L’Europa si spacca sulla possibilità per l’Ucraina di usare le armi fornite dalla Nato anche in territorio russo. Dopo oltre due anni di ostilità ai propri confini, i Paesi dell’Unione si trovano ora a dover prendere una scelta che, qualsiasi essa sia, avrà ripercussioni.
La situazione attuale è questa: l’Ucraina sta rispondendo agli attacchi della Russia sul suo territorio, ma non sta a sua volta colpendo il suolo russo. Gli Stati che forniscono le armi devono infatti ‘autorizzare’ il loro uso anche per colpire il territorio di chi attacca, e finora questa autorizzazione non c’è stata.
Ma qualcosa sta cambiando, in particolare in seguito ai raid russi nella zona di Kharkiv, seconda città dell’Ucraina, che dista solo una 30ina di km dal confine. I raid hanno colpito anche obiettivi civili come un centro commerciale e provocato morti. Per resistere, per Kiev è diventato quasi obbligatorio rispondere superando a sua volta il confine.
“Ucraina ha diritto a difendersi, anche colpendo la Russia”
Sul tema è sempre più chiaro il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “Quando abbiamo consegnato armi all’Ucraina, in realtà non sono più nostre, sono degli ucraini e hanno il diritto all’autodifesa, compreso colpire obiettivi militari legittimi al di fuori dell’Ucraina e in Russia”.
D’altronde, ha ricordato Stoltenberg, “questa è una guerra di aggressione. La Russia ha attaccato un altro un altro Paese e l’Ucraina, secondo il diritto internazionale, ha il diritto difendersi”.
Questo comunque, evidenzia, non rende l’Alleanza un cobelligerante: “Ciò non rende gli alleati della Nato parte del conflitto: abbiamo il diritto di fornire supporto all’Ucraina per aiutarli nell’autodifesa”.
Sulla stessa linea il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell, secondo cui rispondere agli attacchi penetrando nel territorio di chi ha lanciato l’offensiva è accettabile ai sensi del diritto internazionale.
“Sono sicuro che il rischio di un’escalation sarà messo sul tavolo da alcuni, ma bisogna bilanciare il rischio di escalation e la necessità per l’Ucraina di difendersi”, ha aggiunto. La situazione attuale è “completamente asimmetrica”, ha evidenziato.
In ogni caso, ha precisato, è “altrettanto chiaro” che la decisione di rimuovere le restrizioni all’uso delle armi fornite a Kiev “spetta ad ogni singolo Stato membro. Nessuno può costringerli” a farlo”.
“Alcuni”, che prima erano perplessi, continua Borrell, “hanno cambiato idea e oggi hanno accettato di rimuovere quelle limitazioni, mentre “altri continuano ad essere riluttanti a prendere quella decisione. Capisco le perplessità, ma nella vita bisogna fare delle scelte”.
Borrell ieri ha partecipato alla conferenza stampa al termine del Consiglio Difesa a Bruxelles, dove era presente anche Stoltenberg. Oggi, in visita a Bruxelles, c’era il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha chiarito: “Non possiamo, è un dato di fatto, rischiare il sostegno dei nostri partner; quindi, non stiamo usando le armi dei partner contro il territorio russo”, aggiungendo comunque che sta chiedendo ai suoi alleati di consentire attacchi di rappresaglia in Russia.
Il tutto, mentre l’Ungheria continua a bloccare l’approvazione di un pacchetto di aiuti militare da quasi sette miliardi di euro destinato a Kiev.
L’Europa si spacca. Da Francia, Germania e Polonia arriva l’ok
E se dunque la decisione non può essere imposta a nessuno Stato, nonostante l’’invito’ di Stoltenberg a togliere le restrizioni all’uso delle armi, l’Unione europea si spacca, perché la mossa potrebbe significare un upgrade della guerra.
Infatti, si potrebbe pensare che l’Europa già fornisce armi all’Ucraina e che dunque si tratti di sottigliezze, ma non è così. Il fatto che le proprie armi vengano usate sul suolo russo può essere visto come una diretta responsabilità del Paese che le ha fornite, oltre di chi le ha materialmente utilizzate.
Quindi da una parte c’è il diritto alla difesa di uno Stato europeo ai confini europei (sebbene non appartenente all’Unione), dall’altro la cautela per un possibile escalation: in questo contesto la Polonia rompe gli indugi. Il viceministro della Difesa Cezary Tomczyk ha annunciato oggi alla radio Zet che Kiev potrà utilizzare le proprie armi sul territorio della Federazione Russa.
“Non esistono restrizioni di questo tipo sulle armi polacche fornite all’Ucraina“, ha precisato invitando gli altri Paesi occidentali a fare altrettanto.
In effetti già ieri il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz in maniera congiunta, nell’ultimo giorno della storica visita di Stato del primo in Germania, hanno detto che occorre cambiare passo e consentire all’Ucraina di colpire obiettivi in territorio russo con armi Nato. Anche se solo i siti da dove partono gli attacchi, escludendo dunque sia i siti civili sia quelli di importanza strategica. Il territorio russo, infatti, al momento è in pratica una ‘safe zone’, da cui partono i raid ma senza pericolo di subire alcunché.
Macron, che nei mesi scorsi è arrivato a ipotizzare l’invio di soldati in Ucraina, ha anche detto che farà “annunci” in merito all’invio di istruttori militari quando “il presidente Zelensky si recherà in Francia in occasione delle celebrazioni per l’80mo anniversario del D-Day D-Day la prossima settimana”.
“Bisogna dire chiaramente che se l’Ucraina viene attaccata, può difendersi”, ha affermato Scholz, Macron concorde.
Allineati a queste posizioni Regno Unito, Paesi baltici (tra cui la Lettonia), Paesi Bassi, e l’ok è arrivato anche da Finlandia e Canada. Tra i contrari Italia, Spagna e Belgio.
Quest’ultimo si è impegnato ad inviare 30 jet F-16 all’Ucraina entro il 2028, anche se “le armi che consegniamo, come chiaramente indicato nell’accordo che abbiamo firmato, sono destinate ad essere utilizzate dalle forze di difesa ucraine sul territorio ucraino”, ha specificato il primo ministro Alexander De Croo.
Il governo portoghese dal lato suo fornirà all’Ucraina almeno 126 milioni di euro di aiuti militari nel 2024, compresi contributi finanziari e attrezzature, mentre il ministero della Difesa svedese ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina del valore 1,2 miliardi di euro, la più grande tranche di assistenza militare della Svezia dall’inizio della guerra.
Putin minaccia Nato ed Europa: “Sarà guerra globale”
Immaginabile la reazione del presidente russo Vladimir Putin: “I Paesi della Nato, soprattutto quelli europei, devono essere consapevoli di ciò con cui stanno giocando. Queste sono cose serie e le stiamo monitorando con la massima attenzione”. A seguire, una minaccia nemmeno troppo sottile: “I governi dei Paesi della Nato dovrebbero ricordare che i membri dell’Alleanza, di regola, sono piccoli Stati con una densità di popolazione molto alta“.
In sostanza, se gli europei dovessero inviare soldati in Ucraina, l’aggravarsi del conflitto sarebbe certo. “Non penso che questa sia una decisione giusta. È un’escalation e un altro passo verso un grave conflitto in Europa e globale”, ha detto.
Putin ha anche ribadito la disponibilità ad una soluzione negoziale del conflitto, non senza aver definito illegittima la presidenza di Volodymyr Zelensky in quanto “l’unica autorità legittima” è il Parlamento, poiché, a suo dire, il mandato presidenziale è scaduto.
Le reazioni in Italia
L’Italia come detto ribadisce il suo ‘No’, a partire dal ministro degli Affari esteri Antonio Tajani: “Non c’è possibilità di usare le armi in territorio russo perché non siamo in guerra con la Russia”.
“Noi diciamo no, anziché concentrare tutti i nostri sforzi per queste escalation militare, se li avessimo invece diretti da subito, in direzione di sforzi diplomatici, ridando sostanza e linfa alla politica, avremmo ora un negoziato di pace, sicuramente una soluzione sul tavolo, mentre adesso c’è soltanto un’escalation dagli esiti imprevedibili, con la prospettiva della terza guerra mondiale“, ha commentato Giuseppe Conte, leader del M5S.
“Le parole di Borrell non fanno che confermare l’anima di questa Europa bellicista. La Lega crede nella via della pace. No assoluto all’uso di armi per offendere e non per difesa. Per noi la linea è chiara: nessun soldato italiano deve andare a combattere in Ucraina”, ha ribadito il vicesegretario della Lega Andrea Crippa.
No anche dalla segretaria del Pd lly Schlein, che ha detto a Tagadà su La7: “Ho visto le dichiarazioni di Macron… Non dimentichiamo che qualche settimana fa addirittura è arrivato a dire che bisognerebbe inviare truppe in Ucraina. Noi non siamo d’accordo, siamo per evitare escalation con un ingresso diretto dell’Ue in guerra con la Russia”.