TikTok e i rischi di manipolazione delle elezioni nazionali. Un grattacapo, giusto per usare un eufemismo, sempre più preoccupante e attuale per l’Unione Europa, che prova a correre ai ripari. Martedì scorso la Commissione europea ha avviato un’indagine formale su come la piattaforma di proprietà cinese abbia gestito e gestisca “il rischio di ingerenza nelle elezioni, in particolare nel contesto delle recenti elezioni presidenziali romene del 24 novembre”, informa un comunicato.
Nelle ultime settimane infatti il blocco europeo ha visto consumarsi un teatrino decisamente poco divertente in occasione delle presidenziali in Romania, Paese chiave per l’Unione nell’Europa orientale e per la Nato. Teatrino che ha offerto diversi colpi di scena, dalla vittoria decisamente sorprendente, al primo turno, dell’oscuro candidato di estrema destra e filo russo Călin Georgescu all’annullamento della consultazione da parte della Corte suprema due giorni prima del ballottaggio.
Elezioni da rifare dunque in Romania, e soprattutto elezioni in vista in Germania. I tedeschi andranno infatti al voto anticipato il 23 febbraio, e con l’estrema destra in ascesa e il pericolo di ingerenze non solo nello svolgimento della consultazione quanto soprattutto nella manipolazione dell’opinione pubblica a causa delle piattaforme social, nell’Unione serpeggia una certa preoccupazione.
L’indagine su TikTok
La Commissione quindi ha aperto un’indagine su TikTok, la terza ai sensi del Digital Service Act, la legge sui servizi digitali. Il sospetto è che la piattaforma non abbia “mitigato adeguatamente i rischi sistemici legati all’integrità delle elezioni“, fa sapere l’organo esecutivo.
L’indagine si concentrerà sulla gestione dei rischi per le elezioni o il dibattito pubblico sotto due aspetti: il primo sono i sistemi di raccomandazione di TikTok, in particolare i rischi legati alla “manipolazione non autentica coordinata o allo sfruttamento automatizzato del servizio (ovvero i bot)”; il secondo le politiche della piattaforma in materia di pubblicità politica e contenuti politici a pagamento.
In entrambi i casi, uno dei dubbi è se TikTok abbia diligentemente attenuato i rischi posti da specifici aspetti regionali e linguistici delle elezioni nazionali. Se i sospetti si rivelassero fondati, si configurerebbe una violazione del Digital Service Act.
L’apertura dell’indagine arriva dopo che le stesse autorità romene si erano rivolte all’Ue accusando TikTok di aver spinto in modo irregolare e spropositato Georgescu, passato in poche settimane dall’oscurità alla vittoria elettorale. Video virali, influencer pagati, bot: vari sono i metodi usati, secondo l’accusa, per spingere la popolarità di Georgescu, che peraltro per la sua campagna non ha dichiarato finanziatori e ha detto che sui social non ha investito niente.
L’indagine avviata dalla Commissione tiene conto dei rapporti di intelligence declassificati dalle autorità romene, da cui emergono prove di un’operazione su larga scala, di probabile origine russa, per manipolare i risultati delle presidenziali e che hanno portato la Corte suprema romena ad annullare il voto a due giorni dal ballottaggio.
Il procedimento formale si basa anche sull’analisi dei rapporti di valutazione del rischio presentati da TikTok nel 2023 e nel 2024, sulle risposte alle richieste di informazioni della Commissione e sui documenti interni forniti da TikTok, puntualizza la Commissione.
Va ricordato che lo scorso 5 dicembre l’organo esecutivo ha ordinato alla piattaforma di congelare e conservare i dati relativi ai “rischi sistemici effettivi o prevedibili che il suo servizio potrebbe comportare per i processi elettorali e il discorso civico nell’Ue” per quanto riguarda le elezioni nazionali nell’Unione tra il 24 novembre 2024 e il 31 marzo 2025. Da notare che il periodo stabilito va a comprendere quindi anche il voto tedesco.
La terza indagine avviata su TikTok in base al Dsa
Come dicevamo, questa è la terza inchiesta che la Commissione ha avviato nei confronti di TikTok in base al Dsa: la prima è stata aperta lo scorso febbraio per problemi di protezione dei minori, trasparenza pubblicitaria e accesso ai dati per i ricercatori ed è ancora in corso; la seconda ha portato alla sospensione permanente di TikTok Lite nel blocco in agosto, in seguito a preoccupazioni sul design coinvolgente dell’app, e si è chiusa con impegni da parte della piattaforma cinese.
E se la nuova indagine avviata dalla Commissione si inserisce a pieno titolo nel Digital Service Act, contemporaneamente ne è un po’ il banco di prova: da tempo ormai l’Unione sta cercando di porre un argine allo strapotere delle big tech, un obiettivo tuttavia non facile da raggiungere.
Cos’è il Dsa
Il regolamento sui servizi digitali disciplina intermediari e piattaforme online con l’obiettivo principale di prevenire le attività illegali e dannose online e la diffusione di notizie false. Punta perciò a garantire la sicurezza degli utenti, a proteggere i diritti fondamentali e a creare un contesto equo e aperto per le piattaforme.
La proposta del Dsa mantiene l’attuale regola secondo la quale le società che ospitano dati altrui non sono responsabili del contenuto a meno che non sappiano effettivamente che è illegale, e una volta ottenuta tale conoscenza non agiscono per rimuoverlo. Questa “esenzione dalla responsabilità condizionale” è fondamentalmente diversa dalle immunità concesse agli intermediari in base alla norma equivalente negli Stati Uniti.
Oltre alle esenzioni dalla responsabilità, il Dsa introduce tuttavia nuovi obblighi sulle piattaforme, compresi quelli che mirano a rivelare alle autorità di regolamentazione come funzionano i loro algoritmi, o altri relativi alla trasparenza su come vengono prese le decisioni di rimozione dei contenuti e sul modo in cui gli inserzionisti personalizzano la pubblicità nei confronti degli utenti.
VDL: “Le piattaforme online devono essere ritenute responsabili”
Per dare un’idea dell’importanza della questione, sull’indagine ha rilasciato un commento anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, cosa un po’ anomala per questo tipo di iniziative: ” A seguito di gravi indicazioni secondo cui attori stranieri hanno interferito nelle elezioni presidenziali romene utilizzando TikTok, stiamo ora indagando a fondo se TikTok abbia violato la legge sui servizi digitali non affrontando tali rischi. Dovrebbe essere chiarissimo che nell’Ue tutte le piattaforme online, compreso TikTok, devono essere ritenute responsabili”.
L’obiettivo, ha sottolineato, è quello di “proteggere le nostre democrazie da qualsiasi tipo di ingerenza straniera. Ogni volta che sospettiamo tali interferenze, specialmente durante le elezioni, dobbiamo agire rapidamente e con fermezza”.
La decisione tuttavia ha scatenato un dibattito con al centro la libertà di parola e le interferenze straniere, e che ha animato anche l’Europarlamento per diverse ore. Per fare un esempio, Patryk Jaki, membro polacco dei Conservatori e Riformisti Europei, ha detto che non vede prove di interferenza straniera nelle elezioni romene, e che piuttosto a chi è favorevole all’apertura dell’indagine “piace la censura”. Altri hanno accusato la Commissione di aver aiutato il partito al governo in Romania a ribaltare le elezioni.
TikTok: rischio in Romania gestito correttamente
TikTok dal canto suo ha negato di non aver gestito correttamente il rischio nel Paese dell’est: “Abbiamo protetto l’integrità della nostra piattaforma attraverso oltre 150 elezioni in tutto il mondo e continuiamo ad affrontare in modo proattivo queste sfide che interessano l’intero settore”, ha affermato un portavoce aggiungendo che “TikTok ha fornito alla Commissione europea informazioni esaustive su questi sforzi e abbiamo descritto in modo trasparente e pubblico le nostre azioni solide”.
Scendendo più nello specifico, il portavoce ha anche specificato che la piattaforma non accetta pubblicità politica a pagamento e “rimuove proattivamente i contenuti che violano le nostre norme su disinformazione, molestie e incitamento all’odio”. “Continuiamo a collaborare con la Commissione europea”, ha concluso.
Cosa succede ora
Avviata l’indagine formale, la Commissione continuerà a raccogliere prove, ad esempio inviando ulteriori richieste di informazioni, conducendo azioni di monitoraggio, colloqui, ispezioni e richiedendo l’accesso agli algoritmi. Tali richieste di informazioni possono richiedere a TikTok di fornire dati e documenti che è stata obbligata a conservare sulla base dell’ordine di conservazione imposto dalla Commissione il 5 dicembre.
La Commissione potrà anche accettare qualsiasi impegno assunto da TikTok di porre rimedio alle questioni oggetto del procedimento.
Il Dsa, inoltre, non fissa un termine entro cui chiudere l’indagine, la cui durata dipende da diversi fattori tra cui la complessità del caso, quanto la società collabora con la Commissione e l’esercizio dei diritti della difesa.
Rimane poi aperta, per la Commissione, la possibilità di avviare eventuali altri procedimenti ai sensi di altre disposizioni della legge sui servizi digitali.
E mentre il procedimento va avanti, gli occhi sono puntati sulla Germania e sulla Romania.