Ucraina, Georgia e Siria: questi i punti chiave del Consiglio Affari Esteri tenutosi ieri a Bruxelles, il primo a guida Kaja Kallas, entrata nelle sue funzioni di Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza il primo dicembre.
Il fronte caldo: la guerra in Ucraina
Per quanto riguarda l’Ucraina, tema molto caro a Kallas, notoriamente su posizioni ferocemente anti-russe, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno approvato il quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, in pratica uno ogni cinque settimane in media dall’inizio della guerra.
Il provvedimento mira a contrastare l’aggiramento delle sanzioni da parte del gigante slavo, principalmente colpendo la cosiddetta ‘flotta ombra’ di petroliere con cui la Russia evita il tetto al prezzo sul greggio, nonché ad “indebolire” il complesso militare-industriale del Paese.
“Questo round ha preso di mira la flotta ombra, funzionari nordcoreani e, per la prima volta, anche aziende cinesi che producono per Mosca. Il nostro messaggio è molto chiaro: non potete alimentare una guerra in Europa e farla franca”, ha sottolineato Kallas, aggiungendo che “la nostra priorità immediata è porre l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Sosterremo il popolo ucraino su tutti i fronti: umanitario, economico, politico, diplomatico e militare. Non c’è dubbio sul fatto che l’Ucraina vincerà”.
Nello specifico, il pacchetto di sanzioni consiste anzitutto in 84 nuovi inserimenti nella lista dei soggetti sanzionati, di cui 54 persone fisiche e 30 persone giuridiche, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, di minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina.
Tra le persone fisiche, vengono sanzionati (con il divieto di viaggio e il congelamento dei beni eventualmente detenuti nell’Ue), i militari responsabili di aver bombardato l’ospedale pediatrico Okhmadyt di Kiev, dirigenti di società del settore energetico, individui responsabili della deportazione di bambini ucraini, di propaganda e aggiramento delle sanzioni, nonché due alti dirigenti nordcoreani.
Per quanto riguarda le entità, viene colpita la cosiddetta ‘flotta ombra’ di petroliere usata dalla Russia aggiungendo 52 natanti di Paesi non Ue alla lista delle navi bandite dai porti dell’Unione, che sale a 79 in totale. Sono poi sanzionate 32 imprese che sostengono “direttamente” la guerra russa in Ucraina: verranno sottoposte a ulteriori restrizioni all’esportazione di merci a doppio uso, civile e militare. Alcune di queste aziende sono cinesi, indiane, iraniane, serbe ed emiratine.
Per la prima volta sono imposte sanzioni vere e proprie (divieto di viaggio, congelamento dei beni, divieto di mettere a disposizione risorse economiche) nei confronti di vari attori cinesi che forniscono componenti di droni e componenti microelettronici a sostegno della guerra.
“Il debutto di Kaja Kallas come Alta Rappresentante della politica estera dell’Unione ha coinciso con una novità di rilievo”, ha commentato all’Adnkronos Marco Mayer, docente alla Luiss e già consigliere per la Cybersecurity del Ministro dell’Interno. “A quasi tre anni dall’invasione russa per la prima volta Bruxelles ha sanzionato imprese cinesi. La Cina aveva sempre negato di aver aiutato militarmente la Russia nella guerra contro l’Ucraina”.
Ha proseguito il docente: “A questo punto il Dragone è di fronte a un bivio difficile – anche di fronte ai nuovi scenari dopo la caduta di Assad in Siria. Continuare il sostanziale allineamento con Russia, Iran e Corea del Nord o riaprire un dialogo serio con l’Unione Europea. Ma perché questa ultima prospettiva divenga possibile Pechino dovrebbe avviare una seria pressione sul Cremlino per fermare i continui bombardamenti e lanci di missili sulla popolazione civile e sugli impianti energetici dell’Ucraina”.
Infine, sull’ipotesi di inviare in Ucraina truppe europee di peacekeeping, ventilata dal presidente francese Emmanuel Macron e il premier polacco Donald Tusk che ne hanno parlato la scorsa settimana in un incontro, Kallas ha affermato che “per mandare i peacekeeper deve esserci la pace. E la Russia non la vuole, è molto chiaro”.
Sanzioni alla Georgia, il no di Orban
Per quanto riguarda la Georgia, l’attenzione dell’Ue è dovuta al fatto che il Paese si sta allontanandosi dall’orbita europea per finire in quella russa: da settimane si susseguono proteste di piazza contro il governo filo-russo Sogno Georgiano, che ha sospeso fino al 2028 i negoziati per entrare nell’Unione, peraltro molto ironicamente avviati a suo tempo proprio da questo partito.
Le proteste sono state e sono duramente represse con crescenti atti di violenza contro i manifestanti, i media e l’opposizione politica. Ultimo capitolo delle turbolenze, in ordine di tempo, questo fine settimana quando è stato nominato presidente Mikheil Kavelashvili, ex calciatore di estrema destra e membro di Sogno georgiano. Kavelashvili è stato l’unico candidato ed è stato scelto per la prima volta da un collegio elettorale di 300 persone, tra cui tutti i membri del parlamento. Il fatto ha scatenato ulteriori proteste da parte dell’opposizione e delle piazze.
Considerando la situazione, ieri i ministri hanno discusso di “sanzioni nei confronti di persone” ritenute responsabili della repressione contro le manifestazioni pro-europee, ha spiegato Kallas ammettendo però che sebbene la lista di persone da sanzionare sia già stata proposta e sia in discussione, “tutti devono concordare e non ci siamo ancora“. Serve infatti l’unanimità dei Ventisette, che manca: ogni riferimento all’Ungheria di Viktor Orban non è casuale. Kallas l’ha presa con molto realismo: “Quello posto oggi alle sanzioni nei confronti degli autori delle repressioni delle manifestazioni pro-Ue in Georgia è il mio primo veto ungherese e non sarà l’ultimo“, ha commentato.
L’Alta rappresentante ha tuttavia sottolineato che l’Ue ha declassato i contatti politici e tagliato i finanziamenti per il governo georgiano, e ha annunciato che c’era accordo sulla necessità di interrompere il regime senza visti per i titolari di passaporti diplomatici. “Un primo passo” positivo, anche “simbolico”, ha detto. La Commissione presenterà una proposta in merito già quest’anno.
Il Consiglio ha convenuto che, in futuro, l’Ue continuerà a sostenere il popolo georgiano, anche ridistribuendo i finanziamenti delle autorità alla società civile e ai media indipendenti.
La transizione in Siria
Per quanto riguarda infine la Siria, Kallas ha fatto sapere che la presenza di forze russe sul territorio siriano è una delle “questioni che solleveremo” negli “incontri, a vari livelli” con chi ha preso il potere a Damasco. Nel corso dei lavori, il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp ieri ha detto a chiare lettere che, se il gruppo ribelle Hayat Tahrir al-Sham vuole vedere revocate le sanzioni Ue, deve cacciare i russi dal Paese, un tema condiviso da altri ministri.
Il Consiglio di ieri ha evidenziato l’accordo dell’Unione sui principi di integrità territoriale, indipendenza e sovranità della Siria, nonché responsabilità, inclusività, rispetto delle minoranze e dei diritti delle donne. I ministri hanno confermato che il processo di transizione deve essere guidato dalla Siria e riflettere il popolo siriano in tutta la sua diversità. L’estremismo, la Russia e l’Iran non dovrebbero avere alcun posto nel futuro della Siria.
In particolare, i ministri degli Esteri del blocco vorrebbero vedere chiuse le basi militari russe in Siria, ha detto Kallas, osservando che Mosca usa i suoi due avamposti in Siria per lanciare operazioni in Africa e nei vicini meridionali.
L’Unione Europea ha “un interesse fondamentale nel successo della transizione siriana. Dobbiamo adattare i nostri parametri alla nuova realtà politica, in vista di un’eventuale ricostruzione” e “iniziare a riflettere su una possibile revisione del nostro regime di sanzioni”, ha poi spiegato l’Alta Rappresentante dell’Ue alla plenaria dell’Europarlamento.
Kallas è “cautamente ottimista” sul futuro del Paese dopo la fuga di Bashar al Assad e ritiene che le sanzioni potrebbero essere riviste “al fine di sostenere un serio percorso di ripresa, mantenendo la nostra influenza e sostenendo ulteriormente gli sforzi di responsabilità, in questo momento, al fine di gettare le basi per la giustizia e la riconciliazione”.
Kallas ha anche ipotizzato di riaprire ambasciata a Damasco: l’Ue è pronta. “Ho chiesto al capo della delegazione Ue di recarsi ieri (domenica, ndr) a Damasco, per avere i primi contatti costruttivi con la nuova leadership” siriana “e vari altri gruppi, anche della società civile. Siamo pronti a riaprire la nostra delegazione, che è l’ambasciata europea, per essere di nuovo pienamente operativi”, ha detto Kallas.
“Penso che sia un passo molto importante – ha continuato – il fatto che riapriremo la delegazione in Siria, per avere un impegno davvero costruttivo e per ricevere input e informazioni sul terreno”, ha evidenziato.
L’Alto rappresentante ha anche informato i ministri dell’Ue sulla sua partecipazione lo scorso fine settimana a un incontro internazionale ospitato dal Regno di Giordania, dove ha incontrato i ministri degli esteri dei Paesi arabi, nonché di Turchia e degli Stati Uniti, per discutere i principi fondamentali dell’impegno con la nuova leadership della Siria.
L’Alta rappresentante ha infine sottolineato che l’Unione europea resta il principale donatore di aiuti umanitari al popolo siriano, come dimostra il ponte aereo istituito subito dopo la caduta del regime, che ha fornito 100 tonnellate di aiuti umanitari a sostegno della sanità, dell’istruzione e dell’alloggio.
Inoltre, l’Ue organizzerà la nona conferenza Bruxelles-Siria nel 2025 per sostenere il popolo siriano durante la transizione.
Israele e Palestina
La giornata ha visto sul tavolo anche il Medio-Oriente: “Ho proposto di convocare il consiglio di associazione con Israele e la proposta è stata appoggiata anche dai ministri” degli Esteri dei Paesi Ue, ha detto Kallas. I ministri hanno ribadito la necessità del cessate il fuoco, del rilascio degli ostaggi, della consegna in tempo utile e senza ostacoli degli aiuti umanitari e della necessità di un dialogo per spingere verso la soluzione dei due Stati. Dopo il Consiglio di associazione con Israele, verrà convocato “presto” anche un incontro di alto livello “con l’Autorità palestinese”, ha concluso la capa della diplomazia europea.