Missili ipersonici russi in Bielorussia: Mosca schiera l’Oreshnik vicino all’Europa

Dopo il presunto sorvolo di droni ucraini sulla residenza di Putin, il Cremlino intende cambiare approccio ai negoziati per la pace e annuncia di aver dispiegato in servizio di combattimento il suo 'super missile' nucleare: le capitali europee sono ancora più vicine
2 ore fa
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Oreshnik bielorussia
Un'immagine dal video diffuso dal Ministero della Difesa russo

Fine anno ad alta tensione tra Russia e Ucraina. Mosca ieri ha fatto sapere di aver messo in servizio di combattimento in Bielorussia il missile ipersonico nucleare Oreshnik. Il Ministero della Difesa russo ha diffuso un video in cui si vedono lanciatori mobili e loro equipaggi procedere lungo strade forestali sotto la neve e truppe specializzate mimetizzare i sistemi con delle reti. Non vengono però forniti dettagli su quanti missili siano stati attivati né sulla loro esatta posizione. “Dopo che il sistema missilistico è stato preparato per il suo dispiegamento designato e dopo che la sua ispezione da parte di un gruppo congiunto completo è stata effettuata, un battaglione di lanciamissili Oreshnik ha iniziato a svolgere i compiti del suo servizio di combattimento nelle aree designate sul territorio del nostro Paese”, hanno fatto sapere i vertici militari dell’alleato numero 1 del Cremlino.

Se vero, il posizionamento ridurrebbe il tempo necessario a un missile russo per colpire una capitale dell’Unione europea: la Bielorussia, alleata fedele della Federazione, confina con l’Ucraina e con tre membri della Nato, nello specifico Polonia, Lituania e Lettonia.

Il missile Oreshnik

Secondo Mosca, Oreshnik ha una gittata fino a 5500 km e può raggiungere velocità fino a Mach 10, ragion per cui non può essere intercettato. Il missile può essere armato con testate convenzionali o nucleari e rappresenta potenzialmente una minaccia non solo per l’Ucraina e buona parte dell’Europa ma anche per la parte ovest degli Stati Uniti. Alcuni funzionari occidentali tuttavia sono scettici circa le reali capacità dell’Oreshnik.

Mosca ha già usato quest’arma in via sperimentale nel novembre 2024, con esplosivi convenzionali, per colpire un complesso industriale nella città ucraina di Dnipro. Nel dicembre seguente, Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha chiesto a Putin di inviargli i missili, giustificando la richiesta con la preoccupazione per la presenza di truppe polacche e lituane vicino al confine occidentale del suo Paese. La consegna sarebbe poi avvenuta poche settimane dopo.

Tornando ad oggi, Lukashenko ha dichiarato che in Bielorussia saranno dislocati almeno 10 sistemi Oreshnik, una misura che il suo ministro della Difesa ha definito necessaria a causa di presunte mosse aggressive da parte occidentale.

Rappresaglia per il sorvolo con droni sulla residenza di Putin

La mossa russa arriva dopo che il ministro degli Esteri della Federazione, Sergey Lavrov, ha accusato Kiev di aver lanciato domenica sera 91 droni contro la residenza privata del presidente Vladimir Putin nella regione di Novgorod, senza tuttavia fornire prove. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ieri ha dichiarato che queste non saranno fornite, dato che i missili sono stati tutti abbattuti.

Molti analisti mettono in dubbio l’episodio, notando anche che, come riportato dall’agenzia di stampa indipendente russa Sota, non è stato diramato alcun allarme aereo e che non risultano video fatti con il cellulare, come capita di solito in seguito a un attacco.

Vero o non vero, il sorvolo giustificherebbe agli occhi russi un “cambio di approccio” ai negoziati in corso per porre fine alla guerra in Ucraina, secondo quanto affermato da Yuri Ushakov, consigliere del Cremlino. L’agenzia russa Tass riporta che per Ushakov l’episodio è un ‘game changer’ e che Putin ha dichiarato al presidente statunitense in una successiva telefonata che “la posizione della Russia sarà rivista in relazione al terrorismo di Stato praticato da Kiev”.

I negoziati Usa-Ucraina

Domenica scorsa a Mar-o-Lago, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sono infatti incontrati e, sebbene manchi l’accordo su nodi fondamentali quali il destino del Donbass – strategicamente essenziale – e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina – gli Usa ne avrebbero proposte per 15 anni -, i due si erano detti fiduciosi che il 90-95% fosse sistemato e che dunque la pace potesse essere più vicina.

Ma ovviamente per arrivare alla fine delle ostilità serve l’ok di Putin, che però ha ribadito e mantenuto le sue posizioni massimaliste anche nelle ultime settimane di intese trattative. Ora il sorvolo della sua residenza gli offre il pretesto per non accettare il nuovo piano a cui stanno lavorando Washington e Kiev.

L’Ucraina dal canto suo nega ogni addebito. Il ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybiha, ieri ha affermato su X che la Russia si è inventata la storia: “È passato quasi un giorno e non ha ancora fornito prove plausibili alle sue accuse. E non lo farà. Perché non ce ne sono. Non si è verificato alcun attacco del genere“.

Anche il presidente ucraino ha smentito: ” Sono state fatte delle dichiarazioni molto pericolose dalla Russia, che sono chiaramente intese a minare tutti i risultati del nostro lavoro congiunto con la squadra del presidente Trump. Stiamo lavorando insieme per avvicinare la pace”.

Il capo della Casa Bianca tuttavia si è detto infastidito. “Una cosa è essere offensivi, perché loro sono offensivi. Un’altra è attaccare la sua (di Putin, ndr) casa. Non è il momento giusto per fare tutto questo”, ha affermato appoggiando apparentemente la versione russa e aggiungendo che l’attacco dei droni “influenzerà gli approcci americani nel lavoro con Zelensky“.

Putin vuole allargare il fronte

Intanto nella notte la città ucraina di Odessa e la regione sono state attaccate da droni russi, con danni, feriti, e interruzioni di corrente, acqua e riscaldamento. Secondo Zelensky, Mosca sta cercando di isolare l’area dal resto del Paese, “attraverso attacchi alle infrastrutture. Stanno colpendo le infrastrutture portuali, stanno colpendo e uccidendo sia le persone che l’economia, riducendo la nostra capacità di esportazione attraverso il corridoio marittimo”.

Lo scenario delineato dal presidente ucraino coincide con quello anticipato nelle scorse settimane dal think tank americano Institute for the study of war, che non esclude l’apertura di ulteriori fronti in una guerra che la Russia non ha interesse a chiudere in tempi brevi. Mosca “potrebbe stabilire le condizioni per minacciare l’oblast di Odessa dalla Transnistria occupata dalla Russia, nel tentativo di stabilizzare le forze ucraine nell’Ucraina sudoccidentale”.

Una simile strategia potrebbe consentire alla Federazione di distogliere le risorse ucraine dalla prima linea e dalle retrovie, costringendo le forze di Kiev a difendersi in un nuovo teatro.

Nuovo incontro della Coalizione di Volenterosi

Zelensky ha anche annunciato su X due nuovi incontri della Coalizione dei Volenterosi, il 3 gennaio in Ucraina e il 6 gennaio in Francia, quest’ultimo “a livello di leader” e definito dal presidente ucraino “necessario”. “Sono grato al team del presidente Trump per la disponibilità a partecipare a tutte le forme di cooperazione efficaci”, ha scritto ancora.

In un’intervista a Fox News dopo la telefonata tra Trump e Putin, il leader ucraino ha specificato che non fida del presidente russo, che ”non vuole davvero la pace” e che dunque ”può scordarsi” di partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina con ”gas a basso costo” dopo la guerra. Ma quello che è certo è che ‘Kiev “non può sconfiggere la Russia senza l’aiuto degli Stati Uniti”, per cui è necessario che il presidente americano ”continui a fare pressione” sul capo del Cremlino, ha concluso.