Draghi bacchetta i governi europei: “Non potete dire sempre no, fate qualcosa”

Nel suo intervento alla European Parliamentary Week a Bruxelles l'uomo del 'whatever It takes' ha sottolineato l'importanza di essere uniti e di agire in fretta, anche superando il principio di maggioranza
3 giorni fa
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Mario Draghi
Mario Draghi (Ipa/Fotogramma)

“Dite no al debito pubblico, dite no al mercato unico, dite no alla creazione di un’unione dei mercati dei capitali… Non si può dire di no a tutto! Altrimenti, per essere coerenti, si deve anche ammettere di non essere in grado di rispettare i valori fondamentali per i quali è stata creata l’Unione Europea”. Mario Draghi, ex presidente della Bce ed ex premier italiano, doveva parlare di competitività ed economia nel suo intervento alla European Parliamentary Week a Bruxelles, appuntamento che riunisce esponenti dei parlamenti nazionali da tutta Europa, ma alla fine ha fatto un discorso molto politico, e molto duro, rivolto in realtà ai governi dei Paesi membri.

“Quando mi chiedete cosa è meglio fare adesso, rispondo che non ne ho idea. Ma fate qualcosa“, ha aggiunto. Quello che è certo insomma è che occorre agire, e in fretta, perché “il tempo non gioca a nostro favore”. Anche la direzione è chiara: non è il momento “di rimarcare le differenze, ma quello che abbiamo in comune, che sono i valori fondanti dell’Ue”.

“L’Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, equità”, ha ricordato. “Di base siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci, vogliamo difendere questi valori o dovremmo andarcene, e andarcene dove?”, ha chiesto Draghi.

Andare oltre il principio di maggioranza

Nel pratico, Draghi suggerisce di superare il principio di maggioranza: “In realtà dovremmo passare a decidere a maggioranza qualificata in molti campi“. Un pensiero che serpeggia a Bruxelles da mesi, per superare le impasse: procedere tra ‘volenterosi’, ovvero, ha spiegato l’economista, “alcuni governi concordano certi obiettivi, lasciando però la possibilità ad altri Paesi eventualmente di optare per entrare in questo gruppo”.

Una possibile direzione ribadita all’AI Action Summit di Parigi della scorsa settimana e questo lunedì al vertice emergenziale indetto dal presidente francese Emmanuel Macron per affrontare l’esclusione dell’Unione dal primo tavolo di incontro tra Usa e Russia svoltosi ieri a Riad.

Tuttavia, se da una parte questa strategia sta guadagnando terreno, allo stesso tempo ha lo svantaggio di non presentare l’Europa come un blocco unico, diminuendo il suo peso e il suo potere sulla scena internazionale. Lo stesso presidente Usa Donald Trump si sta muovendo proprio in questa direzione: divide et impera.

Draghi è consapevole che il procedere tra ‘volenterosi’ dimostra le spaccature dei Ventisette, molti dei quali o hanno al governo forze che strizzano l’occhio al sovranismo oppure vedono l’ascesa politica dei gruppi più radicali: “Nei prossimi mesi ci saranno Paesi che continueranno a difendere l’unanimità e altri che saranno pronti a scendere a compromessi e andare verso il voto a maggioranza qualificata”, ha avvisato.

Per Draghi l’unione fa la forza: “L’Europa potrebbe essere lasciata sola”

Non a caso alcuni giornali con posizioni euroscettiche hanno sostenuto che anche Draghi ormai creda che l’Unione europea sia inutile, ma l’ex premier italiano ha detto piuttosto il contrario: c’è bisogno di più cooperazione europea proprio perché ‘l’unione fa la forza’. Questo perché “la portata dei problemi supera di gran lunga le dimensioni dei nostri Paesi”.

Insomma, sparsi non si va da nessuna parte, tanto più visto che “l’Europa potrebbe essere lasciata da sola” ad affrontare diverse sfide, fra tutte quelle legate alla difesa e alla politica estera, per le quali “ci vuole un’analisi condivisa dei rischi, delle compensazioni soprattutto del nemico. Su questo bisogna essere tutti d’accordo”. “È meglio se decidiamo di muoverci tutti insieme“, ha sottolineato Draghi.

“Quello che è scritto nel rapporto è ancora più urgente di prima, questo è quello che si può trarre dalla discussione di oggi. Spero che la prossima volta che mi inviterete discuteremo di cosa è stato effettivamente fatto”, ha aggiunto facendo riferimento al Rapporto sulla Competitività da lui presentato lo scorso settembre, dietro richiesta della Commissione, e al quale non sono seguite azioni concrete.

Debito comune per finanziare gli enormi investimenti necessari

Altra direzione delineata dall’ex governatore della Bce è la necessità di “emettere debito comune“, che deve essere “per definizione sovranazionale“, dato che “alcuni Paesi hanno uno spazio fiscale limitato”, mentre altri “non hanno alcuno spazio” nei loro bilanci pubblici. A settembre Draghi aveva anche snocciolato le cifre degli investimenti necessari per rilanciare la competitività e sostenere l’economia dell’Unione europea: 750-800 miliardi di euro all’anno.

Ieri l’economista ha sottolineato come questo calcolo sia “prudente”, e fatto in base alla situazione attuale. Dunque potrebbe ridimensionarsi, se l’Europa adottasse le riforme che le servono.

Unione dei mercati dei capitali per favorire l’innovazione

Draghi, che nel suo intervento ha affrontato molti temi caldi – dal clima all’automotive fino alla guerra dei dazi innescata da Trump – è tornato anche sulla necessità dell’unione dei mercati dei capitali. Per un motivo specifico: “I crediti bancari non si addicono al finanziamento dei progetti innovativi perché questi progetti hanno un’incertezza in termini di ritorno e comunque hanno un orizzonte temporale lungo”. L’ex governatore della Bce ha fatto un confronto con gli Usa: “Negli ultimi 15-20 anni il governo statunitense ha iniettato nell’economia americana più di 14 mila miliardi di dollari, noi sette volte meno”.

Il punto fondamentale è che dal nuovo (dis)ordine mondiale alla competitività, dall’intelligenza artificiale alla difesa fino al riscaldamento globale, l’Europa si trova davanti molte sfide. Per farvi fronte “è sempre più chiaro che dobbiamo agire come se fossimo un unico Stato”, ha concluso Draghi, ribadendo l’importanza di essere uniti.