo in burocrazia inutile. È necessario un approccio più coordinato agli acquisti militari per rafforzare le capacità europee. Il riarmo europeo è essenziale per affrontare le minacce attuali”;

Polonia – Władysław Kosiniak-Kamysz: “La Polonia continuerà a guidare gli sforzi per rafforzare la difesa europea. Abbiamo dimostrato che investire nella sicurezza nazionale è fondamentale, e invitiamo gli altri Paesi europei a fare lo stesso”;

Regno Unito – John Healey: “Le nazioni europee stanno intensificando gli sforzi. Rafforzando la nostra cooperazione nella difesa, aumentando le spese e migliorando la nostra forza collettiva, inviamo un messaggio chiaro: non vacilleremo nel sostenere l’Ucraina e nel difendere i nostri valori condivisi”.

Il passato, il futuro e la difesa

Tra il 2021 e il 2024, la spesa totale degli Stati membri è aumentata di oltre il 30%, raggiungendo una quota stimata di 326 miliardi di euro nel 2024, pari all’1,9% del PIL dell’Ue. Prendendo in considerazione i 23 Stati membri dell’Ue che sono anche membri della Nato, la spesa per la difesa ha raggiunto l’1,99% nel 2024 e dovrebbe toccare il 2,04% nel 2025. Gli investimenti nel settore della difesa stanno crescendo a un ritmo eccezionale, raggiungendo un importo record di 102 miliardi di euro nel 2024.

Un concetto sminuito da Trump (secondo cui l’Europa ha fatto troppo poco per l’Ucraina) e quindi ribadito da Ursula von der Leyen al generale Keith Kellogg. Durante l’incontro a Bruxelles con l’inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, la presidente della Commissione ha ricordato “il ruolo fondamentale dell’Ue nel garantire la stabilità finanziaria e la difesa dell’Ucraina, con un impegno totale di 135 miliardi di euro (circa 145 miliardi di dollari), più di qualsiasi altro alleato, inclusi 52 miliardi di dollari in assistenza militare, pari ai contributi degli Stati Uniti”.

Numeri in crescita, ma di gran lunga inferiori rispetto agli investimenti futuri. Il nuovo contesto geopolitico, con Mosca e Washington allineate sulla politica estera, e le tensioni commerciali, con i dazi imposti da Trump e quelli già esistenti con Pechino, obbligano l’Europa a fare investimenti senza precedenti e in tutte le direzioni.

Tre i pilastri su cui si fonderà il riarmo europeo: i finanziamenti comuni, le spese dei singoli Paesi per la difesa (resa possibile dall’allentamento della clausola di salvaguardia per questo tipo di spese) e i finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei), che assumerà un ruolo sempre più cruciale. Lo ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, all’unisono con la presidente della Bei Nadia Calviño, che il 4 marzo ha garantito l’intenzione di investire in tutti i settori chiave della sicurezza con una lettera a tutti i leader europei riuniti presso il Consiglio della Difesa Ue.

In quella occasione, il primo ministro della Polonia, tra i Paesi che più di tutti avverte la minaccia russa, ha sottolineato: “Non c’è dubbio che la guerra in Ucraina, il nuovo approccio dell’amministrazione americana verso l’Europa e, soprattutto, la corsa agli armamenti iniziata dalla Russia, che deve essere chiara per tutti, ci pongano di fronte a sfide completamente nuove. L’Europa deve accettare questa sfida, questa corsa agli armamenti. E deve vincerla“. Entrando alla riunione straordinaria del Consiglio europeo, Donald Tusk si è detto “convinto che la Russia perderà questa corsa agli armamenti, così come l’Unione Sovietica perse una simile sfida 40 anni fa“.

L’Europa non ha solo cambiato ritmo (e toni), ma sta anche creando nuovi canali che partono dagli incontri tra i singoli Stati e non passano necessariamente da Bruxelles. Il riavvicinamento dell’Uk e l’incontro di Parigi di ieri sono un ulteriore passo in questa direzione.