La profezia del ministro della difesa tedesco: “Pronti alla guerra entro 2029”

Dopo la Francia di Macron anche la Germania apre lo scenario di un ingresso in guerra: ma l’Italia sarebbe pronta?
3 settimane fa
3 minuti di lettura
Boris Pistorius -Ministro federale della difesa della Germania (Fotogramma)
Boris Pistorius -Ministro federale della difesa della Germania (Fotogramma)

“Siam pronti alla guerra?” La Germania dice “Sì”. O almeno non subito, ma “entro il 2029”. A sostenerlo è stato Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco, intervenuto ieri in parlamento a Berlino. Il ministro vuole migliorare la prontezza operativa della Bundeswehr e assicurare che il paese “sia preparato per la guerra entro il 2029″. Inoltre, il ministro ha sottolineato come sia necessario agire a livello di deterrenza per evitare che il peggio accada”. Ma siamo davvero così vicini alla guerra?

La Germania si prepara ad un’avanzata militare

Secondo Pistorius, sono essenziali risorse finanziarie, materiali e personale. “In caso di emergenza, abbiamo bisogno di giovani uomini e donne in grado di difendere il Paese”, ha sostenuto, dicendo di credere alla necessità di “nuova forma di servizio militare”, che “non può essere completamente esente da obblighi”. In Germania, il servizio militare obbligatorio è stato sospeso nel 2011. Ma non è da escludere che possa essere re-introdotto. Infatti, il governo federale ha adottato un documento che stabilisce le responsabilità Bundeswehr, delle organizzazioni umanitarie e delle autorità di difesa civile in caso di disastri e guerre. Questo documento dovrebbe sostituire un precedente risalente all’89, aggiornando gli aspetti legati agli sviluppi tecnologici, alle minacce informatiche e alla guerra ibrida.

Il ministro dell’Interno Nancy Faeser ha spiegato che è necessaria una maggiore preparazione. “L’aggressione russa ha cambiato completamente la situazione della sicurezza in Europa, prima di tutto con i nostri partner orientali dell’Ue e della Nato, come gli Stati baltici, ma anche con minacce ibride come gli attacchi informatici, lo spionaggio e la disinformazione”. Per questo motivo, ha aggiunto, oltre alle misure di protezione delle autorità di sicurezza e alla deterrenza e difesa militare, è necessario rafforzare ulteriormente la protezione dei civili.

Nelle scorse settimane, è stato il presidente francese Emmanuel Macron – in occasione della sua conferenza stampa comune con Olaf Scholz – ad esprimersi con un via libera al lancio di missili francesi Scalp verso la Russia, a condizione che colpiscano esclusivamente obiettivi militari che minacciano l’Ucraina e non obiettivi civili. Decisione che, fino ad oggi, solo il Regno Unito aveva accettato di prendere, al contrario degli Stati Uniti. Il cancelliere tedesco annuiva al fianco del presidente francese.

E l’Italia?

Il conflitto russo-ucraino prima e quello in Medio Oriente dopo hanno messo a dura prova l’opinione pubblica. Su un fronte, la maggior parte è d’accordo: “Si deve evitare la guerra”. Sul come, ci sono un po’ più divergenze. La Russia continua ad attaccare l’Europa, anche in vista delle elezioni europee, con una campagna di propaganda e disinformazione alla quale fanno eco alcuni politici delle destre populiste. L’auspico di Vladimir Putin però è quello di “ripristinare le relazioni con l’Italia”. Citato da Ria Novosti, il presidente russo ha detto: “Speriamo vivamente che prima o poi, dopo la fine della guerra, saremo in grado di ripristinare le relazioni con l’Italia, e forse anche più velocemente che con qualsiasi altro paese europeo”. Prima o poi, ma comunque dopo la fine della guerra. Guerra che al momento non sembra essere nelle condizioni di finire.

L’invio di armi di difesa all’Ucraina, infatti, è uno dei temi della campagna elettorale degli ultimi mesi e sui quali, destre e sinistre italiane si sono scontrate. In un’intervista a Mezz’ora su Rai3, il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini, ha espresso il suo rifiuto della guerra. Salvini ha sottolineato che l’Italia non è in guerra con la Russia e critica i leader europei e occidentali che incitano alla prosecuzione del conflitto. Inoltre, vede in Stontelberg, Macron e Scholz figure pericolose “per la loro volontà di espandere la guerra, creando più morte e problemi”.

E sul supporto manifestato all’Ucraina, la leader del Pd Elly Schlein ha affermato che “se fosse mancato il supporto europeo staremmo a discutere dei confini d’Europa ridisegnati da Putin. Quello che è mancata dall’Ue è uno sforzo diplomatico e politico”. In un’intervista a Tribù su Sky Tg24, ha poi aggiunto: “Quello che è da evitare è una escalation. Non vogliamo vedere un ingresso diretto dell’Unione Europea in guerra contro la Russia”.

Ma sarebbe pronta a prendere parte alla guerra? La risposta è “No”. A confermarlo è stato, in diverse interviste, il ministro alla Difesa Crosetto secondo il quale saremmo carenti di personale e di tecnologie. La Costituzione italiana, inoltre, non prevede l’ingresso in guerra in quanto, cita così l’Art.11, “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.