Vertice Nato, Rutte: “L’Europa si preoccupasse di più della propria sicurezza militare e meno degli Usa”

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "L'Europa della difesa si è finalmente risvegliata"
15 ore fa
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Mark Rutte, segretario generale Nato
Mark Rutte, segretario generale Nato (Suzanne Plunkett/Ipa)

In un momento in cui il mondo affronta il rischio concreto di escalation regionali e nuove crisi geopolitiche, il Vertice Nato che si apre oggi all’Aia, nei Paesi Bassi, assume un peso storico e strategico decisivo.

Il contesto è rovente: la guerra in Ucraina continua a logorare l’est Europa, la tensione tra Israele e Iran ha visto un diretto coinvolgimento statunitense, mentre il conflitto tra Israele e Gaza resta una ferita aperta nel cuore del Medio Oriente.

In questa cornice, la Nato cerca di ridefinire il proprio ruolo, rafforzando l’unità euro-atlantica e rilanciando l’autonomia strategica del continente.

L’apertura dei lavori a Mark Rutte

L’apertura dei lavori ha visto protagonista il segretario generale Mark Rutte, che ha lanciato un messaggio chiaro agli alleati europei: “Smettetela di preoccuparvi così tanto degli Stati Uniti. Iniziate a fare in modo che i piani di investimento siano realizzati, che la base industriale sia avviata e funzionante, che il sostegno all’Ucraina rimanga elevato”.

L’invito a guardare con maggior risolutezza al contributo europeo e a non dipendere esclusivamente dall’impegno americano è stato accompagnato dalla proposta di un target importante per la spesa militare: il 5% del Pil.

I protagonisti e l’agenda

Il vertice riunisce figure di altissimo profilo, tra cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz – che prima di partire ha annunciato al Bundestag un piano per aumentare i fondi alla difesa -, e leader provenienti da almeno 23 Paesi già in linea con i nuovi obiettivi. In parallelo si svolgeranno il Nato Public Forum e il Summit Defence Industry Forum, dove si discuterà il rafforzamento della base industriale e l’integrazione tecnologica tra alleati.

Tra gli argomenti caldi all’ordine del giorno: il sostegno militare all’Ucraina, l’equilibrio strategico tra Europa e Indo-Pacifico e la tensione crescente in Medio Oriente. In questo contesto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato l’intenzione di incontrare Donald Trump a margine del summit, sottolineando che “un cessate il fuoco non è né la vittoria né la sconfitta di nessuno. È un compromesso da entrambe le parti”.

Il presidente ucraino ha poi difeso la solidità dell’alleanza con l’Occidente, ribadendo che l’Ucraina rappresenta “un’opportunità reciproca” per la Nato, non solo per l’esperienza maturata sul campo, ma anche per le competenze in ambiti chiave come la sicurezza informatica e il settore energetico. Per questo motivo, è stato invitato a una cena con i leader della Nato, i capi di governo e capi di Stato, compresi gli ospiti provenienti da Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud.

La denuncia del Cremlino

Intanto, in Russia, qualcuno storce il naso all’avanzata della militarizzazione della Nato. Il Cremlino ha denunciato: “L’Alleanza atlantica e l’Europa hanno scelto la strada della militarizzazione dilagante. Questa è la verità che ci circonda”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce Dmitrij Peskov.

Il ruolo di Donald Trump

Il ruolo di Donald Trump aleggia come una presenza determinante nelle discussioni al vertice. Il rappresentante statunitense della Nato, Matthew Whittaker, ha lasciato intendere che Trump “potrebbe rilasciare alcune dichiarazioni” sulla direzione futura dell’Alleanza che saranno molto importanti. E sulla questione della crisi in Medio Oriente, Whittaker ha lodato l’operato di Trump: “Potrebbe aver cambiato i calcoli di tutti e portato quella zona a calmarsi. E ancora una volta, questo è positivo per l’Europa, perché ci sono stati molti flussi irregolari di migranti attraverso l’Europa, provenienti dal Medio Oriente, a causa dell’instabilità. E quindi, si spera, con la Siria che ora sembra stabile, con l’Iran forse un po’ più sotto controllo di quanto non lo fosse in passato, che potremmo davvero assistere a un momento generazionale in cui il Medio Oriente sarà più stabile di quanto non lo sia stato per molto tempo”.

Prospettive per l’Unione europea

Per l’Unione europea, il vertice rappresenta un banco di prova cruciale: è in gioco non solo la sicurezza comune, ma anche la capacità di essere attore geopolitico autonomo, in grado di sostenere l’Ucraina, contenere l’instabilità regionale e far fronte a nuove minacce ibride. L’Alleanza atlantica si trova così davanti a una svolta storica, chiamata a scegliere se rimanere un ombrello militare o trasformarsi in un vero motore di sicurezza globale.

Ma la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen non ha dubbi: “L’Europa della difesa si è finalmente risvegliata”, ha detto intervenendo al summit Nato che si sta svolgendo all’Aja. “L’invasione su vasta scala dell’Ucraina”, ha spiegato il capo dell’esecutivo europeo, “ha cambiato la guerra. Da un lato, ha consumato più mezzi materiali di qualsiasi altro conflitto. Ma dall’altro, le battaglie sono state vinte – o perse – grazie al software, ai sistemi di disturbo elettronico e all’intelligenza artificiale. Quindi, mentre ricostruiamo le nostre scorte, dobbiamo modernizzare i sistemi ereditati e rispondere alle nuove esigenze tecnologiche. Questo è essenziale per garantire una deterrenza credibile. E qui l’Unione Europea ha un ruolo importante”.

“L’architettura di sicurezza su cui abbiamo fatto affidamento per decenni non può più essere data per scontata – ha continuato -. Si tratta di uno spostamento tettonico epocale, che accade una volta per generazione. Ma negli ultimi mesi, l’Europa ha reagito. Ha agito in modi che, solo un anno fa, sembravano impensabili”.

“Abbiamo lanciato il Piano per il Riarmo dell’Europa, che mobiliterà 650 miliardi di euro in investimenti per la difesa nei prossimi quattro anni. Inoltre, in soli quattro mesi, abbiamo creato un nuovo strumento finanziario, che abbiamo chiamato Safe, con 150 miliardi di euro in prestiti per appalti comuni. Nel complesso: Readiness 2030 significa 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni da investire nella difesa”, ha rimarcato von der Leyen, ricordando come la scorsa settimana la Ue abbia proposto “un pacchetto di semplificazione normativa per accelerare e rendere più efficiente l’investimento nella difesa. E stiamo firmando accordi in tutto il mondo: l’ultimo, proprio ieri, con il Canada”.