Elezioni in Romania, vincono i socialdemocratici ma boom dell’estrema destra. I timori di Bruxelles

Mentre si parla di governo di unità nazionale, si attende la decisione della Corte costituzionale sull'annullamento del primo turno del voto presidenziale del 24 novembre. Sullo sfondo, le accuse a TikTok e alla Russia di aver interferito con le elezioni
2 giorni fa
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Ciolacu Marcel Afp
Il premier uscente Marcel Ciolacu al voto (Afp)

Romania ancora al voto, dopo che la vittoria shock e inaspettata del candidato ultranazionalista e filorusso Călin Georgescu al primo turno delle presidenziali del 24 novembre ha gettato fosche ombre sulla direzione futura del Paese. In attesa del ballottaggio, ieri i romeni sono tornati alle urne per rinnovare il Parlamento. Con sollievo di Bruxelles, i socialdemocratici di centro-sinistra (Psd) vincono con il 22,31% dei voti (e oltre il 99% dei distretti scrutinati), la maggioranza relativa, mentre il Partito nazionale liberale, col quale il Psd ha guidato l’ultima legislatura, è arrivato terzo con 14,29%, crollando rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Notevole l’affluenza alle urne, la più alta degli ultimi 20 anni: il 52% degli aventi diritto.

Tuttavia, le forze più moderate hanno poco da stare serene: i tre partiti di estrema destra – uniti nell’opporsi agli aiuti a Kiev in nome della ‘pace’ e nella difesa dei valori cristiani – hanno ottenuto grossi risultati, restituendo un risultato in linea con quello del primo turno presidenziale.

La crescita dell’estrema destra

In particolare, Alleanza per l’unità dei romeni (Aur) è arrivata seconda con circa il 18,29% dei voti, Sos Romania della filorussa Diana Sosoaca ha preso il 7,75% dei voti e il Partito dei giovani, al suo debutto alle urne, il 6,39%. In pratica, sommando le forze di estrema destra si arriva a oltre il 32%, il triplo rispetto alle precedenti elezioni del 2020. Infine, l’Alleanza democratica degli ungheresi in Romania, forza di centro destra filo europea, ha preso il 6,38% dei voti.

L’estrema destra festeggia: “Oggi i romeni hanno votato per le forze sovraniste. È l’inizio di una nuova era in cui i romeni si riappropriano del diritto di decidere del proprio destino”, ha dichiarato il leader di Aur George Simion.

Dal canto suo invece Elena Lasconi, sfidante di Georgescu al ballottaggio delle presidenziali e leader della forza di centro-destra Unione Salvate la Romania (Usr) che ieri ha preso il 12,25% dei voti, chiede di unire le forze per difendere la “democrazia” e “l’indipendenza della Romania dalla Russia”: “Uniti potremo fare meraviglie”.

In questo contesto, mentre Marcel Ciolacu (Psd), e Nicolae Ciuca (Pln) hanno rassegnato le dimissioni da leader dei rispettivi partiti, i socialdemocratici si riuniranno oggi per decidere su quale piattaforma politica negoziare un accordo di coalizione. “Ci aspettiamo che i partiti democratici e filo Ue capiscano che il nostro partito può essere il fattore di equilibrio intorno a cui è possibile formare la futura maggioranza”, ha dichiarato il vicepresidente dei socialdemocratici, Victor Negrescu.

Tuttavia, fra i fattori in campo per la formazione del governo vi sarà anche il nome del vincitore delle elezioni presidenziali: spetta infatti al presidente a nominare il premier.

Una settimana di fuoco per la politica romena

La Corte costituzionale valuta se annullare il primo turno delle presidenziali

Al voto di ieri si è arrivati dopo una settimana decisamente densa di avvenimenti. In particolare, si è parlato di ingerenze russe e di TikTok sulle presidenziali, tanto che giovedì scorso la Corte costituzionale della Romania ha ordinato di “ricontrollare e ricontare tutte le schede elettorali nelle elezioni del 24 novembre”. La richiesta del riconteggio era arrivata dal candidato del partito nazionale conservatore Cristian Terhes che aveva preso l’1% dei voti e che aveva denunciato il fatto che Lasconi avesse fatto campagna elettorale anche il giorno del voto. Contro tale richiesta, la politica liberale a sua volta aveva presentato ricorso alla Corte d’appello di Bucarest, denunciando che il riconteggio di 9,5 milioni di schede non sarebbe avvenuto in modo trasparente.

La Corte deciderà stasera se annullare o meno il primo turno delle presidenziali. Se decidesse di annullare il voto, il nuovo primo turno si svolgerebbe il 15 dicembre, e il ballottaggio due settimane dopo.

Ma soprattutto, una decisione di questo tipo potrebbe scatenare la rabbia di grossa parte dell’elettorato romeno, abituato per motivi storici a sviluppare e a credere nelle teorie del complotto. In questo caso, il sospetto sarebbe che i vecchi partiti, che hanno perso ormai fiducia e presa sulla popolazione, stiano cercando di manipolare la competizione elettorale a loro favore, anche attraverso il riconteggio delle schede.

Le accuse a TikTok di aver favorito Georgescu

Ma la settimana non è stata calda solo per la questione della validità o meno della votazione del 24 novembre, ma anche di quella di come si sia arrivati ai risultati che ne sono scaturiti.

Sempre giovedì scorso, la presidenza romena in un comunicato ha sostenuto che TikTok abbia garantito a Georgescu un “trattamento preferenziale” e chiesto “misure urgenti”.

Va ricordato che i sondaggi davano Georgescu, candidato indipendente ma con posizioni di estrema destra (è un ex-membro di Aur, da cui è stato cacciato per aver ‘glorificato’ personaggi fascisti della storia nazionale) al 5%, una previsione ben lontana dal 22,9% che gli hanno accordato le urne. Inoltre, Georgescu in campagna elettorale effettivamente ha puntato totalmente su TikTok.

L’accusa è che abbia potuto contare “su una esposizione massiccia” sulla piattaforma social che “non lo ha identificato come candidato politico”. Questo avrebbe avuto “un impatto sul risultato” del voto, ha affermato la presidenza.

E dietro tutto ciò, si staglia l’ombra di Putin: per la presidenza romena ci sarebbero stati in Romania dei cyberattacchi per influenzare la regolarità del processo elettorale in corso, mentre sempre giovedì scorso il Consiglio supremo della difesa nazionale ha diffuso una dichiarazione secondo cui si è registrato “un crescente interesse” da parte della Russia per “influenzare l’agenzia pubblica della Romania nel contesto della sicurezza regionale attuale”.

L’esperto: “Presto per attribuire responsabilità, ma un coordinamento c’è stato”

È ancora troppo presto per attribuire responsabilità, “ma sappiamo che c’è stato un coordinamento e le modalità di alcune tattiche ci parlano di strategie spesso usate da Mosca”, ha spiegato all’Adnkronos Mattia Caniglia, senior Intelligence and Policy Analyst presso il Global Disinformation Index.

In particolare, le tecniche di coordinamento utilizzate durante la campagna elettorale in Romania per manipolare l’algoritmo di TikTok sarebbero “esattamente le stesse” di quelle utilizzate da attori pro-Russia nel periodo elettorale in Moldova, ha continuato l’esperto.

Gli strumenti di coordinamento sarebbero stati i canali Telegram, tramite cui i partecipanti erano incentivati con premi e competizioni: “Tattiche che abbiamo osservato durante il periodo elettorale in Moldova, dove attori pro russi hanno usato esattamente queste tecniche”, ha precisato Caniglia.

Ma i ricercatori hanno rilevato altre manipolazioni, come la creazione di account falsi (almeno 5mila) che hanno agito in maniera coordinata interagendo con determinati contenuti per aumentarne la viralità, e l’ingaggio di influencer che venivano pagati per promuovere messaggi specifici.

In Romania il social network cinese è utilizzato da nove milioni di cittadini su diciannove milioni complessivi. Ed è “rilevante la sfiducia diffusa nei confronti dei media mainstream, scesa dal 42% al 27% nelle ultime stime Reuters, ha osservato Caniglia aggiungendo che “in molti si affidano ai social media come Telegram per leggere le notizie, motivo per cui TikTok è stato utilizzato da tutti i candidati”, seppur con risultati molto diversi.

Ora serve capire chi c’è dietro, mentre TikTok nega che ci sia stata una ‘campagna di comportamento inautentico coordinato’.

Spunta un finanziatore non dichiarato di Georgescu

In ogni caso, è spuntato un finanziatore non dichiarato dietro Georgescu – che da parte sua non ha denunciato finanziamenti -, un personaggio considerato come l’’Elon Musk’ romeno, o anche il ‘re di TikTok’. Il sostenitore di Georgescu è legato al settore delle criptovalute BitXatm e Globaya – la prima delle quali non esiste più, chiusa dopo uno scandalo – e si è fatto notare con una campagna di donazioni fino a decine di migliaia di euro distribuite ai tiktoker.

Il finanziatore, ha ricostruito le Monde, è attivo sulla piattaforma social di proprietà cinese con il soprannome di Bogpr, ma finora aveva fatto parlare di sé per faccende di gossip e non per un suo ruolo politico. Questo nonostante avesse cominciato a sostenere Georgescu già nel 2020, durante la pandemia, quando l’esponente dell’estrema destra si era espresso contro i vaccini. Il suo sito personale, ora chiuso, fino a mercoledì scorso proponeva servizi di “protezione” dei conti TikTok, promettendo un aiuto per sfuggire alle sanzioni dei moderatori.

Il tabloid Gandul lo ha identificato nei giorni scorsi come Bogdan Peschir, in ogni caso l’origine della sua fortuna rimane nebulosa. Dopo la rivelazione della sua identità sui media, Bogpr ha pubblicato un messaggio su TikTok in cui si descrive come “imprenditore e investitore romeno” e di non aver ricevuto alcuna promessa o remunerazione in cambio del sostegno a Georgescu: “Non lo conosco neanche personalmente, e non penso di fare nulla di immorale sostenendo una campagna in cui credo. Come Elon Musk ha sostenuto la campagna di Trump negli Stati Uniti assicurandogli 100 milioni di dollari e promuovendola su X e nei suoi discorsi pubblici”.

Perché le elezioni in Romania interessano l’Ue?

Le elezioni in Romania stanno suscitando timori nell’Unione europea riguardo al posizionamento strategico del Paese, che condivide 500 km di confine con l’Ucraina, da quasi tre anni in guerra con la Russia. Una vittoria netta di Georgescu, convinto euroscettico e ammiratore di Putin e del premier ungherese Viktor Orban, distruggerebbe l’immagine della Romania come affidabile alleato della Nato e come membro dell’Ue nell’Europa sudorientale, il tutto alla vigilia del ritorno di Donald Trump al potere negli Stati Uniti.

Inoltre, eventuali ingerenze russe o di TikTok nelle elezioni romene e più in generale il ruolo opaco delle piattaforme social sulle votazioni sono un problema per la tenuta e la vita della democrazia che riguarda l’intero blocco, anche in considerazione del fatto che non si tratta di problemi isolati, vedi il recentissimo caso della Moldova.

E all’Unione europea si è rivolta martedì scorso l’autorità nazionale romena di regolamentazione dei media Ancom, informando la Commissione che i funzionari avevano segnalato a TikTok “varie irregolarità relative ai contenuti distribuiti illegalmente” e avevano chiesto alla piattaforma di adottare misure per garantire che le elezioni si svolgessero “in condizioni legali”, ma la piattaforma non aveva risposto in modo adeguato. Le questioni erano già state “portate all’attenzione della Commissione negli ultimi mesi” e di nuovo martedì, ha affermato l’autorità in un comunicato.

Il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier ha confermato di aver ricevuto una richiesta di apertura di “un’indagine formale sul ruolo di TikTok nelle elezioni rumene” ai sensi della sua legge di punta sui social media, il Digital Services Act (Dsa). “Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi“, ha affermato, aggiungendo che l’Ue “può avviare un procedimento” se ha “prove a disposizione”.
Venerdì si è tenuta una tavola rotonda tra rappresentanti della Commissione europea, dell’Authority digitale rumena e di TikTok, più altre aziende di social media.

Tuttavia la situazione rimane delicata per la Commissione europea, poiché indagare sul ruolo di TikTok nell’esito del voto potrebbe essere visto come un’interferenza nelle elezioni, infatti Regnier ha specificato: “La Commissione non interferisce nelle elezioni nazionali e cerca di garantire, nell’ambito delle sue competenze, parità di condizioni per tutti i candidati”.

La posizione di TikTok

Nel frattempo, il portavoce di TikTok a Bruxelles, Paolo Ganino, ha affermato che “i resoconti altamente speculativi sulle elezioni rumene sono imprecisi e fuorvianti, poiché la maggior parte dei candidati ha una presenza su TikTok e i vincitori hanno fatto campagna elettorale su altre piattaforme digitali oltre alla nostra”.

Ganino ha anche aggiunto che la piattaforma “ha collaborato in modo proattivo con la Commissione elettorale per lanciare un Election Center in-app per promuovere informazioni elettorali affidabili alla nostra comunità in Romania. Non accettiamo annunci politici a pagamento e chiediamo a tutti di rispettare le nostre Linee guida della comunità che applichiamo costantemente”.

E’ dunque in un contesto complesso e incandescente che stasera si pronuncerà la Corte costituzionale romena, una decisione che in nessun caso renderà più serena la conclusione delle elezioni presidenziali.