Nel contesto di crescenti tensioni geopolitiche e minacce alla sicurezza europea, la Commissione Ue ha presentato oggi il pacchetto Omnibus – il quinto nella serie di decreti semplificazione usciti da Berlaymont negli ultimi mesi – per la semplificazione nel settore della difesa. L’iniziativa punta a rivitalizzare la produzione e rafforzare l’industria europea della difesa entro il 2030, nel solco del programma Readiness 2030 (già noto come ReArm Europe), che mira a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per potenziare le capacità difensive dell’Unione.
Un contesto geopolitico in rapida evoluzione
“Dobbiamo essere pronti rispetto alle minacce che si fanno sempre maggiori e più globali”, ha detto la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen durante la conferenza stampa di presentazione del pacchetto. Secondo le valutazioni di diversi servizi di intelligence europei, la Russia potrebbe mettere alla prova le capacità militari e l’unità dell’Europa nei prossimi tre-cinque anni, un rischio che “impone di intensificare immediatamente i nostri sforzi per ristabilire la prontezza e la deterrenza della difesa entro il 2030”.
Le minacce attuali spaziano “da potenti reti criminali organizzate e terrorismo a minacce ibride, alimentate da disinformazione, paura e sabotaggi alle nostre infrastrutture critiche, spesso da parte di attori statali stranieri ostili che minacciano direttamente il nostro stile di vita e la nostra capacità di scegliere il nostro futuro attraverso processi democratici”, sottolinea Virkkunen. Secondo le valutazioni dei servizi di intelligence di diversi Paesi membri, la Russia avrà la capacità di mettere alla prova le capacità militari e l’unità dell’Europa nei prossimi tre-cinque anni, ricorda: “questo impone di intensificare immediatamente i nostri sforzi per ristabilire la prontezza e la deterrenza della difesa entro il 2030”.
Tre pilastri per rafforzare la difesa europea
Il pacchetto Omnibus si articola attorno a tre direttrici principali che puntano alla riduzione della burocrazia, la facilitazione degli investimenti e il miglioramento dell’accesso ai finanziamenti.
- Semplificazione burocratica. La Commissione propone di introdurre un regime di autorizzazione accelerato per i progetti di difesa, riducendo drasticamente i tempi da “processi che possono durare anche anni” a soli 60 giorni mediante un obbligo per le autorità, una politica di silenzio-assenso e termini molto stringenti anche per gli eventuali contenziosi legali. Parallelamente, verranno istituiti punti di contatto singoli in ogni Stato membro specificatamente dedicati all’industria della difesa.
- Facilitazione degli appalti e trasferimenti. Le misure puntano a promuovere gli acquisti congiunti e creare una licenza unica per i prodotti, accelerando così i trasferimenti transfrontalieri di componenti e prodotti per la difesa tra Paesi membri. Questa strategia mira a superare la frammentazione del mercato europeo della difesa, dove attualmente oltre l’80% degli investimenti proviene da piani nazionali separati e solo il 18% da progetti comunitari.
- Migliore accesso ai finanziamenti. Il pacchetto prevede la semplificazione dei criteri di ammissibilità a InvestEU e fornisce orientamenti sugli investimenti sostenibili nella difesa, chiarendo anche il concetto di armi proibite nell’ambito del Quadro per la finanza sostenibile e le deroghe ambientali si possono applicare, per quanto riguarda i prodotti chimici, per agevolare gli investimenti, tradizionalmente scoraggiati da criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) e la tassonomia per i prestiti bancari. Si prospetta anche di ridurre l’onere amministrativo nel Fondo europeo per la difesa (Edf), cosa che faciliterebbe anche l’accesso alle aziende ucraine.
I vantaggi strategici ed economici
Secondo la vicepresidente Virkkunen, il piano offre tre vantaggi fondamentali per l’Unione. “Sblocca enormi economie di scala: creando un mercato della difesa più ampio e stabile, permettiamo ai nostri Stati membri di ottenere di più per i loro investimenti e per l’innovazione. Riduce la nostra dipendenza da fornitori extra-Ue: in un mondo volatile come quello attuale, affidarsi a Paesi terzi per la difesa rappresenta una vulnerabilità strategica. E sostiene direttamente la competitività della base tecnologica e industriale della difesa europea: ogni euro speso per la difesa dovrebbe contribuire alla crescita e allo sviluppo dell’industria europea in tutto il continente”.