A poco più di un mese dalla Conferenza delle Parti sul controllo del tabacco (Cop11) dell’Organizzazione mondiale della sanità, in programma a Ginevra dal 17 al 22 novembre, si intensifica il dibattito sulla posizione che l’Unione europea porterà al tavolo negoziale.
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Bild, un documento preparatorio del Consiglio dell’Ue mostrerebbe l’intenzione di sostenere il divieto di sigarette con filtro e di prodotti elettronici a base di tabacco, in linea con le raccomandazioni di un gruppo di studio dell’Oms sul tema della regolamentazione dei prodotti del tabacco.
Nel testo citato da Bild, si afferma che “un divieto di produzione, importazione, distribuzione e vendita di sigarette con filtro costituirebbe un importante contributo alla riduzione del consumo di tabacco”, e che il divieto delle sigarette elettroniche rappresenterebbe “un’ulteriore opzione regolatoria”. Le motivazioni indicate riguardano la tutela della salute pubblica e dell’ambiente, in particolare la riduzione dell’inquinamento da filtri in plastica e la protezione delle acque e del suolo. A prima vista, si direbbe una strategia che preferisce limitare l’inquinamento da filtri di sigaretta mettendo però più a rischio la salute umana. “Il 95% delle sigarette in Germania ha il filtro. Si tratterebbe dunque di un divieto tout-court”, scrive sempre il quotidiano tedesco. O un ritorno a un passato fatto di sigarette senza filtro come nei film con Humphrey Bogart?
La Commissione europea, interpellata in precedenza da Die Welt, aveva in realtà dichiarato di “non avere intenzione di vietare l’utilizzo dei filtri nei prodotti del tabacco”, alimentando in questo modo dubbi e critiche sulla coerenza della propria posizione. Le stesse misure, secondo fonti diplomatiche, saranno discusse in maniera dettagliata nel gruppo di lavoro del Consiglio “Public Health Working Party” previsto per il 21 ottobre.
La Cop11 rappresenta l’appuntamento biennale della Convenzione quadro dell’Oms per il controllo del tabacco (Who Fctc), il primo trattato internazionale negoziato sotto l’egida dell’organizzazione sanitaria, adottato nel 2003 ed entrato in vigore nel 2005. L’Ue partecipa esprimendo una posizione comune, elaborata con il contributo dei Paesi membri.
Tra i punti più dibattuti figurano anche l’ipotesi di ridurre il numero dei punti vendita di tabacco e quella, più radicale, di affidare la produzione e distribuzione dei prodotti del settore a enti non profit. Alcuni Stati membri, tra cui Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi, avrebbero espresso sostegno a misure più restrittive, mentre altri – come l’Italia – avrebbero sollevato preoccupazioni per gli effetti economici su una filiera che impiega migliaia di persone tra coltivatori, produttori e rivenditori.
In Italia si tratta di centinaia di migliaia di persone impiegate nella filiera – di cui 54.000 nelle rivendite (tabaccai), 40.000 agricoltori e 20.000 persone in industria e servizi. Il nostro Paese è il principale produttore europeo di tabacco in foglia, e la Fit, Federazione italiana tabaccai, nei giorni scorsi si è espressa attraverso il suo presidente Mario Antonelli: “Queste ipotesi regolatorie sono gravemente lesive non solo della potestà normativa dei singoli Stati dell’Unione sulla definizione dei sistemi di vendita e distribuzione, ma anche della libertà individuale dei cittadini e della libertà d’impresa. Agli esperti Cop vorrei ricordare che l’Italia ha un modello distributivo basato su vendite canalizzate in esercizi muniti di concessione statale la cui allocazione nel territorio nazionale non è casuale ma risponde a precisi e stringenti criteri, fissati da leggi e regolamenti che l’Ue e la Corte di Giustizia hanno riconosciuto perfettamente rispondenti alle esigenze di tutela della salute pubblica. Il modello italiano può ben essere portato ad esempio alla Conferenza delle Parti di Ginevra ed ai prossimi appuntamenti europei”.
Il confronto del 21 ottobre potrebbe quindi chiarire se l’Ue intenda davvero sostenere, alla prossima conferenza di Ginevra, un approccio più radicale in materia di controllo del tabacco o mantenere una linea di equilibrio tra tutela della salute pubblica e salvaguardia delle filiere legali esistenti.