A Ventotene la voce della democrazia: attivisti, esperti e politici a confronto sul futuro dell’Unione

Al via nell’isola simbolo dell’Europa unita la Prima Conferenza europea per la libertà e la democrazia. Tra gli ospiti Navalnaya, Ebadi, Tsikhanouskaya e attivisti da Ucraina, Iran e Medio Oriente
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Prima Conferenza Ventotene per la libertà e la democrazia
Prima Conferenza di Ventotene per la libertà e la democrazia

Ucraina, dazi, disinformazione, crisi, dittature. E l’Europa di fronte e dentro tutto ciò. Le questioni più attuali e calde del momento sono al centro della Prima conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia, in programma dal 12 al 14 settembre: tre giorni di dibattiti e panel, ma anche di gesti simbolici come il lancio della mongolfiera dell’Europa, durante i quali attivisti, politici, giornalisti ed esperti si confronteranno sulle sfide attuali e future che il blocco europeo ha davanti a sé.

La scelta di Ventotene, un’isola piccola ma altamente simbolica, non è casuale. La conferenza annoda un filo che da un passato che al momento sembra davvero remoto – la visione del manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che durante il confino fascista immaginarono un’Europa libera, unita e pacifica – prosegue nel presente e si intreccia con il futuro. Un futuro che sembra incerto più che mai, in un’involuzione repentina che dalla pandemia in poi ha visto crollare ogni punto fermo.

Mattarella: “Europa contro le guerre eredità del Manifesto”

La Conferenza Europea per la Libertà e la Democrazia, promossa dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno e organizzata dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia con la collaborazione della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, intende proprio raccogliere quell’eredità che sembra un po’ persa, portando a confronto voci diverse ma accomunate dalla stessa consapevolezza: che la democrazia non è un bene acquisito, ma un impegno quotidiano da difendere e rinnovare.

E dunque tra guerre ai confini, crisi interne e sfide globali, dall’isola parte una nuova riflessione sul futuro dell’Unione. Lo ha sottolineato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato stamattina: “Ventotene da luogo di reclusione e oppressione sull’uomo e segno dell’assolutismo che gravò sull’Italia con il regime fascista, si è trasformata da tempo in uno dei luoghi ispiratori della affermazione dei valori di pace e democrazia che contraddistinguono l’esperienza di ciò che è divenuta la Unione Europea”.

Fare l’Europa per superare la logica del conflitto e delle guerre, per evitare la oppressione dell’uomo sull’uomo, per ribadire la dignità di ogni essere umano. Questo fu il messaggio potente che venne dagli esponenti antifascisti reclusi nell’isola, la cui lezione di vita rappresenta un esempio per le giovani generazioni”.

Ospiti di rilievo internazionale

L’elenco degli invitati alla Conferenza testimonia l’alto profilo dell’iniziativa. Tra i protagonisti figurano Julija Navalnaya, leader dell’opposizione russa e moglie di Alexei Navalny, Premio Sacharov del Parlamento europeo nel 2021; Shirin Ebadi, Nobel per la Pace e voce storica dei diritti umani in Iran; le ucraine Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova, insignite nel 2022 del Nobel per la Pace e del Premio Sacharov per la loro resistenza civile; e Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa e Premio Sacharov nel 2020.

Per il fronte mediorientale saranno presenti i movimenti femminili Women of the Sun (Palestina), rappresentato dalla fondatrice e direttrice Reem Al-Hajajreh, e Women Wage Peace (Israele), rappresentato dalla co-direttrice Yael Braudo-Bahat (entrambi finalisti al Premio Sacharov nel 2024), insieme all’attivista israeliano per la pace e i diritti umani Maoz Inon, per discutere prospettive di pace oltre la violenza.

Alla Conferenza prenderanno parte anche, tra gli altri, la già menzionata Pina Picierno, Carlo Corazza, capo dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, europarlamentari italiani come Salvatore De Meo (Ppe-Fi), Nicola Zingaretti (S&D-Pd), Brando Benifei (S&D-Pd), Giorgio Gori (S&D-Pd) e Sandro Gozi (Renew) oltre a giornalisti, accademici e diplomatici. Tra questi, Jean-Pierre Darnis, professore all’Università della Costa Azzura e alla Luiss, e Michele Valensise, ex ambasciatore e presidente dell’Istituto Affari Internazionali. Paolo Gentiloni, ex commissario europeo per l’Economia e co-presidente del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulla crisi del debito, affronterà il tema dazi. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola aprirà i lavori con un videomessaggio.

Il programma: tra geopolitica, diritti e memoria europea

Il fitto calendario della conferenza affronta i nodi più intricati e complessi del nostro tempo:

Ucraina e libertà europea: Oleksandra Matviichuk e altri protagonisti della resistenza civile racconteranno il costo umano e politico della guerra.
Disinformazione e ingerenze straniere: esperti e giornalisti analizzeranno le nuove sfide alla democrazia digitale.
Medio Oriente: un dibattito con attivisti e leader religiosi su come costruire la pace oltre l’orrore del conflitto israelo-palestinese.
Asia che resiste: dalle voci uigure e tibetane fino all’opposizione afghana, testimonianze di chi sfida i regimi autoritari.
Iran e oltre: Shirin Ebadi porterà la sua esperienza di dissidente e le speranze di cambiamento delle nuove generazioni.
Venezuela e America Latina: focus sulle lotte per la democrazia in un continente segnato da crisi politiche profonde.
Bielorussia: dialogo con Sviatlana Tsikhanouskaya, simbolo della resistenza al regime di Lukashenko.

Shirin Ebadi: “Democrazia fiore da annaffiare ogni giorno”

Ed è Shirin Ebadi, prima donna musulmana a ricevere il premio Nobel per la Pace nel 2003, dopo essere stata la prima donna giudice nell’Iran dello scià ed essere poi stata privata di carriera e diritti dal khomeinismo, a sottolineare il pericolo che corre oggi la democrazia.

Intervistata da ‘Repubblica‘ alla vigilia della sua partecipazione alla Conferenza di Ventotene, Ebadi ha avvisato: “La democrazia si sta svuotando di significato non solo negli Stati Uniti o in Israele, ma in molti altri Paesi, anche europei. E questo è dovuto al fatto che i giovani non credono più nella politica, ne hanno preso le distanze. Essendo cresciuti in paesi democratici non riescono ad apprezzare quello che hanno e non si rendono conto che potrebbero perderlo. E invece (la democrazia, ndr) è un fiore che va innaffiato costantemente. Non basta votare, bisogna prendersene cura monitorando il lavoro degli eletti, partecipando alla vita pubblica”.