La Corte Ue boccia Bruxelles sul nucleare in Ungheria: “Aiuti di Stato sbagliati per Paks II”

La sentenza: “La Commissione non ha verificato il rispetto delle regole sugli appalti pubblici”
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Presidente Ungheria Viktor Orban Afp
Il presidente ungherese Viktor Orban al Parlamento europeo (Afp)

La Corte di giustizia dell’Ue ha annullato la decisione con cui la Commissione europea aveva dato il via libera nel 2017 agli aiuti di Stato ungheresi per il progetto nucleare Paks II. La sentenza, emessa giovedì 11 settembre 2025, ha stabilito che la Commissione ha commesso un errore cruciale: non ha verificato se l’affidamento diretto del contratto per la costruzione di due nuovi reattori a un’impresa russa rispettasse le rigorose norme dell’Unione sugli appalti pubblici.

Una sentenza che rimette al centro del dibattito europeo il tema del nucleare, della dipendenza dall’energia russa e del ruolo dell’Ungheria nei rapporti con il presidente russo Vladimir Putin. Ma andiamo con ordine.

Il progetto Paks II

Il progetto Paks II è uno dei più ambiziosi per l’Ungheria: prevede la costruzione di due nuove centrali nucleari nella cittadina di Paks e rappresenta la realizzazione di un importante accordo di cooperazione tra Russia e Ungheria. La Russia si era impegnata a fornire all’Ungheria un prestito statale di 10 miliardi di euro per finanziare la maggior parte dei lavori, con l’Ungheria che avrebbe aggiunto altri 2,5 miliardi di euro dal proprio bilancio. L’assegnazione diretta del contratto per la costruzione è avvenuta alla società russa Nizhny Novgorod Engineering Company Atomenergoproekt.

Secondo la Corte di giustizia, l’affidamento diretto del contratto costituiva una parte “inseparabile” e “indissolubilmente legata” alla misura di aiuto statale. Pertanto, la Commissione non poteva limitarsi a valutare la conformità dell’aiuto con le sole regole sugli aiuti di Stato, ma avrebbe dovuto estendere il suo controllo anche al rispetto delle normative europee sugli appalti pubblici.

La Commissione europea aveva approvato degli aiuti di Stato per Budapest. Decisione impugnata dall’Austria, che ha contestato il via libera davanti al Tribunale dell’Unione Europea otto anni fa. Inizialmente, nel novembre 2022, il Tribunale aveva respinto il ricorso austriaco, una decisione che il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó aveva definito “una grande vittoria” per l’Ungheria. Tuttavia, l’Austria ha presentato ricorso alla Corte di giustizia, che ha ora annullato sia la sentenza del Tribunale che la decisione della Commissione.

Cosa significa per l’Ungheria e per Bruxelles?

Per il governo di Budapest, la sentenza significa dover ricominciare dal principio il processo di approvazione per gli aiuti. C’è anche il rischio che Bruxelles possa chiedere il recupero delle somme già al centro dell’accordo tra Russia e Ungheria, il che potrebbe innescare nuove tensioni con il governo di Viktor Orban, già al centro del dibattito pubblico per i suoi rapporti con Putin, oggi in guerra con l’Ucraina.

A reagire è stato il ministro ungherese per gli Affari Ue, János Bóka, il quale ha sottolineato che la sentenza non dichiara l’investimento non conforme, ma solo che la Commissione non ha esaminato o giustificato adeguatamente la sua posizione rispetto al ruolo di controllo dell’appalto. Per questo motivo, Boka ha assicurato che il governo ungherese fornirà tutta l’assistenza necessaria alla Commissione per una nuova decisione. E lo stesso ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, ha dichiarato che la costruzione della centrale di Paks rimane “il principale pilastro futuro della sicurezza energetica ungherese” e che la sentenza “non limita né rallenta in alcun modo l’avanzamento degli investimenti”.

Diversa la posizione dell’eurodeputato indipendente Bence Tordai, che su Facebook ha commentato la vicenda affermando che è impensabile una nuova autorizzazione per Paks II, considerando l’obiettivo dell’Ue di liberarsi dalla dipendenza energetica russa: “Continuare il progetto prima che la Commissione europea lo esamini in una nuova procedura e ne decida l’ammissibilità, è una violazione degli accordi di base dell’Ue – scrive Tordai in un post -. Sebbene il governo e i membri del governo abbiano una vasta esperienza nel campo delle costruzioni dannose per l’ambiente e la natura, senza licenza finora nessuna centrale nucleare è stata costruita senza autorizzazioni adeguate. Chiedo al Governo di smettere di ignorare il Trattato fondamentale dell’Ue e di segnalare che informerò gli organi competenti dell’Unione europea della dichiarata intenzione di violare la legge Ue e chiederò che la centrale nucleare illegale venga interrotta con effetto immediato”, ha concluso.

E anche realtà come Greenpeace hanno accolto la sentenza come una “pietra miliare”, vedendovi un’opportunità per l’Ungheria di allontanarsi dalla dipendenza energetica russa. A commentare la notizia è Andrea Carta, consulente legale di Greenpeace per l’Ue, il quale ha dichiarato: “La sentenza odierna mette in luce un clamoroso fallimento normativo da parte della Commissione europea. Nonostante la violazione delle norme sugli appalti da parte dell’Ungheria fosse evidente, le autorità garanti della concorrenza dell’Ue si sono affrettate ad approvare i sussidi per il progetto Paks II affinché l’Ungheria potesse acquistare i reattori di Rosatom, caricando il conto sui contribuenti ungheresi. Con questo progetto dispendioso e dannoso ormai affossato, l’Ungheria può ora investire nelle energie rinnovabili e nel risparmio energetico, il che inizierà a ridurre immediatamente l’inquinamento e le bollette dei cittadini”.

Attualmente, l’Ungheria è, insieme alla Slovacchia, lo Stato membro dell’Ue più dipendente dalle fonti energetiche russe. Un dato che preoccupa l’Ucraina, la quale tema che i due governi rallentino la sua adesione all’Ue e la Nato in virtù dei rapporti con la Russia. La decisione della Corte giunge, quindi, in un momento in cui la Commissione europea ha presentato un piano per disinvestire completamente l’Ue dalle fonti energetiche russe, compreso il nucleare, anche se per quest’ultimo non sono state fissate scadenze chiare. La battaglia legale su Paks II, in sintesi, si inserisce in un contesto geopolitico ed energetico molto più ampio e complesso, non rappresentando più solo una semplice sentenza.