Muro di droni, tra pressioni baltiche e dubbi franco-tedeschi la decisione è rimandata

Gli sconfinamenti di droni e caccia russi nei cieli Ue accelerano il dibattito, ma i Ventisette non concordano: l'Est spinge, il Sud chiede attenzione al Mediterraneo, Francia e Germania indicano altre priorità
1 ora fa
4 minuti di lettura
Consiglio Europeo Informale
Il leader al Consiglio Europeo Informale (Afp)

Parole, parole, parole. Cantava così Mina, e così si possono riassumere i risultati del Consiglio europeo informale che ieri ha visto i leader dell’Unione riuniti a Copenaghen, in un clima reso teso dai molteplici sconfinamenti con droni e arei da combattimento dello spazio aereo comunitario nelle ultime settimane. Al centro dei colloqui, anche la proposta di realizzare un ‘muro di droni‘, avanzata l’anno scorso dai Paesi baltici e ripresa dalla presidente della Commissione Ursula von der Lyen un mese fa nel suo discorso sullo stato dell’Unione.

La difesa europea è sempre più urgente

Durante il mese di settembre, infatti, droni di origine sconosciuta, ma attribuiti alla Russia, hanno sconfinato nei cieli di Polonia, Romania, Danimarca e Norvegia, mentre caccia russi hanno sorvolato per 12 minuti l’Estonia, fino alla capitale Tallinn. Questi episodi sono stati percepiti come provocazioni e come un’escalation, e hanno dato un’ulteriore accelerata ai temi della sicurezza e della difesa europee. Temi già balzati in cima all’agenda ad opera del prolungamento della guerra in Ucraina e del disimpegno americano dal Continente più volte annunciato dal presidente Usa Donald Trump.

Ma ieri sul ‘muro di droni’ proposto dalla Commissione, come anche sulla questione di cosa fare (o non fare) degli asset russi congelati in Europa e su quella dell’allargamento, non si è arrivati a nulla, se non di rimandare la decisione al prossimo Consiglio europeo formale del 23-24 ottobre.

Scetticismo sul ‘muro di droni’

Breve recap: il muro di droni è, per usare le parole di von der Leyen, “un sistema anti-drone in grado di rilevare, intercettare e, naturalmente, se necessario, neutralizzare rapidamente” i velivoli sconfinanti.

Sull’iniziativa per non ci sono molti dettagli, mentre molti sono gli aspetti da affrontare. Non ultima come l’operazione europea ‘Eastern Flank Watch’, che mira a rilevare minacce che vanno dalle operazioni ibride alle incursioni dei droni e nel cui ambito si colloca il ‘muro’, conviva con la missione lanciata dalla Nato per monitorare i cieli dell’Europa orientale (‘Eastern Sentry’).

“È importante discutere su come possiamo coordinarci meglio tra Nato e Ue”, ha spiegato ieri la premier lettone Evika Siliņa, che sostiene il muro di droni, aggiungendo che il sistema può essere messo in piedi in 12-18 mesi. Tempi citati a inizio settimana anche dal commissario alla Difesa Andrius Kubilius ma su quali invece si è mostrata scettica la Germania.

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha infatti detto lunedì, durante al Warsaw Security Forum, a cui partecipava anche il commissario: “Apprezzo molto l’idea di un muro di droni, ma dovremmo prestare attenzione a gestire le aspettative. Non stiamo parlando di un concetto che sarà realizzato nei prossimi tre o quattro anni“. Piuttosto, ha sostenuto, ci sono altre priorità: “Difesa con i droni, certo, ma non con un muro di droni. Abbiamo bisogno di più capacità e di maggiori risorse”.

E proprio il nodo risorse è un altro aspetto fondamentale: von der Leyen ha detto che il muro verrà finanziato dall’Ue, ma l’accordo tra le capitali è tutt’altro che scontato. Anche per ragioni geografiche: i Paesi del Sud, in primis Italia e Grecia, invitano a non trascurare i confini meridionali e dunque spingono per un concetto più ampio che protegga anche quest’area.

“Una cosa che va detta a proposito di droni e muri è che dobbiamo ricordare che i confini dell’Alleanza sono molto ampi. Se commettiamo l’errore di guardare solo a est e dimenticare il fianco meridionale, rischiamo di non essere efficaci“, ha affermato la premier italiana Giorgia Meloni, ripresa dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis.

Anche per Macron le priorità sono altre

Anche la Francia è scettica nei confronti del progetto, fortemente voluto invece dai Paesi ‘in prima linea’, più vicini alla Russia e dunque più sotto pressione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto ai giornalisti, prima dell’inizio del Consiglio informale, di essere “diffidente questo tipo di nomi (muro di droni, ndr)”, perché “le cose sono un po’ più sofisticate e complesse“.

Come per Pistorius, anche per Macron i droni sono importanti ma le priorità sono altre, ovvero “sistemi di allerta precoce per anticipare meglio le minacce; dobbiamo agire come deterrenti con capacità di fuoco a lungo raggio europee e dobbiamo avere più sistemi di difesa terra-aria e anti-droni”.

La Danimarca: “Ci stanno mettendo alla prova e non si fermeranno”

“Non mi interessa molto il nome, purché funzioni”, è la posizione della premier danese Mette Frederiksen, che ieri non ha usato giri di parole: “Ci incontriamo in un momento in cui la Russia ha intensificato i suoi attacchi in Ucraina. Ci stanno minacciando, ci stanno mettendo alla prova e non si fermeranno“.

Frederiksen al Financial Times aveva detto: “Siamo già in una guerra ibrida. Dobbiamo essere molto trasparenti sul fatto che probabilmente è solo l’inizio. E abbiamo bisogno che tutti gli europei capiscano cosa è in gioco e cosa sta succedendo”. “Il nostro obiettivo principale è costruire un’Europa così forte che la guerra non sia semplicemente un’opzione”, ha concluso.

Sul punto Macron concorda, pur non usando il termine ‘guerra’: “Siamo in uno scontro con la Russia, che da diversi anni è molto aggressiva nel settore dell’informazione, anche durante le elezioni, e sta aumentando i suoi attacchi informatici”. “Chiunque violi lo spazio aereo è passibile di rappresaglie: è un nostro diritto”, ha affermato ancora. Della stessa idea è parso il primo ministro ungherese Viktor Orbán, alleato europeo di Putin, che ha invitato la Danimarca ad “abbattere” i droni sconfinanti. La Russia dal canto suo in settimana ha chiarito che, se un suo aereo verrà abbattuto, “sarà guerra”.

Per il primo ministro finlandese Petteri Orpo “siamo quasi in una guerra ibrida. Abbiamo assistito a molti tipi di attacchi ibridi contro l’Unione Europea, abbiamo visto migranti illegali alle frontiere, abbiamo visto droni, missili, attacchi informatici, cavi e condutture rotte. Ecco perché dobbiamo prepararci e, ancora di più, dobbiamo essere pronti”.

La Lituania: “I documenti non rilevano i droni”

Un invito ad agire in fretta è venuto dal presidente lituano Gitanas Nausėda, che ha detto chiaramente: “Apprezziamo le discussioni”, ma “i documenti non difendono. I documenti non rilevano i droni“.

Per ora decisioni concrete non ce ne sono, ma i colloqui ad alto livello proseguono. Oggi si tiene il vertice della Comunità Politica Europea: un incontro creato nel 2022 da Macron per mettere a confronto strategicamente i Ventisette con altri Paesi extra-Ue. E soprattutto, ha affermato il presidente dell’Euco Antonio Costa su X, “continueremo questa discussione (sulla difesa europea, ndr) al nostro prossimo incontro del Consiglio europeo in ottobre”.